Cambiamenti in Bungie: la società rinuncia a una clausola del suo contratto di lavoro standard
Cambiamenti in vista in casa Bungie: la società ha infatti deciso di rinunciare a una discussa clausola del proprio contratto di lavoro standard. Gli scandali in Ubisoft e il terremoto che ha sconvolto sin dalle fondamenta Activision Blizzard hanno coinvolto anche altre società, tra cui la casa creatrice di Destiny.
Bungie e Activison non hanno avuto buoni trascorsi. Come forse ricorda qualcuno dei nostri lettori, la fine della collaborazione tra le due parti portò a dei festeggiamenti in Bungie, coronati da qualche bottiglia di champagne. Nonostante questo sembra che anche tra gli sviluppatori di Destiny ci fosse qualche piccola rimostranza in merito a una clausola del contratto.
Si tratta della Mandatory arbitration clause (che potremmo tradurre come clausola di arbitrato obbligatorio). Questo particolare comma 22 del contratto obbligava i dipendenti a risolvere le dispute all’interno dell’azienda, senza perciò far ricorso a un arbitrato esterno in caso di controversie. Inutile dire che questo genere di clausole sia utilizzato dalle aziende allo scopo di porre sotto silenzio potenziali scandali ed evitare che uno status quo iniquo possa cambiare.
Cessa l’arbitrato obbligatorio in Bungie: fine di una clausola del contratto di lavoro controversa
La notizia in questione arriva dalla stessa Bungie, attraverso un comunicato firmato da Pete Parson, il CEO della società. “Questi ultimi mesi hanno costretto tutti noi a riflettere, mentre ascoltavamo come le brave persone nel nostro settore fossero maltrattate” scrive Parson.
“In Bungie, ci impegniamo a promuovere un ambiente sicuro e accogliente per tutti e ad apportare miglioramenti consapevoli e costanti attraverso l’ascolto, la consapevolezza di sé, il miglioramento del nostro posto di lavoro e dei nostri sistemi e agendo per conto delle nostre persone”.
Parson prosegue elencando diverse iniziative, tra cui spicca l’intenzione di eliminare “la clausola di arbitrato obbligatorio in tutti i nostri contratti con i dipendenti“. Parson sottolinea che ciò nasca dalla “crescente preoccupazione che l’arbitrato possa non essere il modo più equo per risolvere i reclami di lavoro”. Assicura inoltre diverse iniziative per quanto riguarda il futuro della compagnia sotto l’aspetto dell’inclusività, compresa l’assunzione di esperti nel setto D&I (Diversity & Inclusion).