Prima di ritrovare Selina Kyle sul grande schermo in The Batman, andiamo a leggere alcune delle più belle storie a lei dedicate.
Ottant’anni, mai portati così bene. Catwoman, nome d’arte – per così dire – di Selina Kyle è uno dei personaggi più longevi e amati del Bat-verse. A volte nemica, a volte alleata, da un certo momento in poi compagna del Crociato Incappucciato, Catwoman affascina proprio in virtù della sua complessità. Il suo aspetto è noto a tutti e si è prestato nel corso del tempo a diverse interpretazioni e restyle. Al cinema, come ormai il fandom sa da un po’, sarà presto interpretata dall’attrice Zoe Kravitz mostra già un look convincente. Prima che da Kravitz, Selina è stata portata sul grande schermo meravigliosamente da Michelle Pfeiffer, in Batman Returns (diretto da Tim Burton, 1992) e successivamente da Halle Berry e Anne Hathaway. Non sempre questo personaggio è stato trattato come merita, a dirla tutta. E, inoltre, a lungo è stata considerata poco più che una spalla del protagonista, almeno dai lettori poco concentrati. Ci sono, però, diversi cicli narrativi che rendono giustizia a Selina e la mettono al centro di ottime storie. Tra queste, c’è sicuramente la Catwoman di Ed Brubaker, disegnata (in gran parte) da Darwyn Cooke.
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Catwoman è scomparsa
Per approcciarsi al personaggio di Selina Kyle, Brubaker ne ha estratto l’essenza letteraria. Chi è Catwoman? Una femme fatale, una ladra, una donna senza scrupoli (?), uno spirito inafferrabile dei bassifondi di Gotham. Conosce il lusso, ma anche la miseria e non ruba ai ricchi per dare ai poveri, ma quasi. Non è mossa da puro spirito altruistico, ma da un più arrabbiato istinto di sopravvivenza. E, quando è fuori pericolo, si ritrova a riflettere e a chiedersi: chi è Catwoman? Ed Brubaker con maestria introduce il personaggio della “sua” Selina Kyle facendolo scomparire: Selina è morta, la sua assassina – la donna gatto di Gotham – è a piede libero. Alla sua ricerca si mette il detective Slam Bradley nella storia scritta da Brubaker e disegnata da Cooke che si intitola – appunto – Sulle tracce di Catwoman pubblicata su Detective Comics a partire dall’agosto 2001.
Con i toni classici del noir, una narrazione in terza persona e il punto di vista di un investigatore privato, Brubaker riesce a costruire un’aura fumosa, di mistero, attorno a un personaggio che qui scopriamo come per la prima volta. O, meglio, tutti noi lettori sappiamo perfettamente che Catwoman non può aver ucciso Selina Kyle, dato che si tratta della stessa persona. Ma possiamo esserne davvero certi? La verità, e la finezza narrativa di Brubaker stanno proprio nel non contraddire questa premessa dichiaratamente falsa, costruita apparentemente apposta per essere smentita. In effetti, in un certo qual modo, Catwoman ha ucciso Selina Kyle, e Seline Kyle ora vuole vendetta. E quindi uccide a sua volta Catwoman. Momentaneamente.
Il personaggio di Slam Bradley sarà una delle tante figure che gravitano attorno alla figura di Selina, affascinato come tutti dal magnetismo della donna. A dame to kill for, diceva Frank Miller in una città del peccato altrettanto fetida. Dunque, quando il racconto denso di sigari e whisky di Bradley arriverà al suo apice, il detective scoprirà il segreto di Selina, e sarà pronto anche a sacrificarsi per lei. E la ricompensa, sarà solo lo sguardo indulgente della Gatta, che lo ricompenserà con la sua amicizia e gratitudine.
Brubaker riscrive la Catwoman contemporanea
Riemersa da un anonimato in cui era finita per scelta, Selina torna in azione nella sua Gotham. Quella che troviamo nelle tavole di Brubaker e Cooke è una donna in rinascita, che rimette insieme i pezzi di una vita scorsa troppo in fretta. Quanto è vincolante quel costume, quanto Catwoman ha preso possesso della sua esistenza e della sua personalità? Come una “normale” eroina tragica contemporanea (ricordate I Soprano, e come ha fatto scuola in questo senso), Catwoman va dall’analista. E il percorso di guarigione si trasformerà anche in un ribaltamento del proprio ruolo: non più solo ladra, figura onnipresente ma anarchica del crimine di Gotham, ma vigilante dell’East End, uno dei quartieri più malfamati della città, il suo quartiere. Successivamente, con altri autori e in altri anni, diventerà anche la boss della malavita organizzata del quartiere, ma questa è un’altra storia.
Di necessità, virtù. La decisione di Selina di tornare a vestire i panni in latex della Gatta e di prendersi cura del suo quartiere nasce per un vincolo morale che risveglia in lei il senso del rischio e dell’avventura. Nel ciclo di storie Anodyne (pubblicate nel 2002 su Catwoman) Selina si trova a ricercare e poi affrontare un serial killer di prostitute, che sta decimando le professioniste del quartiere. Come esprime lei stessa in un monologo che scuote e schiaffeggia il lettore, a nessuno importa di queste donne, né alla polizia, né tantomeno a Batman. Selina si pone così come colei che difende i veri ultimi della città, sanando le ferite della gestione spietata dell’Uomo Pipistrello. Nelle storie di Brubaker, Catwoman assume il carico proprio di coloro che – come lei – sono stati fraintesi, malvisti, giudicati. E per questo abbandonati. Non è lo spirito di vendetta di un orfano milionario multiaccessoriato a muovere questo autentico spirito eroico di Gotham, ma pura umanità che non si spreca in lezioni ma agisce proprio là dove è necessario.
La dura vita a Gotham
Nel ciclo Disguises (pubblicato sempre su Catwoman nel 2002), Ed Brubaker riprende Holly Robinson, personaggio creato da Miller e Mazzucchelli nel 1987. Holly è da sempre un’alleata (e amica) di Selina, e nelle storie di Brubaker torna a vestire i panni di braccio destro. È gli occhi e le orecchie di Selina dove la Gatta non ha accesso, è la sua protetta. In qualche modo Holly incarna lo struggimento per la redenzione della protagonista, che la toglie dalla strada, la accudisce e spera in tutti i modi di salvarla. Così come accade, però, nelle storie più interessanti, il cammino verso il lieto fine è tutt’altro che lineare e pieno di inciampi e vicoli ciechi. E anche di incantevoli momenti letterari. Nell’incipit di questa storia in quattro parti, Holly ci regala un lungo e bellissimo monologo sulla sua dipendenza e su come sia dura da eludere.
Con una narrazione che stupisce chi si aspetta la rappresentazione sviata del crimine tipica dei comics, in cui la violenza è praticata da villain sopra le righe, Holly parla di droga. Parla di come sia invadente, di come si insinui in ogni suo pensiero, di come diventi una lente attraverso cui guardare il mondo, come un paio di occhiali disumanizzanti. Anche qui, Brubaker attinge il suo inchiostro dalla migliore letteratura noir, che non si preoccupa di essere sporca e sgradevole. Holly e Selina, poi, si batteranno (insieme al bentornato Slam Bradley) con la polizia corrotta, senza alcuno scrupolo quando si tratta di badare ai propri affari. La Gotham di Brubaker è reale, torbida, malata e non fa sconti a nessuno. Se qualcuna può salvarla, o almeno attutire il colpo prima della prossima ingiustizia, quella è Selina, paladina di chi ne ha avuto abbastanza, di chi ama il proprio quartiere di tossici, mendicanti e prostitute. E non tollera che l’arroganza dei più forti si abbatta su di loro.