Fra ascendenza e fascino, ecco alcuni degli antagonisti più carismatici della storia dei videogiochi
Al di là della difficoltà e del mero concetto di bossfight, può risultare utile o quantomeno interessante ripercorrere il passato (senza dimenticarsi del presente) per ripescare alcuni dei personaggi più affascinanti che nelle diverse epoche e mirabolanti avventure sono stati nostri avversari. Fra fanatismo, deliri di onnipotenza e viscerale efferatezza, sono molti quelli che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva e altrettanti quelli che possono fregiarsi dello status di “antagonisti più carismatici dei videogiochi“. D’altro canto, come canta(va) Battiato «c’è chi si mette degli occhiali da sole, per avere più carisma e sintomatico mistero».
Bowser – serie Mario
Personaggio immaginario fra i più iconici e conosciuti della serie Mario, Bowser ne è l’antagonista principale e motore narrativo per eccellenza. Re dei Koopa è, a tutti gli effetti, un enorme tartarugone sputafuoco con giganti aculei sul carapace, un paio di corna sulla testa e quattro bracciali chiodati lungo le braccia: due all’altezza dei bicipiti e due sui polsi. Spina del fianco di Mario e compari praticamente da sempre, trova ogni volta un valido motivo per fare un ingresso spettacolare e dare del filo da torcere ai nostri eroi. Nonostante voglia conquistare il Regno dei Funghi o rapisca continuamente la principessa Peach (e non solo) per costringerla alle nozze, non rappresenta lo stereotipo dell’antagonista violento o assetato di sangue. Men che meno quello del tiranno distruttore di mondi.
Ci sono, insomma, altri cattivi realmente cattivi. Ma Bowser, sarà per il suo design semplice quanto classico, risulta essere inconfondibile e a suo modo anche intimidatorio. Una caratterizzazione grottesca e immancabilmente auto-ironica, completano gli elementi vincenti che contribuiscono a renderlo uno dei personaggi più riusciti della storia dei videogiochi e un nome immancabile in una lista degli antagonisti più carismatici dei videogiochi della storia.
Gli antagonisti più carismatici dei videogiochi: Kefka Palazzo – serie Final Fantasy VI
Kefka è l’emblema dell’antagonista folle e distruttivo. Le matite di Yoshitaka Amano lo ritraggono vestito da giullare, con indosso un completo in tessuto rosso e giallo avvolto da sciarpe e mantelli delle più stravaganti fantasie. Al collo un collare rosso e bianco e degli stivali a punta ai piedi. Sul viso truccato si apre un sorriso inquietante e sinistro, che si vocalizza in una risata grossolana e morbosa, perfetta emanazione sonora e concreta di una personalità caotica e imprevedibile.
Se infatti i classici antagonisti della serie Final Fantasy sono quasi sempre individui distaccati, estremamente lucidi e mossi da un obiettivo se non condivisibile almeno comprensibile, Kafka no. Lui è una sorta di fascio di psicosi e fragilità umane che desidera soltanto accumulare potere e, una volta ottenuto, giocare con i propri nemici eliminandoli nei modi più cruenti e violenti che la follia sanguinaria può concepire. Assecondando questo delirio di rabbia e distruzione, che passa da un’iniziale misantropia a una vera e propria forma di nichilismo assoluto, arriva, in un crescente e drammatico climax, a desiderare l’annientamento di ogni cosa. Se l’assenza di motivi e di scopi impediscono qualsiasi forma di empatia, emerge, contestualmente, un sottile velo di tristezza che avvolge questa tragica e dannata figura ormai non più umana.
Raggiunto lo stadio finale di divinità, una creatura angelica e demoniaca al tempo stesso, infatti, si presenta con un corpo violaceo e muscoloso, con sei ali che spuntano dietro la schiena. In pieno delirio di onnipotenza, è ora un bambino apocalittico pre-razionale che ha la forza e il potere di esaudire ogni suo capriccio e forse, in questo modo, dare finalmente un senso alla propria storia.
GlaDOS – serie Portal
GLaDOS, acronimo di Genetic Lifeform and Disk Operating System, è uno dei personaggi più importanti della serie di videogiochi Portal sviluppati da Valve. È l’intelligenza artificiale responsabile delle ricerche e della gestione degli Aperture Laboratories e fin dalle prime fasi ha il compito di guidare la protagonista del gioco, Chell, fornendole preziose informazioni e suggerimenti su come proseguire e portare a casa la pelle. Ma GLaDOS, e lo scopriremo piuttosto presto, non è quel tipo di aiutante che ci saremmo aspettati. È più una complessa e sadica macchina artificiale assetata di sangue a cui piace condurre degli esperimenti sugli esseri viventi, stuzzicandoli con una perfida ironia e frasi ingannevoli: all’inizio decide di verificare la falsità del paradosso del gatto di Schrödinger coinvolgendo prima dei gatti e poi gli stessi scienziati presenti nel laboratorio; per arrivare, successivamente, a creare dei labirinti pieni di ostacoli e trappole mortali da fare affrontare alle cavie umane a sua disposizione.
La verità, insomma, è che GLaDOS non vuole salvare Chell, né è interessato alla sua sopravvivenza. Preferisce torturarla, e ucciderla se necessario, perché non c’è niente che abbia più valore della ricerca scientifica in sé. Rispetto per la vita (umana) incluso.
Gli antagonisti più carismatici dei videogiochi: Vaas Montenegro – Far Cry 3
Fra gli antagonisti più carismatici dei videogiochi di epoca recente c’è, senza dubbio, Vaas Montenegro di Far Cry 3. Il quale, pur non essendo l’antagonista principale, almeno non per tutto il corso dell’avventura, emerge prepotentemente su tutto il resto assurgendo a vero e proprio “poster boy” dell’intero franchise di Far Cry. Insomma, ruba la scena a tutti gli altri personaggi e per un’ottima ragione.
Ma chi è questo Vaas? Quello che sappiamo, grazie a ciò che lui stesso ci racconta nei numerosi e pericolosi incontri con il protagonista principale, è che è un violento, sadico, brutale e psicopatico signore dei pirati. Il suo cinismo e il suo spirito machiavellico, ai quali aggiunge un umorismo macabro e una personalità estrema e imprevedibile che terrorizza i suoi stessi uomini, si mescolano a una precaria stabilità mentale e alla sensazione che il lembo che lo lega alla realtà sia sottilissimo e diminuisca superficie giorno dopo giorno.
Ed è proprio questo suo particolare rapporto con la follia, status che tenta di definire più volte nel corso dei suoi coinvolgenti discorsi (grazie anche all’aiuto dell’interpretazione vocale dell’attore canadese Michael Mando) e che abbraccia caoticamente, che impedisce di prevedere quale sarà la sua prossima mossa e quali saranno i motivi che lo spingeranno a essere così distruttivo e violento.
Albert Wesker – saga Resident Evil
Albert Wesker è uno degli antagonisti principali della saga videoludica Resident Evil, sicuramente è il più carismatico. Sbruffone, con una bella faccia tosta e dei tamarrissimi occhiali da sole sempre in vista, è il megalomane per eccellenza che arriva a trasformare il proprio corpo per ottenere dei poteri sovrumani e raggiungere i propri scopi.
All’inizio della serie lo troviamo come capitano della squadra S.T.A.R.S. e a capo della divisione Alpha, per poi entrare nell’Umbrella Corporation e in un’altra misteriosa organizzazione e infine nella Tricell Corporation. Abile manovratore, Wesker preferisce agire dietro le quinte per influenzare gli eventi di ogni gioco (anche di quelli in cui non appare neanche per un secondo in prima persona) e portare avanti le proprie macchinazioni con lo scopo di “salvare l’umanità”, almeno è questo il suo punto di vista.
Come abbiamo detto, Wesker è dotato di poteri (come forza e velocità sorprendenti) che lo rendono qualcosa di più che un semplice essere umano. Parliamo della trasformazione in una vera e propria arma biologica (le celebri B.O.W) dovuta all’iniezione del T-Virus nel 1998 nella villa Spencer e all’interazione di questo composto con il suo particolare DNA: Wesker, in realtà, è un mutante frutto degli esperimenti di eugenetica ideati da Ozwell E. Spencer su un gruppo di bambini al fine di creare una razza superiore di essere umani e l’iniezione non ha fatto altro che risvegliare le sue capacità latenti. Un destino, insomma, già scritto.
Gli antagonisti più carismatici dei videogiochi:
Monokuma – saga DanganRonpa
Non c’è niente che non riesca a rappresentare al meglio le peculiarità (come il suo essere meta e consapevole di sé, con numerose rotture della quarta parete) della serie DanganRonpa, come Monokuma. Il tenero orsacchiotto di peluche che è “direttore” della Hope’s Peak Academy e funge sia da mascotte che da cattivone del gioco. Perché sì, Monokuma, è in realtà un maniaco omicida che ha come scopo quello di distruggere la vita agli studenti che gli vengono affidati, mettendoli uno contro l’altro fino a farli uccidere a vicenda – per poi uccidere pubblicamente l’assassino colpevole del delitto attraverso una spettacolare esecuzione.
Fisicamente ci appare come un orso robotico (il suo interno è pieno di fili e trova posto anche una bomba) con un corpo, tranne naso e ombelico, divisi in due: il lato destro è bianco e rappresenta, in qualche modo, la parte più accomodante e allegra, con il classico sorriso benevole; il lato sinistro, invece, è nero, con un occhio rosso e un sorriso malvagio. Questa dualità espressa attraverso un iconico design, è vero che traduce l’alternarsi di comportamenti opposti, ma è la natura malvagia che ha il sopravvento: è vero che a volte volte Monokuma ha un animo innocente, carino e persino saggio con gli altri personaggi, ma nella maggior parte dei casi è ama la disperazione, la violenza e il caos. Gode nel vedere gli altri sofferenti e, mutando improvvisamente carattere per via della sua impazienza, dimostra di essere infantile e di possedere un notevole senso per la teatralità e per la finzione drammatica.
LeChuck – saga Monkey Island
Pirata fra i più spietati e temuti di tutti i Caraibi, LeChuck è letteralmente un non morto che cammina e nonostante questo riesce ancora a terrorizzare le acque dei sette mari con la sua nave fantasma e la sua sgangherata ciurma, avendo il brutto vizio di torturare e uccidere interi equipaggi, quando non decide di imprigionarli e costringerli ai lavori forzati. Principale antagonista di Guybrush Threepwood, condivide con quest’ultimo l’amore per Elaine Marley, governatore dell’Area delle Tre Isole, che cerca in tutti i modi di conquistare. LeChuck, insomma, rappresenta in poche parole il classico stereotipo del pirata malvagio: infida canaglia, abile spadaccino, nonché spietato assassino. Non manca di indossare una lunga giacca rossa e di avere una folta e ispida barba nera a coprire parte del viso. Ma visto che siamo in Monkey Island, anche LeChuck subisce un ribaltamento di significato e da tipico personaggio di una storia horror, diviene spesso l’involontaria spalla per spassosi siparietti comici.
Gli antagonisti più carismatici dei videogiochi: Revolver Ocelot – saga Metal Gear Solid
In una lista degli antagonisti più carismatici di sempre, non poteva di certo mancare Revoler Ocelot. Icona indiscussa della saga di Metal Gear Solid, fa la sua comparsa già nel primissimo episodio come una sorta di bossfight-antipasto, dove mette in mostra un’eccellente abilità da pistolero, come pure da crudele torturatore. Ma – e ogni appassionato del franchise può confermarlo – la migliore arma di Ocelot è senza di dubbio quella dell’inganno. Magistrale marionettista dietro le quinte, ha la sovrannaturale capacità di nascondersi dietro le file del potere lavorando come agente doppio/triplo/ e persino quadruplo giochista dai primi anni Sessanta fino al 21esimo secolo. Lo ritroviamo in ogni luogo e ingaggiato da chiunque, dalla presidenza degli Stati Uniti ai Patriots, fino allo svelamento finale (in realtà più di una volta mai realmente definitivo e soltanto parziale… giusto per confondere ancora di più una trama tutt’altro che lineare e cristallina) in cui sogghignando tradirà tutti per portare avanti la propria segreta missione. Colmo di orgoglio, è il villain che ogni saga spionistica dovrebbe avere.
G-Man – saga Half-Life
Enigmatico e oscura figura-ombra, G-Man è uno dei personaggi più interessanti e misteriosi della serie videoludica Half-Life. Vestito di tutto punto, con giacca e pantaloni di color grigio-blu, camicia bianca e una cravatta blu (nera nel primo episodio). Immancabile la presenza, della sua inseparabile valigetta. G-Man è quel personaggio che riesce a emergere dall’anonimato grazie a un carisma del tutto particolare, che viene potenziato da un aspetto inquietante e da una voce che, insieme ai poteri che dimostra di possedere, tradiscono una natura extraterrestre. Se nel corso di Half-Life 1 il suo ruolo è pressappoco quello di uno spettatore passivo, che vediamo osservarci da lontano senza interagire né interferire (almeno esplicitamente) con il nostro percorso, successivamente la sua presenza sarà sempre più cospicua e determinante nel corso della storia. Sebbene, e Valve di certo non sta aiutando in questo, non si sappia ancora che cosa sia effettivamente e quale sia il suo scopo ultimo.
Gli antagonisti più carismatici dei videogiochi: Flowey – Undertale
A chiudere questo elenco degli antagonisti più carismatici della storia dei videogiochi, ecco un fiore senziente e parlante. Sì, proprio così. Parliamo di Flowey, uno dei primi personaggi che incontreremo all’interno del “piccolo” capolavoro di nome Undertale, il quale si presenta al giocatore con una faccia sorridente e gioiosa. Il problema nasce quando, proseguendo con la storia, l’indole solare di Flowey si rivela essere un velo piuttosto sottile abilmente indossato per mascherare un animo sinistro e malevole. Quello che a conti fatti abbiamo scambiato per il nostro primo amico è, in realtà, un malvagio manipolatore che ha in dono un terrificante potere divino che non ha paura di usare per compiere il proprio volere: ovvero, ricorda tutte le azioni che abbiamo compiute, le nostre scelte, i nostri salvataggi, rompendo continuamente la quarta parete in modi decisamente inquietanti. Per non fare altri spoiler, non vi parleremo delle sua forma finale né dei segreti che nasconde questo “amorevole fiore” diabolico.