Altro giro, altra corsa sul treno delle uscite Bonelli con la nostra rubrica “Un Mese di fumetti Bonelli” con cui, come ricorderete, vi si offre una spulciata di alcune delle uscite mensili della casa principe del fumetto nostrano. Dopo la celebrazione di Julia dello scorso mese (200 numeri e mica bruscolini!), questo mese affrontiamo la mafia russa assieme a DyD, in una storia praticamente slegata dal nuovo corso recchioniano, mentre chiudiamo gli archi narrativi dello scorso mese inaugurati da Dampyr e il nuovo Lukas Reborn. Ready?
Dylan Dog N° 345 – Spiriti Custodi
Partendo da un incipit che ha il sapore forte della ghost story più classicamente intesa (casa infestata, fantasmi invadenti, e via dicendo), Spiriti Custodi finisce per deviare verso la crime story, portando DyD nella scomoda situazione di non essere né un Indagatore dell’Incubo, né un detective nel senso più classico intendibile. La storia è quella di Teresa, aristocratica inglese in aria di divorzio, intenzionata quanto mai a sciogliere i suoi voti dal marito Sal, un inguaribile scansafatiche costantemente indebitato per motivi di gioco. Proprio a causa dei debiti, stavolta nei confronti di alcuni esponenti della mafia russa, Sal rischia la vita, come viene profeticamente detto a Teresa da un gruppo di fantasmi, i suoi antenati, che albergano in casa sua e che su di lei vegliano. La morte di Sal prima del divorzio vorrebbe dire un fantasma “sgradito” all’interno della cerchia familiare… un problema che Teresa decide di affidare a Dylan, nella disperata impresa di salvare la vita di un uomo quanto mai voluttuoso e sgradevole. Benché la premessa sia intrigante, e la caratterizzazione dei numerosi spettri che si fanno guardiani di Teresa sia interessante, questo Spiriti Custodi finisce inevitabilmente per svilupparsi in modo blando e narrativamente banale. La storia è divertente, ma tutta la vicenda dei fantasmi diventa solo un pretesto (anche un po’ forzato) per uno scontro con la mafia, argomento quanto mai fuori asse per quello che è il profilo narrativo della testata. Non che un certo sperimentalismo non sia gradito, ma qui le premesse semplicemente non si sublimano, a partire dalla copertina che tinteggerebbe più un ipotetico siparietto al la “Famiglia Addams” che una crime story con la mafia. Anche i fantasmi, che dapprima sembrano giocare un ruolo fondamentale, finiscono per diventare dei portantini narrativi, autori di alcuni siparietti da humor noir ma poi lasciati indissolubilmente indietro. Migliaccio, autore della storia, non riesce insomma ad amalgamare bene le due anime narrative che restano scarsamente coese e finiscono, pagina dopo pagina, per relegare i fantasmi ad un ruolo macchiettistico, lasciando poi indietro anche Dylan, che finisce per essere più una “vittima degli eventi” che un vero e proprio protagonista o anche solo un decente investigatore.
Voto 5
Lukas Reborn N°3 – In trappola
Riprendendo la trama dello scorso numero, in cui l’anziano vampiro Zio Ming gli aveva commissionato la ricerca di sua nipote Yan Yu, Lukas finisce di nuovo per ritrovarsi in una situazione in cui, più che essere mosso dal suo bisogno di scoprire il suo passato, è vittima delle macchinazioni e degli “ordini” di qualcun altro. Ma la conclusione, a cui Lukas ambisce fortemente, non è ancora dietro l’angolo e l’atteggiamento spesso incosciente di Mr. Reborn lo porterà, infine, in trappola… come da titolo di questa terza uscita. Lo abbiamo detto molte volte, ma vale sempre la pena ribadirlo: il personaggio di Michele Medda è un protagonista anomalo ma affascinante, nome di copertina di una serie (verrebbe da dire “un serial” volendo usare un termine più propriamente televisivo) che sa mescolare in modo sempre interessante trama e azione, con un ritmo narrativo martellante che non annoia mai. In questa nuova incarnazione, la storia di Lukas solo apparentemente “ricopia” il primo arco narrativo di 12 numeri, sebbene il personaggio sia di nuovo alla ricerca della sua consapevolezza e della sua identità, il peso dell’assenza di memoria di Lukas non si fa sentire e le storie hanno ancora quel sapore nuovo e affascinante che mantiene alto l’interesse del lettore. Insomma, seppur in sordina, Lukas si è ormai da tempo consacrato come un grande protagonista della nuova vita di Sergio Bonelli Editore e letteralmente non vediamo l’ora di scoprire dove l’intera storia andrà a parare alla fine di questa nuova run annuale.
Voto 8
Dampyr N°183 – Ditattura Infernale
Avevamo lasciato Harlan nella Dimensione Oscura con il numero 182, e con questo “Dittatura infernale” si conclude la storia in due parti sceneggiata da Mauro Boselli e disegnata da Maurizio Rosenzweig. Imposta la propria dittatura nella Dimensione Nera, il Conte Straygor, coadiuvato dal Generale Zefon, pare non avere contro alcuna opposizione al proprio dominio, se non quella di Harlan che, assieme a Ryakar e Layselan, parteggia assieme ai ribelli per rovesciare il nuovo governo dittatoriale. L’unica soluzione sembra quella di uno scontro diretto tra il Dampyr e Straygon, entrambi allievi del Professor Vapula, qui giudice super partes di uno scontro che si prospetta spettacolare e memorabile. Dobbiamo dirlo: abbiamo apprezzato non poco la sceneggiatura di questo binomio di albi di Boselli, grazie soprattutto alla stratificazione delle più diverse tematiche, dall’oppressione sociale, al valore delle leggi (cosmiche e non) sino ad un certo gusto per l’onore cavalleresco classicamente inteso. L’abilità di Boselli è quella non solo di ri-costruire uno dei più affascinanti luoghi del mito dampyriano (la Dimensione Oscura per l’appunto) ma anche di sapere tessere delle trame che vanno a ricollegarsi e ripescare personaggi disseminati un po’ in tutta la storia di Harlan, costruendo un qualcosa di gustoso e intrigante, anche per chi non è proprio pratico del personaggio. Nel numero precedente questo concetto era quanto mai lontano, e quasi avevamo l’impressione che il 182 fosse un numero ad appannaggio del lettore più accanito. È ovvio che la corretta fruizione di nomi, eventi e gerarchie infernali richiede una dimestichezza con la serie notevole, tuttavia con la conclusione del volume qui in analisi quest’idea lascia il passo alla possibilità di godere di quella che è nel complesso un’ottima storia autonoma, ben ritmata e splendidamente disegnata, soprattutto nelle sue scene più concitate, sempre chiare, pulite e leggibili ma dotate di quel certo dinamismo che sa fondersi perfettamente con le idee narrative di Boselli. Una doppietta eccezionale insomma, in cui si raffrontano giusto un paio di momenti meno riusciti ma che nel complesso sa fari apprezzare, col senno di poi, anche dal lettore saltuario che non potrà che restare affascinato.
Voto 8,5