Il fumetto portato in Italia da L’orma Editore raccoglie alcuni interventi della fumettista francese Mirion Malle
Pubblicato in Italia da L’orma Editore nel maggio 2021, Commando Culotte è la raccolta delle opinioni a fumetti della fumettista francese Mirion Malle, popolare in patria grazie al suo blog. Qui Malle commenta alcune opere della contemporaneità pop, analizzandole in una prospettiva di genere, ma non solo. Con un piglio ironico e uno stile rapido e schematico, tratta anche di concetti di largo consumo – come lo slut shaming, o la rappresentazione plurale – andando a stimolare là dove c’è poca consapevolezza. In sostanza Commando Culotte si presenta come una sorta di mappa del tesoro, dove sotto la X giace la più grande conquista immaginabile, attualmente: la fruizione critica. Parte dell’accoglienza di questo fumetto ha dimostrato che, come spesso accade quando si vanno a toccare l’arte e l’intrattenimento, la reazione più spontanea è il panico da cancel culture. Ma Commando Culotte è un ottimo antidoto a questo pregiudizio, perché fa un discorso bilanciato tra gusto personale e oggettiva analisi degli stereotipi nei prodotti mainstream. E, non per questo si sogna di porre veti o consigliare censure. Anzi!
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Mirion Malle una di noi (magari!)
Mirion Malle è una femminista con una preparazione piuttosto solida e una grande intelligenza. Allo stesso tempo è anche una consumatrice vorace di prodotti audiovisivi, esattamente come i suoi lettori. I film e le serie tv che analizza in Commando Culotte sono prodotti che abbiamo visto tutti, da Game of Thrones a La rivincita delle bionde, da Six feet Under a Love Actually. Essendo nata nel 1992, inoltre, condivide con i millennial molti punti di riferimento di cultura e immaginario. Banalmente, sa perfettamente che significa essere cresciute col modello estetico di Barbie e He-Man e cosa questo comporti. Ma non solo: partecipa al dibattito femminista e vede il mondo applicando le rimostranze di parità e pluralità che lo animano. Insomma, Mirion Malle è un’artista perfettamente calata nel suo contesto, che comprende benissimo quanto importante sia la cultura pop nella costruzione (e nell’evoluzione) dell’immaginario. Ma anche guarda con lucidità le produzioni hollywoodiane (o analoghe) e le prende per quello che sono. Insomma, Mirion Malle è una splendida fruitrice critica.
Commando Culotte: come e perché leggerlo
Perché dovremmo leggere un manuale che analizza opere che abbiamo visto (o che vorremmo vedere), e che ce le smonta nei contenuti? Perché insinuare il senso di colpa se ci è piaciuta la quinta stagione di Game of Thrones o se School of Rock è uno dei nostri cult del cuore? Semplice. C’è poco da sentirsi in colpa, siamo tutti consumatori e consumatrici in un sistema con ampi margini di miglioramento. Come dice Alessandro Barbero in un suo intervento, quello che ci salva dalla cancel culture non è un’accoglienza acritica di quanto ci viene proposto, anzi. Quello che ci permette di godere di ogni opera di ogni tempo, spazio e mentalità, è la capacità di discernere i suoi contenuti e il suo contesto. E non fare nostri messaggi violenti e offensivi solo perché chi ce li vende ha catturato la nostra attenzione. Possiamo guardare, ascoltare, leggere ogni cosa e inquadrarne limiti e difetti non rovina l’esperienza da fruitore, anzi. Come dice il disclaimer del fumetto: il pubblico femminista non è un pubblico “animato da smanie di censura: è un pubblico esigente“. E, aggiungerei: è un pubblico preparato, che rifiuta di di essere considerato come un soggetto puramente passivo.
Gli stereotipi e le loro conseguenze
Un altro merito di Commando Culotte è quello di chiarire in maniera piuttosto diretta quali sono le conseguenze dei tanto odiati stereotipi di genere e provenienza. Ma anche, perché è importante che la rappresentazione nelle opere audiovisive (e non solo) sia quanto più plurale possibile. Sappiamo perfettamente quanto i colour blind casting facciano discutere, così come il black/pink/rainbow washing e mille altri fenomeni importati dall’America. Queste sono risposte in via di definizione, che richiedono che tutte le parti in campo dicano la loro (e non solo noi spettatori che vediamo vacillare il nostro primato di rappresentazione!), ma negarne le esigenze alla base è una visione un po’ riduttiva del mondo che ci circonda. Questo Mirion Malle lo sa perfettamente e non manca di sottolineare quanto la resa stereotipata di personaggi e situazioni abbia un impatto molto più profondo di quel che comunemente si immagina. E il bello è che neanche in questo Commando Culotte perde la sua immediatezza comunicativa, anzi. Il merito è proprio nel fare esempi tanto lampanti da rendere il problema evidente. Sminuirlo, a quel punto, resta un sintomo di una scarsa voglia di mettersi in discussione.
Commando Culotte: friendzone, femminismo, cultura dello stupro
Oltre a prendere in esame film, serie tv e fenomeni di costume, Mirion Malle si sofferma anche su concetti veri e propri entrati a far parte del linguaggio comune. Sono espressioni spesso fraintese, o a cui è riservato un approccio talvolta superficiale o sminuente. Prendiamo, ad esempio, la friendzone, oggetto di molta ironia fuori e dentro i social. Su cosa si basa la convinzione che un rapporto debba portare a una relazione romantica, e perché “il friendzonato” è visto come una vittima? Perché non approfondire questa narrazione può essere pericoloso, e che c’entra il sessismo con questo fenomeno?
Oppure, parlando di cultura dello stupro, siamo sicuri di conoscere davvero il suo significato? E perché la risposta Not all men è ormai una parola d’ordine per chiudere ogni dialogo costruttivo? E, ancora, può un uomo essere femminista? Commando Culotte, dunque, pone domande e risponde con estrema semplicità e puntualità, pur non negando la complessità del mondo. Insomma, assolve pienamente a un intento divulgativo, che – se letto con onestà intellettuale – può far ripartire il dibattito su basi condivise di buon senso e rispetto del prossimo. Non manca l’ironia, anche caustica, non mancano le risposte piccate: ma anche qui, non si nega la delicatezza che si chiede per sé. Quindi non c’è alcun bisogno di offendersi.
Ma allora, questa cancel culture?
Innegabilmente, siamo in un momento vivace e interessante dal punto di vista del moltiplicarsi delle voci e dei punti di vista. Interventi come Commando Culotte di Mirion Malle fanno capire che c’è un’elaborazione già avanzata, che definire “alternativa” è piuttosto limitante. La prospettiva, anzi, invita a considerare tutte le voci, le identità, le esigenze come egalitarie là dove a perdere cittadinanza – semmai – saranno le visioni violente e offensive. Per secoli l’arte dominante ha parlato a nome di una categoria, una soltanto, riducendo le altre presenze a cliché poco veritieri (oltre che rispettosi). Ma che fare di quanto fa parte del patrimonio artistico letterario preesistente o di quegli autori che cavalcano una visione reazionaria? Sono domande che lasceremo volontariamente aperte alla sensibilità e alle priorità di ognuno. Tuttavia, è opportuno dare sostanza alle proprie opinioni con una ricerca a tutto tondo, per acquisire quella visione consapevole e critica citata all’inizio dell’articolo. La cancel culture, che ostracizza e nasconde tutte le voci violente non è necessaria. Non è necessario cancellare, semmai è necessario riconoscere, è necessario capire e non assimilare passivamente ciò che si guarda e si legge. Essere padroni, infine, dell’esperienza artistica anche da fruitori, e domandare, osservare, anche indignarsi – perché no. Infine, è necessario creare alternative, dare spazio anche a voci non offensive e a una qualità di scrittura (già, è anche una questione di qualità) che non si impigrisce negli stereotipi.
Commando Culotte apre un mondo di riflessioni
Anche se non c’è n’è bisogno, ogni tanto è giusto ricordare che il fumetto – proprio nella sua immediatezza comunicativa – è un media potentissimo, capace di incidere profondamente nell’immaginario. A differenza di saggi o della letteratura di settore, può arrivare con le immagini e con una scrittura rapidissima a mettere a fuoco velocemente concetti importanti. Certo, l’approfondimento è un processo che si sa quando inizia e – potenzialmente – potrebbe non finire mai (ed è questo il bello). Tuttavia, Commando Culotte è un ottimo modo per avere sotto mano alcuni contenuti chiave non solo del femminismo, ma del vivere civile nel contemporaneo. Non è tanto a chi già mastica questi termini che lo consigliamo (per quanto, ripetere non fa mai male), ma a chi teme la dittatura del politicamente corretto, la cancel culture, il pensiero unico. Sono parole d’ordine di una faziosità alimentata da un dibattito inquinato, con responsabili da entrambe le parti. Ripartire da un libro, riprendere fiato e farsi due domande è sicuramente un ottimo esercizio. Magari non risolverà il problema, ma sicuramente darà il suo contributo perché, prima o poi, forse ci si possa capire meglio.