Molti libri hanno immaginato un futuro in cui il cambiamento climatico ha provocato l’innalzamento dei mari con conseguenze catastrofiche sulla civiltà
I pericoli innescati dal cambiamento climatico sono ormai accertati e periodicamente la comunità scientifica ci mette in guardia rispetto agli sconvolgimenti provocati a breve e medio termine dal riscaldamento globale. Tuttavia c’è uno di questi effetti che potrebbe rivelarsi particolarmente catastrofico: lo scioglimento dei ghiacciai, con il conseguente innalzamento del livello dei mari di tutto il pianeta. Alcuni autori hanno cercato di descrivere il cambiamento climatico nei loro libri, immaginando come potrebbe cambiare il mondo dopo un cataclisma del genere.
Quando i ghiacci si sciolgono
Negazionismi a parte, i danni provocati dal cambiamento climatico sono noti da decenni. Se anche si volesse metterne in dubbio la correlazione stretta con le attività umane (emissione di gas serra, disboscamento e così via), l’evidenza empirica ci conferma che la temperatura media è in deciso aumento in tutto il pianeta, e questo di per sé basta a mettere in moto un’alterazione del clima con un forte impatto su molti ecosistemi.
Il problema è che molti di questi effetti sono poco evidenti o facilmente trascurabili nella vita di tutti i giorni. Non possiamo “vedere” il buco nell’ozono o “sentire” l’acidificazione degli oceani. E se le stagioni non sono più quelle di una volta abbiano una schiera di proverbi pronti a minimizzare il problema. Quindi non ci rendiamo davvero conto di quello che sta accadendo intorno a noi, perché non lo percepiamo poi così pericoloso.
Lo scioglimento dei ghiacci invece è proprio uno di quei fenomeni macroscopici che non possiamo ignorare. Dalle immagini satellitari delle calotte artiche in costante riduzione, alle drammatiche foto di orsi polari isolati su piccoli iceberg alla deriva, in questo caso le conseguenze del riscaldamento globale sono evidenti. E lo saranno anche di più quando nei prossimi decenni il ghiaccio disciolto andrà a innalzare progressivamente il livello del mare. Il processo è già iniziato, ma per adesso la sua portata è ancora trascurabile. Quando però l’acqua arriverà a sommergere le coste e lambire le città interne, allora non avremo più scuse.
Cronache del mondo sommerso
Il cambiamento climatico è diventato un fatto comunemente accettato negli anni 80, e da allora molti autori di fantascienza e narrativa d’anticipazione lo hanno usato come scenario di partenza per costruire le loro storie, al punto che si parla di un sottogenere specifico, la climate fiction (o cli-fi). Questo non esclude però che anche prima che il climate change fosse accertato esistessero libri che parlavano di fenomeni simili. L’innalzamento dei mari infatti si verifica anche in Il mondo sommerso (o Deserto d’acqua in alcune traduzioni) di James G. Ballard, ambientato in una Londra che è diventata una palude tropicale. In questo caso però non sono le attività umane ad aver provocato il cambiamento, ma piuttosto tempeste solari che hanno danneggiato la ionosfera e aumentato così l’intensità del calore che raggiunge la superficie della Terra.
Nel romanzo di Ballard, così come in molte altre storie con ambientazione simile, la temperatura e l’innalzamento dei mari rendono il pianeta inabitabile fino a una certa latitudine, così che la popolazione è costretta a migrare verso i poli dalle zone equatoriali e subtropicali. Questa è la dinamica che ha portato alla nascita di Qaanaaq, la piattaforma galleggiante in cui è ambientato La città dell’orca di Sam J. Miller. Situata al largo della Groenlandia, Qaanaaq è il posto in cui confluiscono profughi del mondo occidentale dopo aver perso tutto nella caduta delle città sommerse. Un crogiocolo di culture e storie da cui forse può nascere qualcosa di nuovo, una consapevolezza diversa e aggiornata alle nuove condizioni del mondo.
Un vero specialista nell’estrapolazione di possibili evoluzioni dettate dal cambiamento climatico è Kim Stanley Robinson, che affronta il tema in molti dei suoi libri. Da scrittore che fa della speculazione sociale e tecnologica il suo metodo di lavoro, Robinson considera l’innalzamento del livello del mare praticamente un dato di fatto in tutti i casi in cui spinge la sua narrazione abbastanza nel futuro: lo scioglimento dei ghiacci infatti è presente tanto in Forty Signs of Rain che in 2312. Ma indubbiamente il libro che più di tutti prende di petto il cambiamento climatico è il recente New York 2140, che già dal titolo fornisce le coordinate spaziali e temporali dell’ambientazione. La New York del 2140 in questo romanzo è permanentemetne allagata ed è diventata una “Super Venezia”, i cui abitanti vivono nei piani più alti dei grattacieli. In questo contesto si svolge una storia che mette in evidenza le contraddizioni del capitalismo e della finanza, che continuano a rincorrere il profitto mentre il mondo sta letteralmente affondando.
Abbracciare il cambiamento climatico
In molti casi la climate fiction propone storie che mostrano l’impatto disastroso del cambiamento climatico, mettendo in scena personaggi che devono fronteggiare la crisi e trovare il modo di sopravvivere. Ma se questa crisi davvero è ormai inevitabile, allora forse dovremmo iniziare a pensare a come vivere nel mondo senza ghiacciai e con gli oceani che coprono le città. Molti libri hanno cercato proprio di raccontare questo aspetto del cambiamento climatico, quello di un nuovo mondo che se da una parte ha eliminato il vecchio in modo traumatico, dall’altro ha aperto nuove possibilità.
La ragazza meccanica di Paolo Bacigalupi è ambientato in Thailandia, uno dei pochi paesi che non è stato annientato dall’innalzamento dei mari. Il cambiamento climatico però ha influito pesantemente sull’economia globale e adesso il potere è concentrato nelle mani delle corporazioni di bioingegneria che progettano i semi adatti alla crescita nel mondo allagato. L’energia non è più ottenuta dai combustibili fossili ma da meccanismi a carica manuale, come vale per la ragazza del titolo. In questo romanzo molto apprezzato, l’autore disegna uno scenario credibile in cui la tecnologia e la società si sono adattati nel bene e nel male alle nuove condizioni.
Anche Ian MacDonald nel suo Il fiume degli dèi usa un approccio simile nel racconto dell’India del 2047, un secolo dopo l’indipendenza dall’impero inglese. Nella tipica forma corale adottata da questo autore, vengono mostrati molti aspetti dell’evoluzione della società forzata dal cambiamento climatico. In questo caso, per risolvere la siccità, è il governo stesso a scogliere i ghiacciai sulle montagne per ottenere l’acqua di cui il paese ha bisogno.
Non mancano nemmeno tra gli autori italiani storie che affrontano le possibili ripercussioni del cambiamento climatico, visto che il nostro territorio è particolarmente esposto a un probabile innalzamento del livello dei mari. Clelia Farris per esempio ha ambientato diversi racconti in un futuro in cui buona parte dell’Italia è ormai sommersa e le aree abitabili sono limitate a poche isole con scarsi contatti tra di loro. Un contesto simile si trova nel racconto Un giorno da ricordare (nella raccolta La consistenza delle idee) oppure in Geografia umana (contenuto nell’antologia Strani Mondi di Urania). In entrambi i casi i protagonisti (che si potrebbe ipotizzare si muovano nello stesso universo narrativo) vivono in piccole comunità a pelo d’acqua e si spostano con imbarcazioni di vario tipo. Non avvertono nemmeno più la necessità della terraferma, sono perfettamente a loro agio in questo nuovo mondo semiacquatico.
Che si tratti di un evento graduale o improvviso, l’idea che in futuro potremmo vivere in mondo allagato è una prospettiva alla quale dovremmo abituarci. Con ogni probabilità, quello che potevamo fare per evitarlo ormai non basterà più. E le storei che oggi ci sembrano speculazioni sensazionalistiche potrebbero invece diventare banale attualità.