Su Disney Plus è arrivato Soul, il nuovo film Pixar di Pete Docter, che ancora una volta scava nell’animo umano
Presentato in Italia al Festival del cinema di Roma nell’ottobre 2020, il nuovo film Pixar Soul è uno dei tanti lungometraggi finiti vittime della chiusura delle sale cinematografiche, che ne ha pertanto determinato la distribuzione sulla piattaforma Disney Plus, limitandone così la fruizione ai soli abbonati.
Un peccato perché Soul, come spesso accade per le opere Pixar, è un gran bel prodotto e l’uscita natalizia (è su Disney Plus dal 25 dicembre) ha senza dubbio rallegrato le feste in famiglia di molte persone.
La storia è quella dell’insegnante di musica Joe Gardner (con la voce di Jamie Foxx nella versione originale), insoddisfatto del suo lavoro al punto di trovarsi in seria difficoltà di fronte all’offerta di un full time da parte della scuola, poiché questo significherebbe dire addio ai suoi sogni finora irrealizzati. Ma è proprio quando tutto sembra perduto e Joe vede il suo futuro incanalarsi verso quei binari di grigia routine che tanto detesta, che un’improvvisa quanto inaspettata telefonata illumina le speranze dell’uomo. Un suo ex alunno gli propone infatti di suonare al fianco della nota sassofonista jazz Dorothea Williams (Angela Bassett), e il provino che Joe fa il pomeriggio va così bene che dalla gioia e dall’incredulità, passeggia per le strade con la testa tra le nuvole, finendo in un tombino aperto.
Il suo risveglio è brusco: è ormai nell’aldilà.
Ma non fatevi ingannare da questo breve stralcio di sinossi, che potrebbe indurre ad un racconto triste e cupo, cosa che non appartiene ovviamente ai dettami della Pixar. Joe Gardner infatti non si rassegna all’idea di morire proprio nel giorno più importante della sua vita, e cerca un modo per tornare sulla Terra. La ghiotta occasione si presenta a lui quando per una serie di circostanze si trova catapultato nell’Io Seminario, un luogo ultraterreno in cui si decidono le personalità degli esseri umani prima che questi diventino tali. Qui incontra 22, un’anima che non ha proprio intenzione di scendere sulla Terra e Joe le propone un interessante patto…
Musica, maestro Pete Docter
Per Soul la Pixar si affida al suo regista più introspettivo, ovvero Pete Docter, già autore di Up e Inside Out, e infatti ci sono molti tratti che accomunano quest’ultima fatica alle sue precedenti opere, che similmente scavavano nell’animo umano, in modo più o meno evidente. In maniera particolare sono tanti i punti di raccordo con Inside Out, a partire dalla costruzione della personalità, sfruttando il linguaggio notoriamente accessibile dell’animazione per arrivare a tutti.
Tuttavia, proprio in relazione a quest’ultimo punto è bene dire da subito che rispetto ai film sovracitati e più in generale a tutti i prodotti Pixar o Disney, Soul risulta più complesso e in alcuni passaggi un po’ troppo didascalico, perdendo parte di quel brio che deve caratterizzare le pellicole d’animazione, favorendo invece un’eccessiva lentezza soprattutto nella parte centrale della storia.
Non che Soul non intrattenga, sia chiaro, ma risulta nel complesso un film più adatto a un pubblico adulto che non di bambini, e questo – per quanto sia in parte motivato dallo stile aulico delle narrazioni Pixar – non è proprio un pregio.
Di contro tuttavia è piuttosto facile restare ammaliati dalla bellezza di un comparto estetico come sempre eccezionale e impeccabile, che diventa ancor più intrigante grazie al passaggio tra i due o più mondi presentati da Soul, così diversi anche dal punto di vista cromatico.
Il messaggio alla base ovviamente è sempre un insegnamento, e stavolta è tra i più autentici: assaporare la vita, non sprecarla mai, comprendere quale sia la propria “scintilla”, il proprio talento, senza tuttavia farne l’unico scopo per la propria esistenza, che invece è fatta anche di piccole cose, come il profumo e il sapore della pizza, una chiacchierata con gli amici, o persino osservare un seme d’acero che svolazza in cielo come un’elica.