Torna il ciclo Welcome to the Blumhouse su Prime Video con Bingo Hell
Risulta abbastanza complicato riuscire a riconoscere dei meriti a Bingo Hell, primo film della seconda fase del ciclo produttivo di Welcome to the Blumhouse. Arriva direttamente su Amazon Prime Video come già avevano fatto gli altri quattro film di questa serie pensata a uso e consumo del casalingo, promosso sotto l’egida della sempre sacra Blumhouse che in qualche maniera sta cercando di trovare una quadra orrorifica in salsa streaming.
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Il film risponde al mantra della Blumhouse ma con poche idee
Il mantra è sempre il solito, budget contenuti e utilizzo della creatività, linea guida che nel passato recente ha sfornato opere seminali come Split e Get Out (tra i tantissimi altri). Con Bingo Hell il rubinetto della creatività sembra però ben sigillato, con una o due gocce contate che riescono a distillarsi in un film che di idee ne ha ben poche e soprattutto non così originali.
La regista canadese-messicana Gigi Saul Guerrero si siede dietro al copione assieme a Shane McKenzie e Perry Blackshear e guarda a una ristrettissima comunità di periferia del sud degli Stati Uniti, Oak Springs, composta prevalentemente da un gruppo di buffi anziani che fanno da pendolo morale di questo spicchio di mondo.
Il film Prime Video Bingo Hell cerca di giocare sull’onda dello humor affiancandosi alla frizzante protagonista del racconto Lupita (Adriana Barraza), una sorta di capogruppo armata di un’ironia sferzante che falcia tutto e tutti lungo la sua strada. Ogni cosa sembra procedere come al solito, tra abbozzati problemi familiari e serate passate a prendersi in giro a vicenda, fin quando in città non arriva un nuovo giocatore: Mr. Big (Richard Brake), misterioso figuro che nel giro di una notte rileva il vecchio bingo locale e lo ammoderna con nuove e sfavillanti diavolerie. Per partecipare c’è solo una regola, farsi marchiare col simbolo del dollaro.
Tra corruzione esterna e temi ripetitivi
Appare quindi chiara, chiarissima, la linea palesemente metaforica sulla quale è giostrato l’inevitabile scontro sul quale il film di Guerrero vuole andarsi a impalcare. Genuino e artefatto, sincerità del gruppo e la corruzione che arriva dall’esterno (il credo statunitense per eccellenza). Lo svelamento della propria natura da opera volutamente di serie B non sarebbe di per sé affatto un problema, anzi riuscirebbe subito a sollevare dallo script il peso della logica.
Il problema arriva invece immediatamente dopo, quando ci si rende conto che non viene incontro l’unica cosa che a questo punto è chiamata a compensare la struttura: il divertimento, il ludico. Semplicemente non ce n’è. Questo perché Bingo Hell (che dura solamente un’ora e venti) fa davvero poco per condirsi di qualcosa che vada ad accompagnare la vena umoristica che dopo un po’ è anche di troppo, in quanto mai adeguatamente veicolata da una linea tensiva o quantomeno splatter. Ogni tema visivo è scarso, ridondante di immaginario e ripetitivo allo stesso interno del film, che si arrocca su un paio di idee mal gestite e che arrivano al grottesco climax finale con un ritmo in costante affanno.
Non basta un gruppetto di anziani irriverenti (ci si poteva lavorare comunque molto di più) a sopperire le mancanze di una sceneggiatura che si fa canovaccio, come non bastano affatto le pigre soluzioni gore (i fluidi appiccicosi) con le quali il marchio del denaro consuma e miete vittime una dopo l’altra. Insomma, dalle parti di Bingo Hell c’è poca roba se non il nulla, primo rintocco di un nuovo ciclo streaming che non inizia nel migliore dei modi.
Bingo Hell è su Amazon Prime Video dall’1 ottobre 2021.