Almeno venti uscite in Activision-Blizzard: terremoto nell’organigramma societario dopo lo scandalo
L’impressione è che tutto ciò fosse inevitabile: lo scandalo e la conseguente causa legale contro Activision-Blizzard ha portato al terremoto nei ranghi dell’azienda. Sono infatti almeno venti le persone che si sono “allontanate” dalla società, in maniera più o meno volontaria, ed altrettante sono state pubblicamente redarguite dalla compagnia.
In una lettera indirizzata allo staff di Activision Blizzard, la chief compliance officer Frances Townsend ha spiegato che oltre venti sviluppatori di giochi e qualche supervisore sono “usciti” dall’azienda, mentre altri venti hanno affrontato diversi tipi di sanzioni disciplinari. Va tuttavia segnalato che i membri del consiglio di amministrazione di Activision-Blizzard rimangono invariati. Townsend ha dichiarato anche che Activision Blizzard non ha ancora soddisfatto tutte le richieste dei suoi dipendenti, ma sono in arrivo ulteriori cambiamenti. Ha anche affermato che il CdA di Activision e il CEO Bobby Kotick le hanno dato “carta bianca” per riformare la società.
Insomma, siamo di fronte a un tentativo, da parte della major videoludica, di ripulire la propria immagine dopo lo scandalo che ha coinvolto la compagnia. La domanda è se basteranno le azioni intraprese per riportare l’immagine della compagnia su livelli accettabili.
Dallo scandalo alla causa legale: cosa è successo in Activision-Blizzard
Come riportato lo stato della California, dopo due anni di indagini condotte dal California Department of Fair Employment and Housing, ha denunciato ufficialmente lo studio di sviluppo di Activision Blizzard. Il motivo? Abusi e molestie sessuali, nonché maltrattamenti e disparità di retribuzione, perpetrati ai danni delle proprie collaboratrici.
Nel mentre, oltre 1500 impiegati hanno firmato una lettera di intenti per protestare conto questo stato di cose nei confronti dell’azienda. Sotto accusa ci sono soprattutto le parole della sezione legale della compagnia, che ha cercato di minimizzare la vicenda, utilizzando toni di accusa contro le vittime degli abusi.