Joe Wright decide di omaggiare il celebre Cyrano di Rostand portando in scena una pellicola dinamica, coinvolgente e ricca di amore per cinema e teatro
Al Roma Film Festival arriva l’ultima creazione di Joe Wright, il quale, dopo averci donato quella meravigliosa perla de L’ora più buia, torna sul grande schermo per offrirci una rivisitazione delicata ed affascinante del celebre Cyrano de Bercerac.
Portare sul grande schermo un’opera come il Cyrano è senza dubbio una prova di grande coraggio. La commedia di Edmond Rostand ha rappresentato uno dei cardini della storia del teatro e la complessità delle figure in cui prendono vita in scena ha fatto scuola nei decenni successivi.
Rivisitarla, oltretutto, in chiave musical e con un personaggio “fisiognomicamente” riscritto, equivale a camminare sulle uova. Wright, però, ci ha già abituato alla sua intelligenza e al suo talento, e la versione “moderna” di Cyrano ha tutto per poter onorare in toto la memoria del celebre drammaturgo francese.
Il film, che si basa sull’opera già trasformata in musical da Erica Schmidt e vede come protagonisti Peter Dinklege e Haley Bennett, struttura la propria narrazione su una serie di scene talmente potenti da far dubitare lo spettatore di trovarsi in sala o a teatro.
Nelle 2 ore di proiezione la vita di Cyrano, Alexandra, Christian e De Guice ci viene mostrata in un turbinio fluido di eventi, in costante crescendo. Le emozioni sono numerose e come un fiume in piena travolgono il pubblico esterrefatto. Un susseguirsi di canzoni, coreografie, scenografie, costumi e interpretazioni che restano nel cuore e negli occhi, complice, ovviamente, uno script non originale che permea nel tessuto della narrazione e che, fedelmente, rimane ancorato alle origini. Certo le novità ci sono, su tutte la scelta di optare per un Cyrano che, anziché essere timoroso di dare sfogo all’ardere del proprio amore a causa di un naso accentuato, ha come “deficit” l’essere un nano. La scelta è singolare, ma resta efficace e arriva sia allo spettatore già conoscitore dell’originale, sia a quello neofita.
La messa in scena, ovviamente, viene resa grazie all’ottima performance di Dinklage. L’attore divenuto celebre grazie al Trono di Spade, riesce a catturare l’essenza della figura nata dalla penna di Rostand, deliziandoci con un proprio gusto artistico di primissimo ordine. I merletti, come detto ad inizio proiezione, sono assenti, ma la personalità, l’ardore, il coraggio e l’intelligenza bastano per poter rendere Cyrano un gigante dinnanzi alla nobiltà povera e vana. Effige di un mondo imbellettato, ma privo di gusto, circondato da arte morente, compresa realmente solo da un cadetto armato di fioretto.
Lo scontroso spadaccino e poeta è una forza della natura. Un personaggio così romanticamente indissolubile dal proprio Io, e unicamente anomalo allo stesso tempo, che meriterebbe fiumi d’inchiostro per poter essere descritto degnamente.
La direzione di Wright è chiara, pulita e ricchissima di preziosismi. Le sequenze italiane, girate tra Palermo e il resto della Sicilia, sono un vero spettacolo visivo. Una perfetta cornice che racchiude un quadro da poter mostrare durante qualsiasi evento.
Il pubblico in sala diventa, da iniziale spettatore cinematografico, un teatrante alle prime armi che prova a fare da suggeritore per gli artisti in scena. Si tramuta in ballerino senza gambe, incapace di muoversi, ma amabilmente rapito dalle sinfonie composte dai The National. Si cela dietro la maschera di un poeta senza voce, avvolto dalle parole che scrosciano dalle labbra dei protagonisti. Inerme, ma ricco di amore e dolore. Perché è questo che fa il suo Cyrano. Ti cattura. Ti senti parte di un’opera nata sul finire dell’800, ma incredibilmente attuale.
Una piccola perla che resta nel cuore e nella testa. Un’esperienza che, per molte sfaccettature, può ricordare quanto accaduto con La La Land o Les Misérables. Le melodie si ripetono, ci struggono e il turbinio di avvenimenti prosegue davanti ai nostri occhi.
Wright comprende come farci arrivare ogni singola emozioni e la caratterizzazione dei personaggi, basata su una costruzione granitica, consolidata nel tempo, avviene frame dopo frame, offrendoci un’evoluzione costante, ma che si sviluppa inconsciamente. Non è un problema, anzi tutt’altro. Le figure in scena sono scritte e interpretate talmente bene da apparire comprensibili sin dalle prime sequenze. Non ci dobbiamo arrovellare con il susseguirsi degli eventi, ma ci basta sedere e godere. Non serve conoscere l’originale per capire cosa rappresenti il triangolo tra Roxanne, Christian e il cadetto poeta.
Il Cyrano di Joe Wright è una tempesta di colori, costumi, immagini e poesie che si adagiano su di un fiume melodico. Un ballo tra amore e sofferenza che strugge l’anima e il cuore, capace di potersi meritare il fregio di aver “onorato” l’opera originale. Nessun eccesso di zelo da parte del cineasta londinese, il quale, affidando tutto alle eccezionali interpretazioni di Dinklage e Bennett, gli cuce addosso un vestito cinematografico che rapirà il pubblico. Una poesia sul grande schermo che celebra ogni arte.