Tutto normale il prossimo Natale: la nuova commedia Netflix sull’importanza della famiglia sfrutta il concetto del loop temporale
Il Natale su Netflix porta con sé la solita folta schiera di serie TV e film a tema, vecchi e nuovi prodotti che arricchiscono il già nutrito catalogo della N rossa, ma – come facciamo spesso notare – a tanta quantità non sempre corrisponde altrettanta qualità. E uno degli ultimi arrivati, Tutto normale il prossimo Natale (Tudo Bem No Natal Que Vem) non rappresenta certo un’eccezione a questa regola, se non per il fatto che arrivi direttamente dal Brasile, per la regia di Roberto Santucci.
Il protagonista di questa nuova commedia è Jorge (Leandro Hassum), una sorta di Grinch di Rio de Janeiro con i sandali e una capigliatura cotonata che mette i brividi, atta solamente a donargli un aspetto più “giovanile”, visto quello che sarà il leitmotiv del film. Jorge infatti detesta il Natale, e il fatto che sia nato proprio il 25 dicembre costituisce un’aggravante che corrobora il suo desiderio mai celato di saltare le feste natalizie e passare direttamente oltre.
Da Palm Springs a Rio
In un certo senso al povero Jorge accadrà esattamente il contrario, poiché in seguito a una brutta caduta avvenuta la sera della Vigilia riaprirà gli occhi soltanto il mattino seguente, che però – con suo grande stupore e incredulità – sarà di nuovo il 24 dicembre. Ma di un anno dopo.
Come è potuto accadere? Per tutti i suoi familiari è passato un anno, e teoricamente anche per Jorge, che però non ricorda nulla dei 364 giorni precedenti il suo risveglio. L’incubo del nostro protagonista tuttavia è appena cominciato, perché questo evento si ripeterà per una ventina di volte consecutivamente, facendolo risvegliare ogni mattina alla vigilia di Natale, con il risultato che per lui i venti anni passati corrispondono soltanto a venti giorni, con tutto quello che ciò comporta, come il trauma di apprendere ogni volta una sequela di novità accadute durante l’anno, positive o negative che siano.
Capirete bene dunque che Tutto normale il prossimo Natale, più che una commedia natalizia nuda e cruda è in realtà un vero mix di generi che alterna l’umorismo al dramma, al loop temporale, che avevamo già visto di recente, sebbene in modo assai diverso con Palm Springs. E paradossalmente quest’ultimo aspetto è il meglio che il film di Santucci è in grado di offrirci, poiché la comicità è trita e a tratti persino fastidiosa, mentre gli aspetti più drammatici, che strapperanno comunque una lacrima ai cuori più sensibili, hanno la sola finalità di un messaggio etico sull’importanza della famiglia e del vivere ogni attimo, che naturalmente condividiamo ma che il cinema ci ha già proposto in tutte le salse, compresa quella della comedy natalizia.
Ciò che resta di buono nel film Netflix Tutto normale il prossimo Natale è dunque il loop temporale, o meglio l’aspetto legato alla curiosità di capire cosa accadrà al risveglio del protagonista e come sarà cambiata la sua vita nell’ultimo anno.
Rispetto ai momenti che precedono la caduta di Jorge quindi, si può dire che il film vada migliorando, dato che le fasi iniziali rasentano la demenzialità con il personaggio interpretato da Hassum sempre troppo sopra le righe e quasi caricaturale, seguito in questo trend di esagerazione e overacting soltanto dalla “collega” Marcia (Danielle Winits), ma in generale contrasto con un cast ben più sobrio a partire dalla moglie Laura (Elisa Pinheiro). Ad ogni modo tutto quello a cui assistiamo dopo è mero intrattenimento o poco più, che nulla ha a che vedere con le commedie natalizie per eccellenza, o persino con le più recenti opere decentemente riuscite, come Qualcuno salvi il Natale.
Non lo salva certo Santucci, a cui però va dato atto di averci provato e di aver garantito comunque un clima di entertainment e messaggi distensivi che scaldano i cuori come un film di questo genere deve saper fare e allora – nonostante tutto – riusciamo a vederlo con un po’ di spensieratezza in più, perché in fondo, a patto di non essere un Grinch, nei confronti delle commedie natalizie dovremmo essere tutti un po’ più buoni.