Col tempo molti appassionati, specialmente le ragazze, si sono stufati del genere shojo. Perché?
La parola shojo, in maniera molto semplicistica, indica un target femminile e piuttosto giovane al quale diverse opere fanno riferimento quando trattano tematiche principalmente sentimentali. Ne esistono migliaia probabilmente, la maggior parte dei quali nemmeno arriva fino a noi. Eppure possiamo dire di averne avuto una buona dose, con nuove pubblicazioni piuttosto costanti. Le case editrici, nel caso degli shōjo manga, spesso si sono concentrate su autrici specifiche che davano risalto alle caratteristiche ormai affermate del genere, accontentando in modo diretto il pubblico cui si rivolge, ovvero adolescenti dai 13 anni fino agli ultimi anni di liceo e credendo di proporre, così, i migliori shojo manga disponibili.
Tuttavia, pur consentendo l’evasione dalla quotidianità che ogni buon fumetto dovrebbe essere capace di offrire, molte di queste storie finivano per rappresentare situazioni più o meno simili tra loro anche quando partivano da premesse diverse. D’altronde è difficile aspettarsi idee completamente nuove da uno stesso autore o autrice, se questi è specializzato in un genere specifico (non solo dal punto di vista delle storie ma anche dell’estetica generale). Così il genere shojo, almeno per quanto riguarda le opere pervenute in Italia, nel corso degli anni si è arenato in stereotipi che lo hanno reso sempre meno accattivante.
Chi scrive è ben oltre l’età del target di riferimento, però apprezza uno shojo manga fatto bene, che sappia affrontare temi che vanno al di là della semplice ricerca del ragazzo perfetto. Perché, sì, esistono shojo manga che vale la pena leggere (o guardare, se preferite le loro trasposizioni animate) e che per questo possono essere considerati i migliori per ridare una possibilità a questo genere.
Le caratteristiche ormai stereotipate di uno shojo manga
Se pensate a occhioni luccicanti e storie d’amore sdolcinate quando si parla di shojo, non siete del tutto fuori strada… se fate riferimento ai più classici del genere. Negli anni alcuni hanno saputo distinguersi sotto vari aspetti, ma in effetti i presupposti di molti shojo manga sono gli stessi.
La protagonista è di solito molto carina e tuttavia piuttosto modesta, poiché solitamente si tratta di una “semplice e normale studentessa” della quale possiamo constatare spesso una scarsa percezione di sé: si ritiene una ragazza nella media, apparentemente priva di segni distintivi, a volte nemmeno particolarmente brava in qualcosa (spoiler: non è vero). Questa sua autoconsapevolezza è puramente funzionale alla storia romantica che andrà a dipanarsi quasi fin da subito con il co-protagonista maschile: spesso un compagno di classe o di scuola, a volte la nostra studentessa lo incontra per un caso fortuito.
Per dare un po’ di pepe alla storia, altre volte le autrici (di solito gli shojo manga sono prodotti da mangaka donne, in fondo) scelgono di instaurare una sorta di rivalità tra i due o un sentimento di insofferenza reciproco che può sfociare non solo in litigi verbali ma anche vere e proprie sfide, discussioni e anche situazioni spiacevoli. Il tutto poi si risolverà con una totale apertura e rivelazione dei propri sentimenti, che sia da parte di uno o dell’altro o addirittura di entrambi nello stesso istante, fino a coronare il loro amore con la risoluzione di ogni possibile ostacolo, compresi gli screzi del passato.
Il problema più grande di questa sequenza narrativa è che è davvero facile riscontrarla in moltissimi shojo manga, tanto che le protagoniste e i ragazzi di cui si innamorano si assomigliano quindi un po’ tutti. Non per niente si sono creati degli stereotipi più o meno standardizzati con cui possiamo riconoscere certi tipi di personaggi: tsundere e yandere sono i più conosciuti ma si sono sviluppati molti altri che hanno portato a una generale mancanza di profondità e di immedesimazione da parte delle lettrici/spettatrici.
Alcuni shojo manga meritevoli
Forse ciò che alcuni shojo manga non riescono a fare è adeguarsi alle generazioni di oggi. Suddetto pubblico femminile non si accontenta più di queste dinamiche trite e ritrite senza particolari novità. All’elemento romantico vogliono che siano affiancate problematiche reali e, cosa non scontata, realistiche. Il che non significa non debbano crearsi anche situazioni al limite dell’assurdo, dato che parliamo pur sempre di manga, che nascono innanzitutto come intrattenimento. Tuttavia, oggi si può dire che non solo il pubblico giapponese ma anche quello internazionale sia più sensibile e attento ai bisogni del singolo individuo e desidera che questi vengano riconosciuti anche nei media che consuma. Una volta si faceva affidamento sull’aspetto grafico di uno shojo manga, che doveva sistematicamente avere copertine colorate, dettagliatissime e pagine dal layout libero e colme di retini dagli effetti romantici.
Eppure, se guardiamo uno degli shojo manga più belli di sempre, anche considerabile uno dei migliori a giudizio della sottoscritta, ovvero Lovely Complex, queste caratteristiche generali vengono nettamente smorzate dall’autrice Aya Nakahara. Il tratto è molto più semplice, non essenziale ma comunque decisamente caratteristico: i personaggi sono facilmente distinguibili tra loro, sia maschi che femmine (difetto che viene imputato, ad esempio, alle opere di Arina Tanemura, altra grandissima autrice di shojo manga, tra l’altro considerati tra i migliori dalle lettrici più assidue), e sono molto più espressivi, grazie alle iconiche smorfie fatte dai protagonisti.
Lovely Complex, però, si attesta come uno dei migliori shojo manga non solo per il suo lato più comico ma anche per altri aspetti da non sottovalutare: innanzitutto, la trama iniziale si basa su un complesso fisico che affligge entrambi i protagonisti, Risa Koizumi e Atsushi Otani, rispettivamente più alta e più basso della media nazionale. Un complesso che finirà per avvicinarli sempre di più, loro malgrado, e che permetterà a entrambi di imparare ad accettarsi così come sono e di trovare questa forza l’uno nell’altra.
Tuttavia, oltre a scegliere come base di una storia un complesso fisico (che, diciamocelo, è una delle maggiori preoccupazioni per un adolescente), Lovely Complex ci mostra anche il “dopo”: quello che molti shojo manga si limitano a fare è mostrare lo sviluppo dell’amore tra i due protagonisti e chiudere la storia al culmine di tale sentimento, esaltato nella sua purezza di intenti. Invece quello che dovrebbe interessare, e in effetti davvero interessa, le lettrici di oggi è ciò che succede in un rapporto di coppia, quali sono le difficoltà e gli aspetti positivi e negativi di una relazione, cosa comporta prendersi degli impegni con un’altra persona e come imparare a condividere gioie e dolori.
Un altro grande esempio di relazione vissuta intensamente ma che al contempo ci mostra le strade individuali dei protagonisti è Le situazioni di lui e lei. Yukino Miyazawa e Soichiro Arima hanno forse una delle storie d’amore più travagliate, poiché Arima nasconde dentro di sé emozioni oscure e fa di tutto per nasconderle a Yukino che invece si preoccupa per lui e si mette in gioco non solo nella loro relazione ma anche nei suoi altri rapporti personali. È proprio questa la forza di KareKano: l’esplorazione del rapporto di due liceali, ciascuno con i propri “demoni”e insicurezze, che cercano di trovare una strada aiutandosi reciprocamente, con tutte le problematiche che ne possono derivare.
Per citare ancora alcuni titoli, di quelli che passano inosservati a causa della grafica meno accattivante, si potrebbero aggiungere come esempi di shojo manga ben riusciti le opere di Kazune Kawahara, come High School Debut o il recentissimo My Love Story! (di cui però la mangaka si occupa solo dei disegni). In entrambi i casi, i personaggi principali sono goffi, ingenui all’inverosimile e totalmente inesperti, ma il loro impegno nel cercare di capire cosa desiderano dalle loro relazioni è contagioso e realistico: nessuno nasce “imparato” ed è proprio al liceo che tutti abbiamo iniziato a sviluppare di più i nostri rapporti interpersonali e amorosi. In entrambi i casi abbiamo anche una visione maschile di questo processo, di solito trascurata negli shojo manga più classici.
Infine ci sono quegli shojo in cui il romanticismo è quasi ai margini della storia: la protagonista non è particolarmente interessata al belloccio di turno, nonostante questi sia costantemente vicino a lei e si comporti in modi che la irritano. Maid-sama, ad esempio, parte da presupposti divertenti e originali: la prima ragazza presidente del consiglio studentesco, Misaki Ayuzawa, è costretta a lavorare in un maid café per guadagnare dei soldi extra per la famiglia che non naviga nell’oro. Scoperta da Takumi Usui, suo compagno affascinante, ricco e un po’ approfittatore, dovrà vedersela con i suoi modi di fare da sbruffone per evitare che si scopra il suo segreto.
Queste situazioni comiche dimostrano come in realtà Misaki non abbia realmente bisogno di lui e per molto tempo nemmeno lo prenderà in considerazione, mentre lui le farà il filo in maniera spudorata. Una cosa simile avviene nel recente Takane & Hana, dove i protagonisti si confrontano non solo sul piano dell’età (in quanto lui è decisamente più grande di lei) ma anche sui rispettivi stili di vita e su come far funzionare un rapporto in base a questi presupposti.
Cosa ci aspettiamo allora da uno shojo manga?
Insomma, è chiaro che ci siano tentativi, da parte di alcune mangaka, di dare nuova freschezza agli shojo manga. Il genere non rischia certo di morire ma necessita di novità e di esser preso più sul serio, così come avviene con lo josei, strettamente correlato per quanto riguardo le tematiche amorose ma da un punto di vista più maturo poiché rivolto a un pubblico femminile adulto.
Forse questa stessa distinzione è un po’ superata: la gioventù di oggi è bombardata da ogni genere di media (altrettanto presenti nelle storie pensate per loro), dunque si approccia molto più velocemente di una volta a certi aspetti della vita quotidiana e all’esperienza del sé e dell’altro. Il mondo si apre davanti a tutti noi attraverso uno schermo sul palmo della nostra mano, perciò una storia d’amore non può più essere limitata all’ambiente scolastico, perché ormai ragazzi e ragazze non si immaginano più solamente in questo ambiente quando si tratta di vita sociale e amorosa.
Una storia d’amore che permetta alle lettrici di sognare, quindi, ha bisogno innanzitutto di realismo, senza per forza rinunciare alla comicità e alle situazioni un po’ assurde che possono conferire originalità. I Boys’ Love, ad esempio, riescono a soddisfare questa domanda, superando gli stereotipi in cui invece lo shojo manga sembra essere ancora intrappolato. Tuttavia, essendo due generi che vogliono rispondere a diverse esigenze del pubblico femminile, ci aspettiamo di vedere nuovi shojo manga in grado di diventare tra i migliori in circolazione e di ridare lustro e valore al genere da cui perfino il dio del manga, Osamu Tezuka, ha cominciato la strada per il successo.