Da sempre siamo attratti e respinti da mostri e creature impossibili, e per questo le ricerchiamo nei bestiari
no dei regali più belli che si può fare a un bambino è un atlante degli animali. Se arriva all’età giusta, quando il piccolo è in quella fase di curiosità genuina e meraviglia facile, un libro che contiene centinaia di immagini di animali da tutto il mondo con le loro caratteristiche può scatenare un’esplosione di emozioni tale da condizionare la sua sensibilità per tutta la vita, anche quando non sarà più un bambino. Ma può capitare che il bambino (o non-più-bambino) rimanga talmente affamato di sense of wonder che non gli basteranno più le notizie sugli animali esistenti nel mondo: vorrà conoscere anche quelli che non esistono. Leggende, chimere, mutanti… in una parola: mostri, che possiamo trovare raccolti nei bestiari.
Introduzione alla teratologia
Che cos’è un mostro? Oggi siamo abituati all’uso di questa parola, che viene utilizzata spesso in senso figurato per indicare anche qualcosa di spaventoso e abominevole, come sono “mostri” i vari criminali della cronaca nera. Ma l’etimologia della parola ci rimanda al latino monstrum da cui si ricava anche il verbo “mostrare”, perché in questo senso il mostro è un prodigio, qualcosa di straordinario che compare come manifestazione di un mondo sconosciuto, lontano o completamente inaccessibile, e può rappresentare anche un monito divino. Nell’ambito di questa interpretazione dei mostri nascono i primi bestiari medievali, raccolte di raffigurazioni di creature mitologiche che sono più rappresentazioni allegoriche di valori e virtù, piuttosto che tentativi di raccogliere sistematicamente informazioni su creature viventi.
Con il passare dei secoli però l’approccio culturale cambia. L’intento allegorico viene gradualmente messo da parte e l’interesse diventa sempre più naturalistico e divulgativo. Naturalmente in un’epoca in cui non esistevano fotografie e le conoscenze di biologia erano rudimentali rispetto al livello attuale, era difficile separare con certezza la verità dalle supposizioni, i resoconti dalle leggende, la ricerca dal folklore. Ciò non di meno, il rigore con qui questi compilatori si sono dedicati allo studio oggettivo dei mostri è del tutto paragonabile ai parametri odierni di peer review richiesti dalla comunità scientifica. Era nata una nuova disciplina, al confine tra naturalistica e criptozoologia: la teratologia, lo studio dei mostri, intesi come creature anomale di qualunque origine: animali, vegetali, umani o… inclassificabili.
Appartiene a questa tradizione il Monstrorum Historia, storico bestiario dei mostri di inizio 1600 compilato da Ulisse Aldrovandi (ma pubblicato solo dopo la sua morte), che è stato di recente recuperato da Moscabianca Edizioni, in una nuova traduzione dal latino e riadattamento di Lorenzo Peka. Le oltre mille pagine di Aldrovandi, già raccolte e organizzate dal discepolo Bartolomeo Ambrosini, sono state in questa edizione condensate eliminando elenchi e sezioni ridondanti, mantenendo però lo spirito originale dell’opera. Il volume non si limita a raccogliere le raffigurazioni animali mostruosi e umani deformi (per molti dei quali oggi esiste una definizione clinica) ma riporta anche i testi dell’autore, un’accurata trattazione che include biologia, anatomia, filosofia, alchimia, astrologia, indissolubilmente legate nel tentativo di spiegare i mostri presenti nel bestiario.
Sempre nel catalogo Moscabianca troviamo anche Il codice delle creature estinte, opera decisamente più moderna e pulp, che prende però come base il modello del bestiario mostruoso e inventa la figura di Spencer Black, teratologo di fine ottocento che raccoglie nel suo Codex Extinctorum Animalium dati e tavole anatomiche di bestie mitologiche come arpie, sirene, fauni e grifoni. Il libro in questo caso si divide tra il bestiario dei mostri e la biografia dell’autore fittizio, che assume a sua volta risvolti weird e uncanny.
Cenni di biologia speculativa
Ma i mostri non sono solo quelli delle leggende e i bestiari non arrivano solo dal passato. Almeno, non solo dal nostro. Allo stesso modo in cui i teratologi impiegavano le conoscenze della loro epoca per spiegare l’origine dei mostri, gli scienziati di oggi possono tentare di immaginare epoche diverse dalla nostra, proiettando la speculazione all’indietro o in avanti. È il caso per esempio di After Man: a Zoology of the Future, ideato dal paleontologo Douglas Dixon e illustrato da vari artisti. In questo volume si immagina in che modo possa procedere l’evoluzione nei prossimi cinquanta milioni di anni, a partire dalle poche specie sopravvissute all’estinzione di massa in corso alla fine dell’antropocene. Gli animali ottenuti in questo modo sono ibridi di cui possiamo riconoscere singoli tratti che appaiono però accoppiati in modo errato, non diversi dalle chimere medievali.
Ancora più uncanny è però il lavoro successivo di Dixon, Man After Man, in cui lo stesso esercizio viene applicato all’uomo. Stavolta quindi siamo noi stessi l’oggetto dell’evoluzione accelerata, giustificata da catastrofi naturali o ingegneria genetica. La specie umana si frammenta in decine di sottospecie adattate ad ambienti differenti, in un mondo in cui la tecnologia che ci ha sostenuto per millenni è venuta meno. Un progetto simile, ma ancora più disturbante nelle raffigurazioni, è All Tomorrows di C.M. Kosemen che immagina a sua volta le possibili evoluzioni dell’uomo fino a un miliardo di anni nel futuro. In questo caso il libro ha anche una premessa narrativa, con l’umanità che è stata sconfitta in una guerra cosmica da una specie aliena che schiavizza i sopravvissuti e li isola su centinaia di pianeti diversi, mutandone l’aspetto e l’intelligenza. Da dominatori della galassia diventiamo quindi fauna locale, mostri deformi che però, a un livello quasi subliminale, riconosciamo come nostri simili.
Sempre opera di Kosemen troviamo anche All Yesterdays, che rivolge la lente nella direzione opposta. Questo bestiario non si rivolge strettamente ai mostri intesi come creature immaginarie, ma a quelli che sono a tutti gli effetti animali esistenti, per quanto inconoscibili: dinosauri e altre creature del passato. La prima parte del libro cerca infatti di raffigurare dinosauri in modo alternativo rispetto ai canoni della paleoarte, per scardinare i paradigmi iconografici a cui siamo abituati. Ma ancora più sorprendente è la seconda parte, in cui animali di oggi vengono rappresentati come se ne conoscessimo solo i fossili, applicando alla loro anatomia scheletrica gli stessi parametri con cui vengono ricostruiti dinosauri e altri animali estinti. C’è qualcosa di profondamente uncanny nel vedere quanto differenti sarebbero conigli, gatti, aironi e ippopotami se pensassimo a loro come di solito pensiamo ai dinosauri.
Anatomia dell’uncanny
All’estremo opposto dei bestiari di mostri, ovvero del tentativo di trovare un senso a ciò che appare inspiegabile, ci sono anche atlanti che non hanno la minima pretesa di dare informazioni, ma si limitano soltanto a far sorgere domande e stimolare sensazioni contrastanti di meraviglia e repulsione nel lettore. Uno di questi testi è il Codex Seraphinianus, pubblicato nel 1981 da Luigi Serafini e diventato presto un cult mondiale. Il volume affianca pagine di testo indecifrabile (impossibile sapere se l’alfabeto utilizzato abbia davvero un senso) a tavole che raffigurano strane… cose. Umani, animali, piante, oggetti, tutto si mescola e si trasforma da uno stato all’altro provocando un generale senso di straniamento. Le forme a volte sono solo suggerite, la logica è sfuggente, le interpretazioni molteplici e probabilmente tutte sbagliate. Il Codex Seraphinianus è un piccolo gioiello di metodica follia, uno di quei testi che, se venisse riscoperto tra qualche secolo, accenderebbe un discreto dibattito tra gli storici del futuro.
Siamo partiti per questo excursus sui bestiari di mostri dal monstrum, cioè dal prodigio. E forse a questo punto per chiudere il cerchio non possiamo evitare di includere anche un codex che cerchi proprio ciò che di prodigioso abbiamo già intorno, senza doverlo andare a ricercare nelle virtù teologali o nell’evoluzione radicale: gli animali veri. Il libro degli esseri a malapena immaginabili di Caspar Henderson si autodefinisce un bestiario moderno, perché riprende proprio l’approccio multidisciplinare dei teratologi, e parte dalle creature più incredibili (in questo caso creature reali ed esistenti, di cui abbiamo esemplari, fotografie e ricerche) per raccontarne le caratteristiche e poi estendere la trattazione su argomenti di biologia, chimica, ecologia, geologia, neuroscienze, filosofia, mistica. A partire da animali “ordinari” come tartarughe e polpi, per arrivare ai più curiosi axolotl e i tardigradi, passando anche di sfuggita dagli esseri umani, ogni creatura è lo spunto per parlare delle meraviglie dell’evoluzione, dell’universo, della mente.
Non sappiamo se Aldrovandi, Serafini, Kosemen e Henderson da bambini abbiano ricevuto in regalo un atlante degli animali. Ma sicuramente grazie a loro possiamo provare di nuovo quell’esplosione di meraviglia che ci spinge a osservare il mondo con curiosità e stupore, a porci domande e utilizzare gli strumenti a nostra disposizione per cercare le risposte. I bestiari di mostri ci servono a questo, e non fa differenza che siano stati compilati da teratologi, paleontologi o filosofi.