Love, Victor è la serie spin-off di Tuo, Simon sulla ricerca di se stessi, in arrivo dal 23 febbraio su Star
Tuo, Simon nel 2018 era stato, nel suo piccolo, un film rivoluzionario. La formula era quella del teen movie, le dinamiche quelle della commedia romantica, ma il protagonista invece di conquistare la ragazza più carina della scuola, cerca solamente di confessare a se stesso e alla sua cerchia di amici e parenti la propria omosessualità. Di film sull’orientamento sessuale ne è pieno il cinema e il 2018 non è certo la data in cui questa trasformazione ha avuto il suo inizio.
Il film diretto da Greg Berlant, però, ha comunque segnato l’integrazione di un protagonista omosessuale alle più convenzionali narrative del film per ragazzi, con una risonanza mainstream che poche volte titoli di questa portata avevano ricevuto e potendosi elevare a raggiungimento di un traguardo all’apparenza poco rilevante, ma dovuto a un cambiamento e a una lotta quasi radicale.
La semplicità della pellicola Tuo, Simon aveva dettato la conquista del proprio successo e l’importanza per un’industria cinematografica di cominciare a disciplinare il racconto di questo tipo di storia.
Dalla volontà di far qualcosa di significativo e di proseguire sulla linea del ribaltamento degli stereotipi pur inserito nella normalizzazione dei progetti audiovisivi, ecco nascere l’obiettivo di produrre una serie tv come Love, Victor, spin-off che si ricollega alle vicende del film da cui trae ispirazione e che cerca di utilizzare il medesimo metodo di narrazione per un nuovo protagonista che, ugualmente pur a proprio modo, ripeterà i passi fatti un paio di anni prima dal suo corrispettivo filmico Simon.
“È una storia completamente diversa”
La trama perciò è diversificata da quella del film di Berlant, pellicola basata sul romanzo Non so chi sei, ma io sono qui di Becky Albertalli e adattata per il cinema da Elizabeth Berger e Isaac Aptaker. Sono gli stessi sceneggiatori ad aver accettato la sfida seriale per l’ideazione di un lavoro che seguisse le linee guida del loro Tuo, Simon, per affrontare questa volta un inedito protagonista, un’inedita situazione e un inedito percorso per affrontare la propria identità.
È Love, Victor stesso ad annunciarlo, chiudendo in maniera paradigmatica la sua prima puntata dichiarando diegeticamente, ma ammiccando anche al pubblico: “Questa è una storia completamente diversa.”.
Se nonostante l’ansia di mostrare a tutti il proprio vero io e, insieme, il proprio orientamento sessuale, il protagonista del film Simon mostrava di avere intorno un’atmosfera e un circolo di persone aperte e progressiste, la verità del suo corrispettivo seriale Victor, interpretato da Michael Cimino, si dimostra infatti ben altro. La famiglia di Victor ha origini latine e una forte fede religiosa che permea ogni aspetto della loro vita. La domenica si va in chiesa, Gesù crocifisso va appeso su una parete della cucina. Dal Texas si sono trasferiti ad Atlanta, dove Victor e la sorella Pilar (Isabella Ferreira) hanno dovuto cambiare scuola nel bel mezzo dell’anno scolastico. Trauma per molti ragazzi, ma occasione adatta per Victor così da poter trovare se stesso.
Eppure i costrutti sociali e le ansie personali troppe volte formano questa identità che appartiene a qualcun altro e che le persone rischiano di stampare pericolosamente su noi stessi. E così Victor si ritroverà, ancora una volta, incastrato in ciò che, forse, non è, con la paura più grande di non riuscire a scoprirlo e, soprattutto, di non riuscire a scoprirsi.
Love, Victor e la ricerca di se stessi
Pur mantenendo la promessa del film, ripristinando l’assetto umoristico e intrattenente dalla presa “per tutti”, Love, Victor espande il tema principale che apparteneva alla pellicola e lo amplia con l’investigazione di una scoperta non soltanto, questa volta, circoscritta alla propria sessualità, ma a un intero modo d’essere che ha bisogno di essere esplorato.
L’obiettivo che ha il sentore della speranza per il giovane protagonista non è, soltanto, riuscire ad orientarsi in uno spettro sessuale che sappiamo essere di per sé esteso e variabile, ma consiste di una domanda ancor più primitiva, insita in ogni singolo essere umano: chi sono io?
La scuola, le conoscenze inaspettate, gli ingranati inceppati che vanno creando i presupposti per cui i personaggi principali si intersecano tra loro, ma nella maniera, inizialmente, sbagliata. Mentre il protagonista è alla ricerca di una risposta, la serie mantiene la promessa fatta con l’annuncio della propria realizzazione: continuare a raccontare storie di diversità, di apertura, di inclusione.
E, nel farlo, rendere il genere teen adattabile a qualsiasi tipo di pubblico, a coloro che hanno sempre amato la leggerezza delle rom-com e delle commedie adolescenziali, ma che fino ad ora non avevano mai avuto un reale protagonista in cui rispecchiarsi. Un esempio come Tuo, Simon che raccoglie i propri frutti, pronto ad accogliere e sostenere ogni suo discepolo futuro.