Eccovi gli indie più interessanti, particolari e originali di febbraio 2021!
Come sempre, il panorama indipendente e medio budget continua imperterrito nella sua inarrestabile corsa creativa. In questo nuovo appuntamento, vi racconterò alcune delle esperienze più particolari, originali o semplicemente ben fatte che mi sono capitate curiosando tra gli store digitali videoludici. Eccovi i migliori indie di questo febbraio. E ricordate, Indie Does it Better!
Prima di iniziare, sono però necessari alcuni chiarimenti. Il termine “indie” si è trasformato nel tempo in un ombrello concettuale all’interno del quale oramai viene inserito un po’ di tutto, da Cuphead e Journey (con alle spalle il publishing di Microsoft e Sony) fino al più stereotipico “gioco uzbeko con i sottotitoli in ucraino“.
Andando oltre le categorie commerciali, con questa rubrica cercherò semplicemente di dare visibilità a progetti che penso meritino di più di quel che appare. Dunque, se qualche volta vi capiterà di leggere di un titolo con un publisher alle spalle, o con una campagna mediatica di medio successo, non pensate che non sia stato inserito per ignoranza, ma solo per il sincero desiderio di curare una rubrica che abbia come obiettivo quello della creatività, e non una stringente aderenza a categorie canoniche e strutture commerciali.
QOPM
Qomp è una sorpresa inaspettata. Non so se vi capita spesso quel tipo di gioco che, una volta avviato e finito tutto d’un fiato (o, per chi è scarso come me, con tanti fiati e bestemmie), vi fa esclamare “ecco perché perdo così tanto tempo a curiosare tra le cose strane di itch.io”: purtroppo, a me capita sempre meno spesso, ma è quel che è accaduto con Qomp.
Qomp parte come una semplicistica citazione a Pong, si evolve in un classicissimo platform, e nel tempo si trasforma in una curiosa riflessione metaforica sul concetto di libertà, di giocatore, di scelta, di gabbia. Esteticamente delizioso, musicalmente appagante, narrativamente sorprendente: e costa meno di tanta altra roba molto, molto più pretenziosa.
Osteoblasts
Osteoblasts è un RPG che si mescola brillantemente con il dungeon crawler: un gioco da scheletri, per scheletri, con gli scheletri. A partire dalla scelta iniziale della classe, che varia tra scheletro-samurai, scheletro-pirata e una decina di altri scheletro-qualcosa, il mondo di gioco cambia le sue quest, i suoi dungeon e le sue possibilità. I toni dell’avventura sono sempre incredibilmente leggeri e divertenti, nonostante l’estetica suggerisca esattamente il contrario: basti pensare che a ridarci essenza è una StreGatta che ci informerà di come i nostri acerrimi nemici, i Cani, hanno dissotterrato le nostre ossa. Gli Shiba Inu saranno dunque tra gli avversari più tosti del gioco: un vero colpo al cuore, per il sottoscritto.
Speed Limit
Una delle caratteristiche più peculiari del cosiddetto indie moderno è quella di poter parlare a un pubblico talmente a suo agio con i generi da poterli usare in sequenza anche all’interno della stessa esperienza. Speed Limit prende questo concetto e lo rende centro, periferia e confine dell’intero progetto: infatti, la struttura del gioco propone un continuo fuggire da non meglio precisate forze speciali senza soluzione di continuità, passando da sparatutto a scorrimento in 2D a bullet hell isometrico e a scorrimento, da guida in moto arcade a molto altro. Ovviamente il tutto è assurdo, estremo, privo di altra logica che non sia quella di “scappa e spara”: e funziona, tra una bestemmia e l’altra.
Baobabs Mausoleum
Allora in pratica sei un agente dell’FBI che combatte contro polli dai raggi cosmici, Wendigo infuriati e UFO ingestibili, il tutto in un’esperienza indescrivibile in termini ludici, priva di genere (forse ascrivibile all’avventura punta e clicca, forse) e, spesso, di senso. Ah, sì: l’agente dell’FBI, Watracio, è… una melenzana vampiro. X-Files, Twin Peaks, Undertale, Zelda, Monkey Islands e la “musica psichedelica russa” si combinano in quest’assurdo trip che vi farà chiedere perché ci sta giocando, come mai non avete preferito un po’ di sana droga, ma soprattutto: chi ha ucciso LaurEhm, cioè, benvenuti a FLamingo’s Creewk: 64 abitanti.
Quello che non entra, rientra
Come sempre, ci sono state molte altre esperienze degne di nota, questo mese: M.E.A.T. RPG non l’ho finito e forse non lo finirò mai, ma mi ha colpito sia per lo stile sinceramente retrò sia per la qualità del racconto; Black Resin di Pies Dariusz è più un concetto che un gioco completo, ma già pare il sequel stealth di Carrion che volevo; Night in Riverage è uno spin-off gratuito di My Beautiful Paper Smile, un piccolo fenomeno della scena indie su Steam; Under Leaves è tanto dolce a vedersi quanto veloce e semplice a giocarsi.
Ma, di nuovo, il tempo non è infinito, e la selezione cerca più che altro di stimolare varietà e voglia di curiosare, piuttosto che imporre una teorica graduatoria di merito. Ci vediamo il mese prossimo con Indie Does it Better!