Motal Kombat torna al cinema e in streaming con un reboot che non sfigura ma nemmeno fa gridare al miracolo
Per tutti gli appassionati di videogiochi ci sono due grossi eventi cinematografici quest’anno. Il film di Mortal Kombat e quello di Resident Evil, che arriverà verso fine anno. Due reboot che si propongono di lavare con una spugna il dimenticabile passato delle rispettive interpretazioni e rilanciare con prodotti più fedeli alle serie di appartenenza. Devo dire che parlando proprio di Mortal Kombat, penso che il film del 1995 non fosse poi così fuori posto in tal senso, la natura un po’ camp, cheesy, ricalcava in qualche modo la cifra stilistica del gioco in quegli anni, e semmai i problemi erano quelli di una scadente realizzazione tecnica e di rinunciare totalmente alla verve gore della saga creata da Ed Boon.
Mortal Kombat però si è evoluto, ha mantenuto il suo carattere violentissimo, surreale e sopra le righe, ma appunto, si è evoluto. La sua “lore” si è stratificata, e i personaggi sono aumentati a dismisura, e anche il look è cambiato, diventando più “stiloso” e dark, cercando un’estetica più ricercata e forse prendendosi sempre più sul serio.
Ma fortunatamente, non fino in fondo. Tutto questo, ve lo diciamo subito, vale anche per il mood del film. Sono molti infatti gli elementi che ripesca dal nuovo corso dei videogiochi a livello stilistico, e sono molti i richiami a tutto il loro arco narrativo. In realtà però si tratta più che altro di easter egg, di piccole comparse provenienti un po’ dall’intero pantheon del franchise. Nelle sue fondamenta il nuovo film prende spunto dalla trama del primo capitolo sia cinematografico che videoludico, mettendo al centro della scena il torneo tra i diversi reami per la contesa del mondo, lasciando quindi da parte tutte le arzigogolate derive prese di recente nell’universo creato da NetherRealm Studios.
L’obiettivo del film è quindi piuttosto semplice: essere un action movie corale, buttare nel calderone delle mazzate senza esclusione di colpi non solo un sacco di personaggi improbabili che difficilmente possono trovare spazio per esprimersi a dovere, ma addirittura un nuovo protagonista, Cole. Questo farà un po’ da collante per le vicende e sostanzialmente serve all’ignaro spettatore che non conosce niente del mondo di MK a non ritrovarsi troppo spaesato (per quanto non sia esattamente il target della pellicola). Il resto dei protagonisti infatti, sono tutti già più che consapevoli della situazione sin dal primo istante in cui compaiono sullo schermo. Si rinuncia quindi ad approfondire gli interessanti e spesso bizzarri background dei combattenti per tagliar corto e far procedere l’azione.
Se da una parte fa molto bene al ritmo dall’altra è un peccato perché personaggi come Sonya, Jax, ma addirittura figure importanti come Liu Kang e Kung Lao finiscono per essere le guardie del corpo di Raiden o poco più. Se per alcuni personaggi minori nell’iconografia di MK come Nitara e Reiko poco importa se vengono gettati nella mischia senza troppe spiegazioni, altri personaggi pittoreschi come Kabal avrebbero meritato quanto meno una minima contestualizzazione, che è totalmente assente. Fortunatamente due personaggi simbolo come Sub Zero e Scorpion godono di un trattamento di favore, avendo un prologo e un epilogo dedicati alla loro rivalità che risulta ben più approfondita rispetto al destino del resto del cast. Anche se pure per loro gli eventi centrali del film sono altamente deficitari di informazioni, costituendo in qualche caso dei buchi di trama veri e proprio. Infine tra i difetti va segnalato un sacrificio pesante delle premesse narrative e soprattutto di molti personaggi importanti del film (Goro compare in una scena divertente e ben fatta ma è buttato via considerata la sua importanza nella serie) troppo funzionale agli inevitabili seguiti.
Insomma un film da bocciare? Nonostante tutto questo in realtà no. Tutto sommato si tratta di un film divertente, girato anche discretamente, i combattimenti sono brevi ma non sono male, gli effetti speciali sono abbastanza efficaci, la violenza è semplicemente perfetta: concreta e divertita (ci sono le fatality, si). I toni sono adeguati, il fanservice ci sta benissimo, e anche l’espediente per giustificare i poteri stravaganti dei personaggi funziona se si considera che l’alternativa era rinunciare a riprodurre con fedeltà le bizzarre abilità dei suoi protagonisti viste nei giochi e di conseguenza, allo spirito di Mortal Kombat.
Uno spirito che l’esordiente Simon McQuoid ci tiene a preservare. Si vede che c’è una certa cura e amore per il franchise e questo per un film rivolto soprattutto agli appassionati è apprezzabile. Si tratta di un film sufficiente, non è niente di trascendentale, probabilmente siamo dalle parti del primo film di Morta Kombat del 1995 come qualità generale. Per qualcuno quindi si tratta di robaccia da schivare senza pensarci due volte, per qualcun altro come il sottoscritto, invece, di un altro film di genere senza pretese che in fin dei conti conosce la materia che tratta e ci si diverte senza troppi voli pindarici. Si poteva far meglio, ma mi aspettavo ben di peggio.