Falcon, Winter Soldier e gli altri: il peso dello Scudo
L’arrivo di The Falcon & The Winter Soldier su Disney Plus permetterà anche a chi non ha mai letto i fumetti Marvel di apprezzare un aspetto da sempre affascinante. Quello dell’eredità di Captain America e del suo Scudo.
Nell’universo Marvel Cap non è un semplice supereroe. Per chiunque combatta le ingiustizie sulle pagine dei fumetti Marvel, Steve Rogers è l’eroe di tutti gli eroi. Il modello da seguire, ciò che ha spinto molti personaggi a intraprendere la lotta al crimine. Assumerne il ruolo, portare il suo Scudo, è per molti eroi il sogno della propria carriera.
Ma questo ha anche un altro significato. Il portatore dello Scudo di Cap è stato, da sempre, il simbolo del periodo storico che stavano affrontando gli USA. Un rappresentante dello zeitgeist a stelle e strisce che ha incarnato i sogni, le paure e le speranze del popolo statunitense di fronte agli eventi della storia.
Dalla Seconda Guerra Mondiale alla crisi economica dei primi anni 2000, dalla Guerra Fredda alle trasformazioni sociali di una nazione sempre più divisa. Cap è stato il faro, il simbolo che ha cercato di guidare (non sempre nel bene) un intero popolo verso un futuro migliore. E che proprio in Falcon e in Winter Soldier ha avuto due dei suoi più importanti rappresentanti.
In occasione dell’uscita della loro serie su Disney+ ripercorriamo la storia di questo glorioso Scudo. Cerchiamo di capire chi lo abbia posseduto e come il passaggio di mano di questa arma abbia incarnato le trasformazioni di una nazione.
Quando Cap non vendeva più
La storia di Captain America è nota a tutti i lettori. Di come Steve Rogers sia divenuto il primo supersoldato della storia americana. Del suo sacrificio e della sua rinascita come membro e poi leader degli Avengers.
Quello che molti non sanno è che le sue avventure, dal punto di vista editoriale, continuarono anche dopo il 1945: la Timely Comics, incarnazione precedente della Marvel, diede alle stampe le avventure di Steve Rogers fino al 1950. A quel punto tuttavia il pericolo dei fascisti era (apparentemente) sventato. La nuova minaccia erano gli alleati di un tempo, i sovietici. Fu così che le storie di Cap smisero di vendere come in origine e il personaggio venne “congelato”.
Nel 1953 tuttavia la nuova Atlas Comics pensò di pubblicare un nuovo Cap, destinato questa volta a combattere il pericolo rosso, intervenendo nella Guerra di Corea. Viene quindi creato il personaggio di William Burnside, un professore di storia che, grazie a una formula scoperta in un vecchio bunker nazista, si convince di poter ricreare il siero del supersoldato e far rivivere Captain America, assumendo l’alias di Steve Rogers.
Sfortunatamente per la Atlas non è il periodo migliore per i comics. Pochi mesi dopo la pubblicazione del nuovo Cap, Fredric Wertham darà alle stampe il suo best seller, Seduction of the Innocent. L’opera, oggi etichettata come pseudo-scientifica, sollevò un’ondata di indignazione contro il fumetto supereroistico e segnò la fine della Golden Age. Le vendite crollarono e anche il nuovo Cap venne relegato su uno scaffale.
L’esperienza di questo secondo “Steve Rogers” tuttavia mostra una cosa: il personaggio di Captain America poteva essere piegato a seconda delle esigenze del periodo. Le crisi di identità del popolo statunitense, le sue nuove paure e i suoi nemici potevano essere incarnati nella calzamaglia a stelle e strisce del Capitano. Una lezione che la Marvel non avrebbe mai dimenticato.
La fine del sogno
Il ritorno del Cap originale coincise con un periodo particolarmente difficile della storia americana. Erano passati appena due anni da quando il mondo aveva rischiato la guerra atomica con la Crisi dei Missili di Cuba, il conflitto in Vietnam stava subendo la sua escalation e, appena quattro mesi prima, era avvenuto il brutale assassinio di JFK.
Gli Stati Uniti erano sotto shock. E non sembra un caso che proprio in questo momento rinasca Steve Rogers, l’originale Captain America. L’uomo disposto al sacrificio supremo per incarnare un sogno americano che, per molti, era scomparso. Al contrario di undici anni prima il rilancio di Cap funzionò. Gli States avevano bisogno di un simbolo e proprio in quella vecchia calzamaglia a stelle e strisce sembrarono condensarsi gli ideali di quanti volevano il ritorno del “sogno”.
Al contrario delle sue precedenti incarnazioni tuttavia Cap non rappresentò più una versione statica dell’ideale americano. Quell’idea, spesso espressa nei film, di essere i guardiani del mondo, ammirevole e inquietante al tempo stesso. Certo, c’era la Guerra Fredda. Ma il nuovo Steve Rogers sembrava guardare soprattutto in casa. Nel corso delle sue avventure arriverà anche a rinunciare al costume e allo scudo, convinto che il Capitano ormai non rappresenti più l’America. O, forse, l’esatto contrario.
Il primo momento di profonda crisi per Cap avvenne dopo il Watergate. L’idea che un presidente degli USA potesse essere coinvolto in un simile scandalo scosse profondamente Steve Rogers, che arrivò a lasciare il proprio costume e lo scudo. A convincerlo a tornare sarà solo la morte del giovane Roscoe Simons, che per un breve momento fu aiutante di Falcon: un sacrificio che ricordò a Cap quello di Bucky, il futuro Winter Soldier.
Anni dopo Cap lascerà di nuovo il suo ruolo. La guerra fredda si avvia al termine, l’America sta vincendo. E, proprio questa vittoria imminente, sembra far emergere alcuni dei lati peggiori degli Stati Uniti, ormai soli arbitri del mondo. La tracotanza della potenza vincitrice fa nascere un nuovo Captain America.
Il paradosso del (Super) patriota
Nella seconda metà degli anni Ottanta era ormai palese che la Guerra Fredda si stesse avviando alla fine. Gli Stati Uniti avevano vinto e il blocco sovietico ormai era in rotta. Ma, proprio in questo clima, iniziarono a emergere i lati oscuri degli USA. Sono gli anni dell’Irangate, quando Ronald Reagan, l’uomo capace di “sconfiggere” il comunismo, rischiò l’accusa di alto tradimento.
Mentre gli States si godevano delle fantasie sulla segretaria di Oliver North, la Marvel trasmise questa nuova sensazione di onnipotenza sui suoi fumetti. In questi anni il Governo degli Stati Uniti tenterà di porre sia i Vendicatori che lo stesso Captain America sotto il proprio controllo diretto. Rogers, disgustato, rinuncerà ancora una volta allo Scudo, assumendo l’identità de Il Capitano.
La Commissione degli Affari dei Superumani cercherà allora un suo sostituto. Si penserà anche a Falcon (Winter Soldier, all’epoca creduto morto, non venne considerato), ma per molti l’America non era pronta per un Cap di colore. Al suo posto verrà scelto John Walker, il Super-Patriota.
Per molti versi John è l’esatto opposto di ciò che rappresenta Rogers. Steve, anche per la sua lunga esperienza in guerra, per aver visto i lager e i massacri dei fascisti, da sempre prova un rispetto per la vita senza pari. Anche verso i suoi avversari l’eroe proverà sempre la necessità di non uccidere.
Al contrario John si dimostra spietato. Le sue scelte portano spesso all’eliminazione del nemico. Non che questo cambi effettivamente qualcosa nei suoi ideali. Ama la sua nazione e tutto ciò che essa dovrebbe rappresentare. Ma per la causa è disposto a uccidere, senza pensarci due volte. Un po’ come gli Stati Uniti sono disposti ad armare uno “stato canaglia” nel Medio Oriente pur di abbattere i comunisti nel Sud America.
L’inverno della nazione
Il nuovo millennio si apre per Cap in maniera traumatica, con il crollo delle Torri Gemelle. Un evento che, attualmente, la nuova timeline della Marvel dovrebbe aver riscritto, ma che incarna bene la stagione di terrore in cui vivono gli States. Una stagione gelida, in cui gli stessi valori americani di libertà possono essere messi in discussione per garantire maggiore sicurezza ai cittadini.
Proprio in questo contesto assisteremo alla Guerra Civile dei Supereroi, uno scontro che porta con sé anche l’annoso confronto tra libertà e sicurezza. Captain America si schiera a favore del primo concetto, fondamento degli Stati Uniti, ma perde di vista la causa. Per questo motivo Steve Rogers si arrende, poco prima di “morire”.
E in questa occasione che lo Scudo passa a Winter Soldier, il redivivo Bucky che, nonostante l’iniziale perplessità di eroi come Falcon, accetta di portare il costume di Captain America. Ma sarà un Cap diverso, più oscuro e meno disposto a compromessi. Gli States vivono la stagione del terrore: nessuno sa di chi potersi fidare, il nemico potrebbe nascondersi anche in casa. L’America ha paura, come mai ne ha avuta prima.
Anche per questo i metodi del nuovo Captain America saranno diversi. Insieme all’iconico Scudo, Bucky porterà con sé anche armi da fuoco e coltelli militari. Non esiterà a combattere col valore delle tenebre e il suo simbolo diventerà qualcosa da temere per i nemici dell’America. Ben diverso da quel faro di speranza che doveva simboleggiare Steve Rogers all’epoca della guerra mondiale.
Questo Captain America non durerà a lungo. Steve Rogers tornerà e, nel corso dell’evento Fear Itself, lo stesso Bucky lascerà lo Scudo al suo legittimo proprietario. Forse perché il miglior antidoto alla paura è solo la speranza, concetto su cui il sogno americano si era basato. Nel bene e nel male.
Dopo Winter Soldier, Falcon: un nuovo Cap, una nuova America
Steve porterà lo scudo ancora per qualche anno, ma lo scontro con Iron Nail lo porrà di fronte a uno scenario impensabile. Privato del Siero del Supersoldato, Rogers invecchierà rapidamente, venendo costretto a rinunciare allo Scudo di Captain America.
Sarà lo stesso Steve a scegliere Falcon come suo successore; non è più tempo dei sotterfugi di Winter Soldier. L’America deve trovare il suo spirito originale. Quello che spinse un gruppo di esuli britannici sulle sue coste. Quello che ha convinto generazioni e generazioni di migranti a percorrere l’oceano. Che la scelta ricada sull’afroamericano Falcon appare logico. Figlio dell’etnia che più ha sofferto e lottato perché le fosse riconosciuto il diritto al sogno americano, Sam Wilson diviene rappresentante dell’America in uno dei suoi momenti più bui.
A modo suo questo nuovo Cap tenterà di emulare le gesta di Steve Rogers. Combatterà come un simbolo per gli Stati Uniti, proponendosi come il nuovo volto della nazione. Simbolo per quanti, nel corso dei secoli, sono giunti sulle coste americane trovando sofferenza, catene e discriminazione ma che, nonostante questo, non ha mai rinunciato alla speranza di un futuro migliore.
Proprio Falcon sarà l’ultimo a combattere contro la versione fascista di Cap, durante l’evento Secret Empire. A lui si dovrà la reazione degli eroi del nord-America, quale simbolo e ultima speranza contro la tirannia dell’Hydra. Il Captain America giusto al momento giusto. Lo stesso capace di compiere la rinuncia allo Scudo, consapevole di come non sia solo la nazione ad avere bisogno del vero Steve Rogers: ma è anche quest’ultimo la persona che, più di chiunque altro, ha bisogno di Captain America.
Steve, nel corso dei molti decenni, ha in effetti incarnato il lato migliore degli States. Quello ingenuo e un po’ romantico, che chiude gli occhi (consapevolmente?) sui difetti e le disparità della propria patria. Ma anche quello che sa che l’America ha bisogno del suo Capitano. Poco importa che il suo nome sia Falcon o Winter Soldier. Gli Stati Uniti si raccoglieranno sempre dietro a quello Scudo, indipendentemente dal periodo storico.
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