Disponibile gratuitamente con Xbox Game Pass, The Medium è un’avventura horror che sfrutta tutte le potenzialità della nuova console Microsoft
Bloober Team è la software house polacca che più di tutte nel corso degli ultimi anni si è fatta notare nell’ambito del genere dell’orrore. Tra alti e bassi, il team creatore della saga di Layers of Fear e del recente adattamento videoludico di Blair Witch arriva su Xbox Series X con il loro progetto più ambizioso: The Medium.
Il nuovo lavoro di Bloober Team racconta la storia di Marianne, una medium che riceve una misteriosa chiamata che la porta a fare un viaggio per scoprire i segreti del suo passato. Ambientato a Cracovia alla fine degli anni ’90, il gioco ruota attorno alla meccanica principale del “doppio mondo”. Grazie ai suoi poteri, Marianne è infatti in grado di esistere contemporaneamente sia nel mondo materiale che quello spirituale, abilità che il gioco rappresenta su schermo con un intelligente uso dello split screen, ovvero la divisione in due dello schermo. Non sempre siamo immersi in entrambi i piani della realtà: la maggior parte del tempo la passiamo nel mondo materiale, ma non sono rare le sezioni esclusive del mondo spirituale.
Marianne è una protagonista anomala per il genere horror. La giovane donna non è vittima degli eventi, e non vede i suoi poteri esclusivamente come una maledizione. Anzi, per anni ha sfruttato le sue doti da medium per aiutare gli spiriti irrequieti a “passare dall’altra parte”, assegnandosi l’epiteto di “traghettatrice”.
All’inizio del gioco riceve una chiamata da uno sconosciuto, che la invita a raggiungerlo al resort Niwa con la promessa di darle le risposte alle domande che la perseguitano da tutta una vita.
Il resort di Niwa, ambientazione nella quale si svolge tutto il gioco, è una gigantesca struttura che nasconde tra le sue mura diverse storie di peccato e senso di colpa. Il luogo era stato costruito per una mera dimostrazione di prestigio del partito comunista che dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla caduta del muro di Berlino ha governato in Polonia. The Medium fa infatti del suo contesto storico una delle caratteristiche principali dell’intera esperienza. Il team polacco usa la storia della propria nazione per costruire le fondamenta di un solido racconto di fantasmi, che non riesce però a legarsi a doppio filo con lo sviluppo della protagonista e del contesto in cui cresce.
La memoria storica sulla Polonia fa solo da sfondo alle vicende del gioco, e non riesce quasi a mai a essere una parte integrante sia che del gameplay che dello sviluppo del racconto. Bloober Team non rischia da questo punto di vista e preferisce intraprendere una direzione più velata nel criticare il proprio paese, cercando di non prendere una posizione troppo netta e solamente accennando i fatti più cruciali e tragici che hanno investito la Polonia nel corso del Novecento.
La storia si evolve quindi su binari più semplici e lineari, senza avere la pretesa di raccontare più di quel che la superficie fa sembrare. Le vicende vengono perlopiù dispiegate attraverso le più classifiche tecniche della narrativa ambientale: note, oggetti, lettere e ricordi ci aiutano a capire meglio il background emotivo delle varie situazioni in cui incappiamo.
Il gameplay del titolo strizza l’occhio all’eredità di perle del genere come Silent Hill. La telecamera fissa e i goffi controlli ci accompagnano in avventura a enigmi ambientali che non richiedono troppo sforzo per la loro risoluzione. Le meccanica della divisione in due diversi mondi allo stesso tempo ci offre diverse opportunità ludiche in cui dovremo muoverci in un mondo per proseguire nell’altro. In questo modo The Medium riesce a creare diverse situazioni uniche e caratteristiche nelle quali il gameplay sfrutta a pieno le potenzialità di Xbox Series X, permettendoci di passare fluidamente da un piano della realtà all’altro.
Ma The Medium è innanzitutto un titolo che prosegue la tradizione della software house di occuparsi principalmente di videogiochi horror. Purtroppo neanche su questo versante l’opera riesce a distinguersi particolarmente, non riuscendo quasi mai a creare la situazione adatta per spaventare o procurare tensione al giocatore. Ovviamente quello della paura è un tema strettamente soggettivo e personale, ma ciò nonostante esistono da riconoscere degli elementi di gioco che rendono l’esperienza, purtroppo, nettamente più placida. Su tutti la protagonista Marianne, che come detto prima si rivela essere un carattere atipico per il genere, che va contro alla tradizione quasi classica dell’horror videoludico di avere un protagonista muto e privato di qualsiasi posizione di vantaggio o potere.
I videogiochi horror puntano infatti molto spesso nel cercare di mettere il giocatore in situazioni nelle quali si senta solo e impotente. Il protagonista silenzioso viene dunque utilizzato per creare contemporaneamente un distacco tra il personaggio e il giocatore, e immergere quest’ultimo all’interno del mondo di gioco. Ecco perché abbiamo per esempio personaggi come Isaac del primo Dead Space o i protagonisti dei vari Silent Hill, che non parlano mai tranne che nelle cinematiche.
In secondo luogo, seguendo sempre le consuetudini del genere, la sensazione di impotenza viene veicolata principalmente privando il giocatore di poteri o abilità in grado di scacciare in un istante qualsiasi pericolo gli si pari davanti. Anche costruire un personaggio non a suo agio con le situazioni portate su schermo può aiutare a trasmettere l’insicurezza necessaria per costruire uno stato di tensione e immersione.
The Medium rinnega questi stilemi narrativi e ci propone una protagonista simpatica, sicura di sé ed estremamente chiacchierona. Marianne commenta qualsiasi cosa le passi davanti, a volte facendo vere e proprie battute, annullando così qualsiasi tipo di tensione che l’atmosfera cerca costantemente di costruire. Inoltre, la nostra protagonista è una ragazza esperta nel suo campo e perfettamente a suo agio con il mondo dei morti e con il tipo di tematiche complesse che le si pongono davanti. A causa di ciò è difficile, in sintesi, provare una vera e propria paura, soprattutto se neanche la protagonista del gioco sembra averla.
In alcuni frangenti, l’opera ci pone in situazioni di puro stress chiedendoci di scappare o nasconderci da una mostruosa entità, principale antagonista dell’avventura. Purtroppo neanche queste sezioni riescono a inquietare a dovere, poiché rivelano in poco tempo una natura ludica talmente schematica e prevedibile che è difficile provare ansia già alla terza volta in cui si presentano.
Si potrebbe contestare tutto ciò dicendo che a The Medium semplicemente non interessa spaventare, ma piuttosto costruire una storia attorno agli stilemi narrativi dell’horror. Affermazione vera e condivisibile, se non fosse che è il gioco stesso a cercare disperatamente in ogni momento di creare tensione attraverso la sua atmosfera e le tematiche volutamente crude. In questo senso le sue componenti più horror sembrano diventare più dei tentativi falliti, che delle deviazioni sul genere non focalizzate sulla paura.
Tutte queste caratteristiche possono essere per un fan del genere dei difetti imperdonabili, ma per qualche giocatore po’ più impressionabile queste lacune possono in realtà rendere l’esperienza su Xbox di The Medium nettamente più digeribile e godibile.
È giusto spendere infine un paio di parole anche sulla componente più tecnica dell’opera polacca. Su Xbox Series X il gioco gira in 4K e a 30 frame al secondo, e non a 60 come la maggior parte dei titoli ottimizzati Xbox. Questo perché, a detta degli sviluppatori, “[…] da una parte ci si focalizza sull’esperienza cinematografica e dall’altra parte per la capacità del giocatore di esplorare due mondi in contemporanea.”
Nonostante questo purtroppo non sono rari i cali del frame rate, esacerbati poi dai numerosi pop-up che costellano l’intera esperienza. Chi vi sta scrivendo ha ricevuto diversi glitch grafici, che si sono prolungati anche per intere sequenze, e un crash di gioco. Problemi tecnici che si spera vengano risolti con future patch. Quando è al suo meglio però, The Medium presenta una veste grafica in grado di dare pieno sfoggio alle potenzialità della nuova generazione, soprattutto per quanto riguarda i dettagli delle proprie ambientazioni.
In conclusione l’ultima opera di Bloober Team fallisce nel consegnare un’opera audace sia in termini prettamente narrativi che di genere. La struttura del racconto è solida ma priva di qualsiasi mordente in grado di risuonare dopo la fine dei titoli di coda.
Riesce, invece, a consegnare al giocatore diversi momenti memorabili e originali grazie alla meccanica del doppio mondo, che permette la coesistenza su diversi piani della realtà. Inoltre, lo sforzo dal punto di vista estetico e tecnico è sicuramente da premiare, pur nonostante le varie cadute che possono accorrere nel corso dell’esperienza. In generale The Medium è un buono sfoggio tecnico delle potenzialità di Xbox ma un discreto videogioco dell’orrore.