La Magia Raccontata da una Macchina di Lapis Niger/Uochi Toki e la transmedialità come possibilità espressiva
A volte si scava per creare nuovi spazi di vuoto. A volte, invece, per cercare qualcosa. L’atto di scavare, in effetti, può essere inteso anche come movimento che non incidentalmente precede una scoperta. O, nel nostro caso, a una riscoperta volta a un recupero. Perché, anche se niente è stato sepolto dal peso dei secoli, l’operazione effettuata dalla casa editrice ArgoLibri può essere inquadrata proprio in questo senso: volgersi all’indietro, e/o con lo sguardo verso il basso, per riportare alla luce un artefatto interrato. Parliamo de La Magia Raccontata da una Macchina di Lapis Niger/Uochi Toki, audiofumetto transmediale originariamente autopubblicato nel 2019 in edizione limitata e quindi definitiva in quanto tale. Almeno fino a qualche settimana fa.
Perché ecco che, per inaugurare la propria collana di fumetti chiamata ArgoFumetti, ArgoLibri ha deciso di iniziare proprio da qui. Da una ristampa che sa di micro-restauro, con le dovute rivisitazioni editoriali per quanto riguarda formato, aggiornamenti testuali e copertina, accompagnata anche questa volta dalle musiche degli Uochi Toki e dalle parole di Lapis Niger (pseudonimo da fumettista di Napo, ovvero Matteo Palma, penna e voce del duo rap-sperimentale Uochi Toki assieme al sonorizzatore Rico, ovvero Riccardo Gamondi). Un modo come un altro per schiudere “un’opera chiusa” all’incertezza e al vago divenire e, soprattutto, all’indefinibile.
La Magia Raccontata da una Macchina e il suo essere transmediale
Nell’introdurre La Magia Raccontata da una Macchina di Lapis Niger/Uochi Toki abbiamo utilizzato l’aggettivo transmediale, il quale ben si presta a definire quel puzzle modulare e interscambiabile di cui quest’opera è composta e attraverso cui si presta a poter essere fruita. Perché questo fumetto, come precedentemente scritto, è in realtà un audiofumetto o un fumetto sonoro se proprio vogliamo trovare delle definizione con cui classificarlo. Nel senso, letterale, che stiamo parlando di un oggetto-opera effettivamente composto da più elementi che percorrono e connettono forme comunicative e supporti iterativi mediali differenti: dalle tavole che possiamo leggere, alle tracce audio che possiamo ascoltare; ci troviamo di fronte a un ibrido che mira a esasperare e ridurre lo stratificato linguaggio del fumetto per raccontare una storia colma di simboli e di significati.
I significanti, glifi inchiostrati o bit sonori (capaci di spaziare dall’ambient, alla chiptune passando per la trance) che echeggiano sostenendo quella voce robotica che narra e quindi vivifica questo mondo immaginario, tratteggiano quella che possiamo chiamare una colonna sonora/colonna testuale in grado di auto-sostenersi indipendentemente l’una dall’altra senza causare perdite energetiche. Creativa o immaginativa che sia. A conti fatti, legittimati dalla bontà degli ingredienti di questa amalgama, siamo legittimati a poter scegliere senza rimpianti di leggerlo “solo” come un fumetto, o di ascoltarlo “solo” come audiolibro o di godercelo “solo” come album musicale, sulla falsa riga delle sperimentazioni a massicce dose di storytelling a cui gli Uochi Toki ci hanno abituato in questi anni. Ma la magia (quella vera e sincera), avviene nell’unione, nella mistura alchemica che si invera quando l’occhio segue l’orecchio, e la parola udita svirgola dai nostri tempi di lettura e crea sospensioni che non ci appartengono. La mente assume, in questa stimolazione multisensoriale che somma parola, testo, immagini, suoni e voci su di sé la potenzialità dell’arte combinatoria come enzima accrescitivo e, naturalmente, conoscitivo. Anche se non sempre si sa bene di che cosa.
D’altra parte, non parliamo di due prodotti/linguaggi identici che sovrapposti ne formano un terzo la cui logica matematica è una sommessa operazione addizionale; ma di due strade, due percorsi, che come ramificazioni rizomatiche senza centro o limiti, creano un orizzonte dai confini sterminati che si originano dal vuoto per lanciarsi nell’artificiale postumano fatto di strani incroci, grovigli ritorti di paradossi e ridefinizioni senza sosta.
Di cosa (non) parla La Magia Raccontata da una Macchina
Tutto è iniziato dal nulla e quando il nulla si accorse di essere nulla, quando raggiunse la consapevolezza di essere tale, ecco che nacque il caos. E da lì, tutto il resto.
A raccontarci questa storia, che si svilupperà nel racconto della creazione del mondo (o di più mondi o del nostro mondo), della nascita dei draghi, della magia, dei maghi, di strani ibridi chiamati manticore e di tanto altro ancora come gli altromanti, è una macchina. Una creatura non umana, autocostruitasi e dotata di coscienza autonoma, che compiendo quest’atto orale dona consistenza a questa dimensione immaginativa attraverso la quale assisteremo al delinearsi di una cosmologia abitata da strani personaggi e scandita da bizzarri avvenimenti. I cui fatti si dipanano di fronte ai nostri occhi seguendo evoluzioni imprevedibili e percorsi la cui logica capovolta presenta storte gerarchie e bagni nelle fonti dei saperi più profondi. La linearità a cui siamo abituati si disfa e abbraccia le larghe maglie del paradosso e del misticismo tinti di opacità e di meta-cyberfantasy.
Ma l’universo narrativo che si va formando, muovendosi entro blocchi temporali millenari, può essere visto anche come quel specifico mezzo mediante il quale, si tenta, attraverso un’epica sintetico-riassuntiva, di entrare nel merito di concetti e definizioni proprie di un canone che coinvolge e si collega alle altre opere di Lapis Niger/Uochi Toki. Laddove le connessioni e i riferimenti si fanno palesi, il respiro si fa ampissimo e la transmedialità muta in transoggettualità: il dialogo si fa molteplice e trasforma questo organizzatore di informazioni in uno specchio; anzi, in un piano immaginario da percorrere con gli strumenti del cartografo in un atlante quantistico che troviamo già scritto ma che proceduralmente si fa dinnanzi a noi. Come in uno strano torpore misto a stordimento.
Un po’ come lo scoprire che in questo mondo di fantasia la cucina, in questo caso la pasticceria, è alchimia. Lasciamo ai più curiosi la sorpresa di capire di cosa stiamo parlando.