Dal giubbotto di pelle di Fonzie alla gonna di tulle di Carrie Bradshw fino alla coppola di Peaky Blinders: tutta la moda iconica delle serie tv
Il mondo dello spettacolo deve tutto all’industria della moda. Ai tempi della nascita della Hollywood classica, tra atelier e set cinematografici intercorrevano rapporti similari, simbiotici, legati a doppio filo gli uni alle esigenze degli altri, portati a cercare sempre più vetrine in cui mostrarsi e lasciarsi ammirare. Sono state prima di tutto le attrici le personalità preposte ad indossare le meraviglie realizzate dagli stilisti e a lanciare dei necessari must have con cui arricchire il proprio guardaroba.
Sono poi sempre i costumisti cinematografici ad aver dato vita a personaggi riconoscibili solamente attraverso un primo sguardo, dal tubino nero della principesca Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany, al giubbotto rosso del ribelle James Dean in Gioventù Bruciata, fino al lattiginoso outfit metropolitano dei drughi di Arancia Meccanica.
Come accaduto con il grande schermo, anche la tv ha preso quel carattere distintivo per trasportarlo in operazioni dove era l’outfit di uno o più personaggi a risultare identificativo, dando pienezza di significato tanto alla personalità del protagonista che andava indossando quel particolare capo d’abbigliamento, quanto alla produzione televisiva stessa che trovava una maniera inedita per la propria linea distintiva.
Il più figo di tutti: Arthur “Fonzie” Fonzarelli
Tra tutti i personaggi del tubo catodico che hanno spopolato per l’unicità del loro vestiario, a figurare tra i primi è l’indomito Fonzie di Happy Days, con la sua giacca nera di pelle indossata dall’interprete Henry Winkler.
Personaggio nato come secondario e ricollocato già tra i protagonisti della sitcom dal principio della seconda stagione, Arthur Fonzarelli – capelli gelatinati e pollici sempre in alto – ha dettato l’armatura del vero duro di periferia sotto cui va nascondendosi un cuore d’oro, oltre a sancire per sempre la supremazia di una semplice maglietta bianca arricchita da una luminosa giacca di pelle nera, tutto ciò che di necessario c’è per essere cool.
Ogni cosa nell’outfit di Fonzie ci offre gli indizi per trarre conclusioni sul personaggio: è lo sciupafemmine della serie, vuole porsi come l’uomo forte, ma allo stesso tempo è disposto a macchiarsi il bel cappotto a costo di difendere i propri amici.
Una contaminazione che, da sempre partita prima dal cinema per arrivare poi alla tv, era pronta ad alternarsi e suscitare richiami anche in direzione opposta, con Henry Winkler che va rifiutando la parte di Danny Zuko nel film Grease del 1978, mentre John Travolta sfoggia la sua chioma e il suo giubbottino di pelle incredibilmente sovrapponibile a quello di Fonzie.
Carrie Bradshaw e l’iconica sigla di Sex and the City
È pur vero che la moda in tv ha finito per essere il più delle volte donna, tanto da diventare rappresentativa non solo di un unico personaggio attraverso un solo capo di abbigliamento e un contraddistinto outfit come visto in Happy Days, ma riempiendo i guardaroba delle sue protagoniste con gli abbinamenti più disparati. La giornalista e scrittrice Carrie Bradshaw della serie iconica Sex and the City ha stravolto le regole degli outfit rendendo l’eccentrico glamour, l’alta moda abbordabile per chiunque, lo chic tendente al kitsch solamente se non si sa come portarlo per le vie di Manhattan.
Quello che ricordiamo come un confetto perso per il grigiore delle strade di New York è in verità il personaggio di Sarah Jessica Parker immerso nella famosa sigla della serie che le ha donato la risonante notorietà, un ricordo così nitido come il volume di quella gonna di tulle che cingeva la vita minuscola della sua interprete, la quale ha dovuto ringraziare la costumista Patricia Field per qualsiasi abito indossato e qualsiasi accessorio estroso.
Se, inoltre, andiamo ponendo uno sguardo su quegli anni Ottanta e Novanta così fascinosi e maculati – la cara tata Francesca Cacace lo sa bene – è facile riscontrare un ritorno che, da Friends a Dawson’s Creek, segna la riconferma di un abbigliamento dal marcato gusto vintage, che ha condizionato tanto il pubblico al di fuori, quanto le contemporanee serie della modernità.
Non solo, infatti, una firma commerciale come H&M è stata segnata nella stagione scolastica del 2018 da una linea ispirata ai completi di Twin Peaks, ma una serie come Sex Education della piattaforma Netflix sceglie volutamente di improntare lo stile modaiolo dei propri protagonisti completamente sul ricordo degli outfit che si vedevano per i corridoi liceali degli anni Ottanta.
Gossip Girl e i cerchietti dell’Upper West Side
Se le scuole contemporanee sembrano vivere della nostalgia degli abiti dei propri genitori, scrollando loro di dosso la polvere accumulata nell’armadio e cercando di ricucire zip e bottoni saltati, a non guardarsi mai indietro è stato il fenomeno televisivo Gossip Girl, che ancora una volta ha voluto l’Upper West Side come passerella su cui mettere in mostra i propri personaggi.
Con protagoniste le giovani Blair Waldorf e Serena van der Woodsen, che solo dai loro nomi trasudano ricchezza e eleganza dal sentore di irraggiungibile borghesia, la serie dell’ideatore Josh Schwartz ha altresì impreziosito i propri personaggi di un armadio che ha fatto desiderare a qualsiasi adolescente di saper portare con altrettanta altezzosità un cerchietto, simbolo dominante e quasi più intimidatorio di qualsiasi tiara.
Peaky Blinders e lo stile di una moda senza tempo
Un costante rinnovarsi e tornare che, se è possibile tracciare nelle narrazioni audiovisive, diventa altrettanto riscontrabile nell’impianto formale che i prodotti televisivi hanno scelto di adottare, dettando di conseguenza le particolari mode del momento, che possono guardare anche molto indietro, direttamente al passato.
Peaky Blinders ci riporta nel dopoguerra del 1919, nei sobborghi del quartiere Small Heath nel sud est di Birmingham, ai cappotti lunghi e alle coppole tanto care al protagonista Thomas Shelby.
Un look così classico che è risultato da subito senza tempo, che ha frizzato i suoi personaggi usciti indifferentemente da uno spot di Gucci, da un cartellone di Armani, da una sfilata di Dolce&Gabbana, tutti alla moda anche quando alla moda non ci si pensava, funzionando da catalizzatori per uno stile maschile riportato estremamente in auge e che non identifica più, solamente, i protagonisti della serie, ma tutti i suoi fedelissimi fan.
L’industrializzazione della moda seriale
Ciò che poi l’alta moda non riesce a dare allo spettatore, le grandi firme commerciali lo acquistano per trasformare il collezionismo e l’accumulo di gadget un business redditizio e prolifico a tutti gli effetti.
Se, un tempo, quello che si cercava era soprattutto di vestire come i personaggi del piccolo schermo, nell’era dell’industrializzazione è l’indossare il frame stesso di un film che contraddistingue appassionati e spettatori; l’immagine di quella serie o un personaggio stampato sopra un capo di abbigliamento.
Da grandi magazzini come Primark a catene quali Bershka o la già citata H&M: la moltiplicazione di oggettistica e vestiario ha portato a tutto un nuovo filone di cui il consumatore si appropria per riconfermare una propria comunità, un club di cui è membro. L’affezione di chi va acquistando il maglione di Stranger Things, indossandolo per affermare la propria passione e sfoggiandola con, spesso, ironia e fierezza.
Un nuovo modo di vestire che continua ad alternarsi dentro e fuori il perimetro della tv, contagiando ogni volta a proprio modo e, soprattutto, felice di farsi contagiare.