Speculative fiction sociale, distopie e mecha nei fumetti post-apocalittici italiani
Raccontare la fine del mondo è una tendenza ormai appurata tanto nella cinematografia (Visioni dell’apocalisse. L’immaginario cinematografico della fine del mondo, Mimesis Edizioni) quanto nella narrativa di cui abbiamo fin troppi esempi e ultimamente anche nella saggistica (Raccontare la fine del mondo. Fantascienza e antropocene, Nottetempo Edizioni). Per i fumetti post-apocalittici allo stesso modo molti sono gli esempi nell’editoria straniera, ma in Italia il tropo catastrofico sembra meno abusato. Tuttavia è interessante pensare e immaginare un’Italia al rovescio, vittima di disastri ambientali a cui conseguono disordini sociali e culturali.
Un tentativo speculativo per teorizzare la nostra penisola nel caos dei cambiamenti climatici, perpetrato con un intento divulgativo, è il libro di Telmo Pievani e Mauro Varotto Viaggio nell’Italia dell’Antropocene. La geografia visionaria del nostro futuro. I due studiosi italiani creano una proiezione, in base a dati e ricerche, dell’Italia accelerazionista e futura sopposta a secoli di sfruttamento umano. Le mutazioni ambientali creano una nuova geografia che ai nostri occhi sembra fantascientifica eppure in questo viaggio nel futuro apprendiamo le possibili conseguenze della presenza antropica in Italia.
Teorizzare un mondo postapocalittico non è semplice. Perciò abbiamo selezionato tre fumetti post-apocalittici che partono da un semplice spunto: “come sarebbe il mondo o l’Italia se le cose cambiassero completamente?”. Questi futuri, o presenti alternativi e ucronici, ci mostrano scenari interessanti, grotteschi, dolorosi e immaginifici. La fine del mondo, o la fine dell’Italia, sembra essere una condizione radicata in vari aspetti. C’è un ribaltamento delle dimensioni intimiste, delle involuzioni culturali o addirittura una mitopoiesi nata dalle macerie della civiltà. Come insegna il postulato fondamentale di Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” allora anche dall’apocalisse può sorgere una nuova Genesi.
Troppo facile amarti in vacanza
Linda (soprav)vive in un’Italia distopica e strozzata dal cambiamento climatico e dall’innalzamento del livello delle acque. Questo paese piegato dagli eventi catastrofici ha messo in luce anche il lato peggiore della popolazione (un po’ come succede ai naufraghi de Il signore delle mosche di Golding). Un popolo bigotto ancorato alle facili retoriche del “noi contro loro” e della violenza sulle donne e sulla prevaricazione degli ultimi. Linda deve andarsene da tutto questo.
In Troppo facile amarti in vacanza, edito da Bao Publishing, Giacomo Bevilacqua con un respiro alquanto disilluso mette in evidenza i problemi incurabili del nostro paese. Soprattutto quei problemi politici, economici e sociali che fanno dibattere l’utente medio dei social. L’Italia di Bevilacqua, dipinta con splendide tavole dalla delicatezza cromatica, è un inferno in cui è impossibile mettere radici. Un inferno didascalicamente raccontato anche attraverso i vizi capitali dei personaggi secondari; perché l’apocalisse reale diventa morale.
Seppure i dialoghi e le situazioni raccontate siano un po’ troppo ingenue e fin troppo telefonate, Bevilacqua riesce benissimo nelle tavole mute, dove i disegni spogliati dai dialoghi sono ancora più vividi. Linda attraversa una Roma in macerie dal fascino primordiale a cui è impossibile resistere. Il suo cammino attraverso il grigio del mondo per raggiungere la serenità è frastagliato ma nutrito dalla speranza. Tra i fumetti post-apocalittici italiani è forse il lavoro più luminoso e adatto a tutti i tipi di lettori.
L’ultimo arrivo dei fumetti post-apocalittici, Geist Maschine
Ceccotti sempre per Bao Publishing ha confezionato un magistrale tomo che entra subito tra i fumetti post-apocalittici italiani migliori del 2021. Geist Maschine è una storia post-catastrofica la cui estetica è orchestrata alla perfezione nonostante le molteplici influenze nipponiche alla Miyazaki e quelle occidentali delle civiltà distrutte. Un pianeta-terra di nessuno la cui natura florida ed esotica riempie le tavole di una potenza cromatica annichilente per il lettore. Questo altrove narrativo è disseminato di “antiche macerie” robotiche di macchine fantasma ormai in disuso in cui i sopravvissuti trovano rifugio. Le geist maschine sono i totem di un mondo estinto ma anche una risorsa per sopravvivere al nuovo mondo.
Il catastrofico mondo di Ceccotti si discosta da altri fumetti post-apocalittici perché il rapporto tecno-natura è solido e inserito alla perfezione nell’ambientazione. Il sincretismo ecologico e progressista ritrae un mondo dove l’umanità ha riscoperto la sacralità, un nuovo misticismo della natura meccanica. Non solo, ma l’apocalisse che ha spazzato via l’umanità del passato continua a non risparmiare i sopravvissuti che sono indifesi verso un’ecosistema aggressivo o altri umani pericolosi. Apocalissi interiori subentrano nella complessa caratterizzazione dei personaggi e sovrastano, con il lutto e la tristezza, le stesse macerie dei cataclismi.
L’impostazione delle tavole di questo primo volume è semplicemente perfetta. Splash page imponenti narcotizzano il lettore con la loro bellezza, mentre altre vignette incasellate in immagini più grandi sembrano gravitare attorno a un contesto narrativo dipanato dal sottofondo. Forse si scopre che questa è l’Italia, con i “mecha”, con il collasso ipertecnologico ma dal design vertiginoso. L’estetica del disastro di Ceccotti è semplicemente titanica.
La terra dei figli
Tra i fumetti post-apocalittici La terra dei figli è sicuramente una delle opere più iconiche del genere, e tra le più apprezzate dell’ultimo periodo. L’Italia-mondo di Gipi è una realtà anomala oscura e morbosa, sfibrata e decadente. Ogni cosa sembra infetta e la terra dei figli è una palude in cui un padre e i suoi ragazzi sopravvivono al freddo e l’umidità. Intorno a palafitte e zone d’erba esistono nell’ombra altri sopravvissuti all’apocalisse che ha portato il mondo dietro nel tempo. Sono figure sinistre, allucinate, figlie del terrore e schiave della paura.
Il disegno di Gipi è sporco e fuligginoso, come i suoi personaggi che si nutrono di scarti e non si lavano. Questo fascino arcano e fangoso dona al fumetto della Coconino Press un’aura corrosiva e malsana. I figli sono personaggi meschini ma anche ingenui e attaccati a uno strano ibrido di amore/odio per il loro padre autoritario e che tutti i giorni compila il libro segreto. Quanto il libro delle sacre scritture con le sue catastrofi bibliche anche il libro del padre sembra mettere in atto l’avverarsi di una micro-apocalisse dentro la palude che porterà alla morte e al dolore.
Gipi racconta lo sfacelo e la disillusione, un futuro non troppo lontano dove soltanto i fanatici o gli emarginati sopravvivono. Nuove religioni sorgono per prendere il controllo delle vestigia delle civiltà spazzate via dalla follia. Un’epopea di sangue ed escrementi, La terra dei figli è una escalation continua di bassezze umane e forse tra i fumetti post-apocalittici l’opera più densa e coerente.
Tra le opere intraviste brevemente si sono potute scorgere possibilità narrative estremamente diverse. Critica sociale, mitologia della sopravvivenza e l’individualismo violento dei personaggi. Modi diversi, stili diversi, autori agli antipodi che analizzano la fine del mondo con sensibilità così dissonanti eppure complementari.