La scuola in letteratura: Vita Nostra riscrive un archetipo della formazione
Vita Nostra, opera ucraina pubblicata per la prima volta nel 2007, unisce al pari di molti predecessori i mondi dei libri e della scuola. La scelta di mescolare il luogo dell’istruzione con la letteratura non è certo una novità, specie per quel che riguarda il romanzo di formazione.
Il Bildungroman, così come è noto nella sua accezione germanica, è uno di quei generi che, seppure in diverse forme, sono sempre esistiti nella lunghissima storia della letteratura. A modo loro persino le Argonautiche possono essere viste come un racconto “formativo” e chissà quante altre opere del passato, lette con l’occhio critico di oggi, potrebbero essere incluse nella categoria.
La pubblicazione di Vita Nostra non sembra subito riconducibile a un romanzo di formazione. Il romanzo di Maryna e Serhiy Dyachenko affronta la tematica in maniera nuova, oscura. A tratti disturbante. La storia di Aleksandra, costretta a frequentare un istituto dove non è in grado di capire i libri di testo e dove le vengono chiesti esercizi apparentemente privi di logica, in un certo senso ribalta l’archetipo tranquillizzante della scuola come luogo di formazione.
E, paradossalmente, proprio questa sensazione di straniamento, pare avvicinare alla realtà la fantasia del romanzo. Ma, prima del libro ucraino, la scuola era stata a lungo un luogo di riferimento per i romanzi di formazione. Sin dalla codificazione del genere, nasce negli autori un desiderio di sfruttare le aule scolastiche come luogo per raccontare la crescita dell’individuo.
In fondo la scuola è il primo luogo dove si formano le persone. Un mondo nel mondo dove ognuno di noi ha provato le prime delusioni, affrontato i primi fallimenti e i successi. Tra le mura scolastiche abbiamo scalato molti muri che ci hanno permesso di crescere. Perché non approfittare allora dell’uscita di Vita Nostra per parlare della scuola come luogo topico del romanzo di formazione? Ripercorriamo, attraverso alcuni esempi, i cardini della vita scolastica divenuti esempio di Bildungroman.
La nostra vita tra i banchi di scuola: una questione di Cuore
Il romanzo di formazione viene codificato e riconosciuto come genere a sé nell’ultimo scorcio del Secolo XVIII. Possiamo quindi iniziare a tracciare un suo percorso tra i banchi scolastici in seguito a quella data. Gli esempi di vita scolastica nella storia del romanzo sono diversi, e iniziano già a fiorire nel corso del Secolo XIX. Ne è un esempio Tempi Difficili di Charles Dickens, nel quale la grigia scuola del maestro Thomas Gradgrind occupa una parte rilevante della narrazione.
Nell’Ottocento è tuttavia l’Italia a fornire due esempi celebri di romanzi di formazione, in cui la scuola diventa cardine delle vicende. Il primo è Le avventure di Pinocchio, celeberrimo romanzo di Carlo Collodi che vede al suo interno la crescita dell’omonimo protagonista. Proprio la scuola costituisce una parte importante nella formazione del burattino e, quindi, anche della nostra vita di lettori. Al suo andare bene negli studi è subordinata la possibilità di diventare un ragazzo vero. Cosa che non riesce solo per l’ultima estrema tentazione costituita dal Paese dei Balocchi. Nonostante questo, Collodi veicola con forza il messaggio che la formazione intellettuale vada di pari passo con la crescita dell’individuo.
A raggiungere l’acme di questo concetto nella letteratura italiana di fine Ottocento è probabilmente il Cuore, celebre libro di Edmondo De Amicis, destino comune di molti giovani italiani fino ai primi anni Novanta dello scorso secolo. Nel suo libro l’autore non fa certo mistero del suo scopo principale. Formare le prime vere generazioni di italiani. Gli anni in fu dato alle stampe il romanzo, sono gli stessi che vedono la crescita intellettuale dei primi giovani nati nel Regno d’Italia. Attraverso le esperienze vissute a scuola da Enrico ne vediamo anche la crescita. Il suo percorso sotto la guida del maestro Perboni lo mostrano mentre matura una maggiore consapevolezza di sé e del suo posto nel mondo di allora.
Questa è sia la grande forza che il motivo principale per cui il Cuore appare oggi come un libro datato. De Amicis non esita a mettere in mostra sentimenti di patriottismo che, per quanto genuini, a noi italiani del Secolo XXI appaiono, nel migliore dei casi, superati. Calarsi ora nella realtà del Cuore ci appare difficile, sia per la distanza di valori che per la concezione stessa dell’istruzione dell’epoca. Basti pensare al fatto che la classe di Enrico sia esclusivamente maschile. Figlia di un tempo in cui l’istruzione femminile era vista come qualcosa di separato, ancora difficile da accettare. Senza contare quanto gli ideali borghesi dell’epoca siano difficili da accettare anche oggi. Franti sarebbe stato ancora un bulletto se avesse vissuto la stessa vita di Derossi? E quest’ultimo sarebbe stato lo stesso il primo della classe crescendo nel sottoproletariato torinese di quegli anni? Ai lettori la sentenza.
Anni ruggenti
Il concetto che gli anni della formazione scolastica siano centrali nella vita dei giovani non svanisce nel tempo. La letteratura del Novecento mantiene inalterata questa idea, pur presentandola in contesti e modi differenti. La scuola è ciò che spinge Paul Bäumer ad arruolarsi nella Grande Guerra in Niente di Nuovo sul fronte occidentale. Ed è ciò da cui fugge il protagonista de Il Giovane Holden.
In entrambi i casi, per motivi estremamente diversi, la scuola si mostra nel suo aspetto più negativo, luogo di plagio intellettuale per Paul e di fallimento per Holden. Eppure è innegabile che, pur in maniera atroce, essa svolga un ruolo fondamentale nella vita dei due giovani.
Gli anni della formazione diventano anche occasione di una riflessione a posteriori, da adulti. Ne è un esempio il personaggio di Watanabe Tōru in Norwegian Wood, che in un momento di difficoltà rifletterà sulla sua vita negli anni da studente, vedendo in essi uno snodo importante nelle decisioni che lo hanno portato al suo presente. Gli amori di Tōru negli anni dell’università, così come i racconti tragicomici sul suo compagno di stanza, sono entrambi parte della sua vita. Tasselli della sua formazione.
La scuola, insomma, è un crocevia di scelte e decisioni che la letteratura di ogni genere ha sempre sfruttato per proporre la crescita di un giovane. Perché al suo interno esiste una magia, spesso sfruttata in maniera quasi letterale.
Scuola di magia, scuola di vita: Harry Potter come parte della nostra crescita
Le scuole di magia nel fantasy rappresentano un topos nel topos. Sono state molte le strutture destinate ad accogliere i giovani maghi per dar loro i rudimenti nell’Arte e, accanto a essi, quelli nella vita di tutti i giorni. Certo, non sempre la scuola è un luogo di successi. Per persone come Ged lo Sparviere, protagonista dei romanzi di Earthsea, essa rappresenta il luogo del suo peggior errore e il suo più grande fallimento. Per Raistlin Majere in Dragonlance è invece un luogo tanto di frustrazione quanto di rivalsa, il posto dove può dimostrare la sua superiorità, in barba al tardo maestro Theobald e ai compagni che lo odiano.
Tuttavia, se parliamo di scuola di magia, per la maggior parte di noi il primo nome a balenarci in mente è Hogwarts. L’opera di J.K. Rowling si compone a tutti gli effetti come un romanzo di formazione in sette volumi. La crescita di Harry Potter, nel corso della saga, si struttura anche attraverso le lezioni e le sfide che la scuola gli pone davanti.
Apprendere un nuovo incantesimo o superare la sfida costituita dai complotti di Voldermort costringono Harry a migliorare il suo carattere poco alla volta. Il giovane, nel corso dei sette anni di studi, cambia profondamente. Dal ragazzo mite e insicuro visto nel primo romanzo, acquisisce poco alla volta maggiore consapevolezza dei suoi mezzi. Diventa un mago capace, in grado di apprendere ma anche di trasmettere quanto appreso.
Ciò che però contraddistingue Hogwarts rispetto alle altre scuole di magia è la capacità di Rowling di trasmettere tutti gli aspetti della vita scolastica, anche quelli che non fanno propriamente parte dello studio. Le amicizie, i primi amori, le rivalità che si sviluppano nelle aule di scuola, le antipatie verso un docente e il desiderio di figurare bene per un altro, sono una parte della nostra vita a scuola che Harry Potter riesce a trasmettere.
La lezione di Vita Nostra: il lato oscuro della formazione
Torniamo dunque al punto di partenza, al romanzo ucraino del 2007 che Fazi Editore ha da poco pubblicato anche in Italia. Vita Nostra è un romanzo di formazione atipico, in primo luogo per la strana scuola che si trova al centro delle sue vicende. L’Istituto di Tecniche Speciali dove studia Aleksandra Samochina non è qualcosa di paragonabile agli altri luoghi di apprendimento letterari. I libri sono incomprensibili, i docenti e i compagni di corso più avanzati non vogliono dare spiegazioni, e lo studio sembra mutare mentalmente e fisicamente le persone.
Il romanzo di Maryna e Serhiy Dyachenko mostra forse il lato più crudele della scuola. Gli anni della formazione sono anni di turbamento e trasformazioni, fisica, emotiva e intellettuale. Aleksandra, nello studiare sulle pagine dei suoi libri, finisce per conoscere cose che la cambiano per sempre, non solo a livello culturale. Il suo corpo muta, così come il suo carattere. Qualcosa che possiamo vedere come una metafora della pubertà affrontata da ogni essere umano nel corso degli anni scolastici.
Ma vedere Vita Nostra come una mera metafora di crescita sarebbe sbagliato. La storia di Aleksandra è una storia violenta. Una storia fatta di coercizioni, di scelte che la protagonista non ha potuto fare. In questo il romanzo incarna forse il lato più oscuro della formazione di un individuo. I conflitti, le rinunce, i plagi dei docenti, le contraddizioni che le persone devono vivere costantemente nel corso della loro esistenza.
La scuola è anche questo. Un luogo e un periodo della nostra vita in cui siamo costretti a cambiare, a scendere a patti con il mondo e diventare qualcosa di diverso. Per noi questo può voler dire perdere i sogni infantili e le ambizioni di gioventù. Per Aleksandra il cambiamento è fisico e mentale, imposto da qualcuno e poi inseguito, quasi fosse l’unica via di fuga da una realtà sempre più priva di significato.