Al cinema dal 1 luglio, Peter Rabbit 2 – Un birbante in fuga è ispirato, come il primo capitolo, ai libri per bambini di Beatrix Potter
Forse qualcuno si ricorda dei libri di Peter Rabbit e dei suoi amici della fattoria, dalle splendide illustrazioni e dai toni amabilmente british che popolavano diverse opere per l’infanzia. L’autrice era Beatrix Potter, artista di età vittoriana la cui vita è stata raccontata nel biopic del 2006 Miss Potter, di Chris Noonan. Quella di Potter era una figura molto interessante. e pioniera a suo modo, in un periodo in cui di rado le donne si dedicavano a una propria carriera. Potter traeva spunto dalle campagne di Gloucester e dalla sua fauna, composta – appunto – da conigli e altri piccoli animali. Nel tempo, Peter Rabbit è diventato protagonista di numerosi racconti, ripresi successivamente da Hollywood per un film omonimo, distribuito da Warner Bros nel 2018. Oggi Peter Rabbit torna sul grande schermo, per continuare a raccontare la sua storia e quella della sua famiglia.
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Peter Rabbit 2: un birbante in fuga è il classico film per famiglie
In questo secondo capitolo il regista Will Gluck parte nuovamente dal piccolo paese di Romwille, nei pressi di Gloucester. Dopo le vicissitudini del primo film, Thomas McGregor (Domhnall Gleeson) e Bea (Rose Byrne) si sono sistemati e conducono una vita allietata dal successo letterario di lei. E naturalmente dalla vivace compagnia di Peter, Coda-Tonda, Flopsy, Mopsy e Benjamin. Tra Thomas e Peter, a dirla tutta, continua a non scorrere buon sangue, proprio perché la fama di “birbante” del coniglietto ha portato il fattore a guardarlo con sospetto e pregiudizio. Quando, poi, l’azione si sposta nella cittadina di Gloucester, la crisi di Peter esplode: uno scaltro editore (David Oyelowo) vuole mettere le mani sull’idea di Bea per trasformarla in franchise, ispirato proprio dai suoi conigli. Il problema, però, è che a Peter è riservata la parte della “mela marcia” proprio in virtù del suo temperamento ribelle. Questa sensazione di rifiuto porterà il protagonista a isolarsi, e a fare nuove amicizie, alla ricerca di qualcuno che lo capisca davvero.
Peter Rabbit: un birbante in fuga… a chi è rivolto?
Il tema e il tono del film sono abbastanza chiari. In primo luogo è importante focalizzarsi sul target, chiaramente individuato nelle famiglie. Visto sotto questa luce, Peter Coniglio 2: un birbante in fuga è un’opera gradevole, basata su un immaginario molto classico che qua viene rivisitato per avvicinarlo ai bambini contemporanei. Il che è esattamente verbalizzato nel film come qualcosa che Bea, l’autrice, rifiuta – poiché snaturerebbe il suo mondo. Dunque? Si tratta di un’autocritica hollywoodiana, che sa perfettamente di prendere delle piccole opere d’arte per trasformarle in blockbuster? O più semplicemente una visione indulgente di sé, per cui tutto sommato questo “scempio” lo si fa col cuore – e quindi tutto vale?
La verità è che i bambini contemporanei non conoscono il Peter Rabbit di Beatrix Potter e probabilmente neanche l’apprezzerebbero. Si tratta, allora, di traghettare dei personaggi oltre la nostalgia, comunque omaggiata per strizzare l’occhio ai genitori. Proprio nello svolgersi della trama, specialmente per quel che riguarda la storia secondaria dei protagonisti umani, si spiega che – in fondo – in questo processo di attualizzazione non c’è nulla di male. Purché sia fatto con ironia, auto-accondiscendenza e rispetto delle radici. Insomma, i conigli di Potter possono anche lanciarsi in inseguimenti alla 007, basta che poi tornano alla loro tranquilla campagna inglese, per comunicare la morale al giovanissimo pubblico.
Peter Rabbit nel XXI secolo
Tra gli elementi che danno una svecchiata, per così dire, al proto-franchise di Beatrix Potter, c’è il passaggio dalle delicate illustrazioni all’animazione 3D. Questo, in realtà, è ottimo per l’interazione tra i personaggi e il contesto “reale” in cui agiscono, e rende il rapporto con gli umani più credibile. Anche l’abbigliamento resta abbastanza simile all’originale, sempre nell’ottica del “rendere contemporaneo, ma con lo sguardo fisso alle proprie radici”. Inoltre, tutto il film è disseminato di piccoli omaggi ai libri di Potter: il Sarto di Gloucester è uno dei racconti originali (del 1903), così come tutti i personaggi del film nascono in qualche modo dalla fantasia dell’autrice. E, infine, a proposito dell’autrice, Bea altri non è che una versione 2.0 della stessa Potter.
Al di là della coerenza o meno, o dell’aderenza alla sua fonte, Peter Rabbit 2: un birbante in fuga è un film divertente. Ci sono alcune svolte di trama che riescono a non annoiare neanche lo spettatore adulto, e molti elementi che lo rendono gradevoli per tutti. La regia, d’altra parte, è di un autore che ha fatto della buona commedia la specialità: oltre al primo Peter Rabbit, Gluck ha anche girato lo spregiudicato Easy Girl, con una giovanissima Emma Stone. Qui, però, il regista lascia da parte ogni intento provocatorio e confeziona una commedia per famiglie, senza sorprese o elementi dissonanti.
Peter Rabbit 2: un birbante in fuga, perché vederlo?
Squadra che vince non si cambia. Anche in Peter Rabbit 2, gli animali cantano per divertire gli spettatori abituati a un format disneyano. Come in un cult del genere, Babe – Maialino coraggioso (1995), è un piccolo roditore a intervenire, per piccoli inserti musicali che commentano le scene. In effetti, lo sconforto di Rabbit sulle note e le parole di Boulevard of Broken Dreams dei Green Day è una scena che – da sola – vale il film. Canzoni quindi non inedite, ma appartenente a un repertorio rock pop che metteranno a loro agio le orecchie degli spettatori più grandi, unite a una storia tutto sommato convincente a un cast di umani e animali di tutto rispetto. Byrne e Gleeson sono due volti noti del cinema inglese, e presenze ricorrenti sia nelle commedie che in produzioni più drammatiche (Gleeson era tra gli interpreti di Black Mirror) e riescono a confezionare due personaggi non originali, ma sufficientemente buffi e adeguati al contesto.
La scelta del doppiaggio italiano del protagonista, fatta da Nicola Savino, si inserisce nelle operazioni di familiarizzazione del pubblico televisivo con i prodotti del grande schermo. Se si fa un confronto, però, col cast originale è evidente l’investimento fatto su questo film negli USA e quello fatto in Italia. Tra i doppiatori originali troviamo, infatti, Margot Robbie, Daisy Ridley e Elizabeth Debicki solo per le tre sorelle di Peter. Il protagonista, invece, ha la voce della star del piccolo schermo James Corden.