La nuova serie tedesca Tribes of Europa di Netflix immagina un futuro di divisione per i popoli europei
Dopo il successo di Dark, è arrivata su Netflix un’altra serie di produzione tedesca: Tribes of Europa. La storia è ambientata nel 2072, in quello che resta dell’Europa continentale dopo che alla fine degli anni 2020 un blackout generale ha distrutto tutta la tecnologia. Un’avventura che offre l’occasione di mostrare cosa divide e cosa unisce le diverse nazioni europee.
Le tribù dell’Europa postapocalittica
Siamo abituati agli scenari postapocalittici: da La strada a The Walking Dead, che siano olocausti nucleari o invasioni aliene, l’immagine delle metropoli deserte, le automobili abbandonate e l’edera che si avvinghia ai grattacieli sono abbastanza familiari. Quello che forse è meno comune è vedere tutti questi elementi in Europa. Le produzioni americanocentriche ci hanno spesso mostrato il Golden Gate Bridge e la Statua della Libertà immersi nel panorama desolato, ma certo farebbe un effetto diverso vedere nelle stesse condizioni gli Champs Elysées, il Bundestag o il Duomo di Milano.
Tribes of Europa cerca proprio di adattare questo immaginario postapocalittico sul territorio dell’europa continentale. Per la verità non vengono mostrati i monumenti iconici del continente, perché la storia segue da vicino tre giovani protagonisti nei pressi di Berlino (o quello che ne rimane) e ci regala il loro punto di vista ristretto su un mondo diventato improvvisamente più grande nel giro di pochi attimi.
È successo così: alla fine del 2029, durante quello che verrà poi ricordato come “il Dicembre Nero”, una serie di cyber attacchi ha iniziato a mettere fuori uso i dispositivi elettronici. Mentre le nazioni del mondo si accusavano a vicenda di sabotaggio e terrorismo, un blackout definitivo e completo ha reso inutilizzabili tutti gli apparecchi: niente più smartphone, niente più Internet, niente più computer. La comunicazione istantanea diventa impossibile, l’economia precipita in poche ore, i governi nazionali crollano. In una parola, il Medioevo.
Questa è l’apocalisse che ha sconvolto il continente in Tribes of Europa. Ma dalle ceneri di questo disastro, qualcosa è emerso: nuove fazioni, piccoli gruppi di individui riunti da ideali che li portano ad aggregarsi. Centinaia, migliaia di tribù sparse su tutta l’Europa, ognuna confinata in piccolo spazio, a volte isolate e a volte in contatto con quelle vicine. In assenza di governi centrali, il potere viene gestito a livello locale da piccole comunità… almeno fino a quando qualcuna di queste tribù non acquisisce abbastanza forza da sopraffare le altre e imporsi come nuovo centro di potere.
Fratelli all’Origine, fratelli per sempre
I protagonisti di Tribes of Europa sono tre giovani fratelli, Elja, Liv e Kiano, e fanno parte della tribù Origine, fondata da loro madre: una piccola comunità di una cinquantina di persone “tornate alla natura”, che vivono di caccia e raccolta. I fratelli sono nati dopo il Dicembre Nero e non hanno mai conosciuto il mondo tecnologico, per loro la vita normale è quella nei boschi, e anche se conoscono dell’esistenza di altre tribù, cercano di mantenere l’isolamento, limitandosi a sporadici baratti con altre piccole comunità confinanti.
La loro utopia bucolica però si infrange quando uno strano velivolo (più di un aereo, meno di un’astronave) precipita nel bosco, e sugli Origine convergono altre tribù in cerca del relitto, che potrebbe nascondere i segreti di tecnologie dimenticate. Il villaggio viene attaccato dai Corvi, una tribù violenta e molto potente, che occupa Berlino e schiavizza le altre tribù. I tre fratelli si separano: Kiano viene catturato dai Corvi, Liv viene recuperata dai Crimson, Elja fugge da solo con un Cubo Atlantideo, dispositivo elettronico (ma potremmo anche dire magico) trafugato dal velivolo, proprio quello che stanno cercando le altre tribù.
Seguiremo quindi la vita dei tre ragazzi ognuno in una tribù diversa. Kiano all’interno della società oppressiva e totalitaria dei Corvi, che concede la libertà solo a coloro che sono disposti a uccidere. Liv conosce i piani dei Crismon, un’organizzazione militarista nata dai residui dell’Euroforce, che cerca di mantenere la pace sul continente in attesa di poter ristabilire un governo legittimo. Elja parte per un road trip con Moses, un contrabbandiere e ricettatore che può portarlo da qualcuno che può riparare il Cubo.
Ognuno dei fratelli intende ritrovare gli altri e ricostituire la tribù Origine, ma le circostanze li porteranno presto a dover perseguire nuovi obiettivi, via via che la loro comprensione del mondo aumenta. I richiami abbastanza espliciti sono ad altre narrazioni postapocalittiche o distopiche come Mad Max, Hunger Games o I figli degli uomini, ma le suggestioni non scivolano nel macchiettistico, perché rimangono sempre inquadrate in una storia coerente.
Gli ideali dell’Europa da salvare
La narrazione spartita tra i tre protagonisti permette di mostrare aspetti differenti della nuova società microframmentata di Tribes of Europa. D’altra parte nella storia europea dalle gli stati nazionali sono un’invenzione piuttosto recente, e l’idea di un’Europa Unita come unico continente lo è ancora di più. Non è difficile immaginare che in una situazione di crisi estrema ogni nazione, e all’interno di questa ogni popolo, penserebbe di separarsi da tutti gli altri. Ma allora è questo il destino che aspetta per il continente che è stato la culla della civiltà occidentale?
In Tribes of Europa vengono mostrate direttamente solo una manciata di tribù, ma molte vengono citate: razziatori, vari regni più o meno estesi, addirittura la tribù delle femen. Tutte queste fazioni contrapposte suggeriscono che l’Europa sia un continente diviso, in cui l’unica certezza è la contrapposizione di ideali diversi. È proprio su questi ideali che si innesca il conflitto più potente di tutta la serie, perché pone un dilemma morale profondo alla base delle scelte dei protagonisti.
Per esempio, se da una parte le forze dei Crimson sono presentate come “i buoni”, perché sono giovani, belli, educati e multiculturali, dall’altra al loro interno ci sono doppiogiochisti e arrivisti, interessati solo a raggiungere i vertici dell’organizzazione. Se i Corvi sono feroci ed edonisti, hanno comunque un’etica radicata di onore e lealtà: i Corvi non mentono. E quando il ricettatore contattato da Moses vuole impossessarsi del Cubo, è la minaccia di un nuovo nemico proveniente dall’est a fargli cambiare idea.
Tribes of Europa è solo in superficie uno scontro tra tribù nemiche. Il vero scontro è quello tra gli ideali: qual è l’idea di Europa che deve prevalere? Singole identità culturali isolate come gli Origine, o il potere centrale dei Crimson? La libertà individuale o il dominio dell’élite? Il profitto personale o il benessere comune? Queste contraddizioni, che hanno afflitto l’Europa nel corso della lunga storia dei suoi popoli, si ripresentano in modo estremizzato ora che le istituzioni non esistono più.
Kiano, Liv e Elja finora hanno vissuto fuori del mondo e forse non si sono mai dovuti porre questo problema. Ma adesso che il mondo è venuto a cercarli e sono diventati adulti (non è un caso che la prima sequenza sia appunto la prova di iniziazione di Elja), devono iniziare a preoccuparsi di quali sono gli ideali a cui vogliono aderire: “fino alla morte” o “la vita è una”? Dalle loro decisioni dipenderà il futuro del continente, ognuno di loro ha il potere di decidere cosa costruire a partire dalle macerie dell’Europa divisa. Forse per questo la loro battaglia non è così differente dalla nostra.