Il ritorno di Jax in Elex 2, con la speranza che i giochi Piranha Bytes non cambino mai
uando a giugno dello scorso anno, il team tedesco di Piranha Bytes (PB) svelò al mondo di essere al lavoro su Elex 2, non furono pochi coloro che rimasero spiazzati dalla notizia. Il primo capitolo, pubblicato nell’Ottobre del 2017, non convinse una grossa fetta di pubblico e anche la critica non fu particolarmente lusinghiera, giudicandolo sufficiente se non addirittura mediocre. Ma lo era veramente? Aveva così tanti difetti da meritare una così bassa considerazione e valutazione, o molto più semplicemente non rispondeva a quelli che sono i moderni canoni del genere RPG? La risposta la troviamo nel marchio inconfondibile dei giochi Piranha Bytes.
Elex era – ed è ancora – la rappresentazione perfetta di quello che potremmo definire il “Piranha Bytes style.” A quattro anni di distanza dal capitolo finale di Risen e a poco più di una decina da quello di Gothic, il team di sviluppo presentò ai fan una nuova avventura, un nuovo mondo di gioco e un nuovo protagonista – stavolta anche dotato di un nome! Ma ciò che stupì più di tutto fu l’ambientazione: per la prima volta nella loro storia, il team tedesco cambiò direzione virando verso le – spesso turbolenti – acque del genere sci-fi. Agli elementi tipici dei più classici RPG di stampo fantasy/medievaleggiante, gli sviluppatori e le sviluppatrici di PB affiancarono meteoriti, alieni, viaggi nello spazio, jetpack e armi che sparano raggi laser. Come detto, novità non da poco se si guarda alle loro passate produzioni.
C’è un particolare in tutto questo che, personalmente, trovo molto interessante: quando venne annunciato il primo capitolo di Elex, la fanbase dello studio di sviluppo ne fu entusiasta. Basta scorrere i commenti sotto il trailer per capire che non era un entusiasmo legato al semplice trailer in CGI, ma piuttosto a una sorta di garanzia data a quei giocatori. A ogni passo compiuto nel filmato, Jax, protagonista di Elex, presentava le nuove fazioni e i fan di vecchia data già sapevano cosa si sarebbero trovati davanti: un nuovo e vasto mondo da esplorare, decine di nuovi personaggi con i quali interagire, missioni su missioni, trame, sottotrame, complotti, intrighi e, al centro di tutto, un eroe (un tempo senza nome) destinato a salvare il mondo da una misteriosa minaccia. Di nuovo.
“Magalan, culla di una civiltà di milioni di persone… finché non fu colpito da una cometa”
Sin dalle prime battute, il mondo di gioco di Elex si presentò esattamente come tutti i suoi predecessori: un luogo estremamente suggestivo e altrettanto pericoloso, estremamente pericoloso, tanto da far sentire inadeguati anche a compiere delle semplici esplorazioni nelle prime aree di gioco. Ad aggravare la situazione un combat system reso – forse inutilmente – complesso, che ha portato non pochi giocatori a interrompere la propria avventura o a non iniziarla del tutto. Eppure, una volta presa familiarità con i comandi e le meccaniche di gioco, è difficile non restare affascinati o anche solo incuriositi dal mondo di Magalan. Al di là del design – e tutto si può dire ai PB tranne che non sappiano realizzare ambientazioni suggestive – ciò che cattura l’attenzione è la narrazione, la storia di quel pianeta così profondamente segnato da un evento così catastrofico.
Il misterioso meteorite che colpì la superficie planetaria, non portò con sé solo devastazione e morte, ma anche una risorsa aliena: l’elex. I superstiti scampati al disastro, si divisero in quattro fazioni diverse, ciascuna con una propria visione del mondo e delle potenzialità offerte dalla nuova risorsa che, infatti, poteva essere usata per alimentare macchine, armi da fuoco e mech da guerra, come fecero i Chierici, ardenti seguaci del dio Calaan; poteva esser miscelata ad altre sostanze per la realizzazione di droghe in grado di potenziare il corpo dei Fuorilegge, fazione interessata unicamente al profitto personale; oppure ancora poteva esser purificata e trasformata in mana, risorsa principale utilizzata dai maghi dei Berserker, ultimo baluardo di Madre Natura, intenzionati a riportare la vita sul pianeta e a debellare ogni forma di tecnologia.
Alle tre fazioni appartenenti a quello che viene definito il Popolo Libero, se ne antepose una quarta: le Albe. La più grande, la più importante, nonché la più spietata. Nato da un gruppo scissionista dei Chierici, il popolo delle Albe fu il primo che riuscì a controllare e dominare gli effetti dati dall’assunzione diretta di elex. Sebbene il corpo ne venisse potenziato in molti aspetti – forza, velocità, resistenza – per molti significò la morte, e per i sopravvissuti una dipendenza totale e la soppressione di ogni singola emozione. Freddi, calcolatori potenti e spietati, le Albe tentarono di soggiogare e schiavizzare le altre fazioni, al solo scopo di ottenere tutto l’elex presente nel pianeta, incluso quello estratto dal corpo umano tramite un processo di conversione non volontaria.
Tra le punte di diamante del loro esercito troviamo lui: il Comandate Jax, protagonista di Elex, alter ego del giocatore, tradito da coloro che chiamava fratelli, inizialmente spinto dalla sete di vendetta e armato con un potentissimo tubo di piombo. Un passo avanti rispetto al bastone di legno dell’Eroe Senza Nome di Gothic, ma il look canottiera e pantalone resta ed è probabile che resterà così anche nel futuro dei titoli targati Piranha Bytes.
Stessa storia, stesso posto… stesso Elex?
Facciamo un doppio salto temporale e spostiamoci di qualche anno sia nel mondo reale che in quello di Magalan. Il 15 Giugno 2021, il team di PB – ora forte dell’acquisizione da parte di THQ Nordic nel 2019 – annunciò ai giocatori il ritorno di Jax, e lo fece con un breve trailer accompagnato da un brano confezionato e interpretato appositamente per il gioco da Jonathan Davis – si, quel Jonathan Davis, il frontman dei Korn. Esattamente come il filmato d’annuncio del primo Elex, anche stavolta venivano presentate ai giocatori le “nuove” fazioni, alcune delle quali già note ma in qualche modo diverse, e non solo nel design. Lo stesso Jax apparve diverso, più vecchio, apparentemente più stanco e indubbiamente più stressato. Sulle orme del Comandante Shepard di Mass Effect, infatti, anche il nostro eroe si ritrova a vestire i panni del tizio che non viene ascoltato dai potenti del mondo mentre tenta di avvisarli di un’imminente minaccia aliena, neanche quando questa si concretizza in un enorme buco viola apparso nel cielo.
Un nuovo nemico da fronteggiare, nuove lotte intestine da sedare (o alimentare), vuoti di potere da colmare, leader da spodestare, fazioni da conoscere, plasmare e forse manovrare. In poche parole, un nuovo gioco dei Piranha Bytes. Al team tedesco va riconosciuto un grande pregio: ogni titolo che ha sviluppato, ha sempre visto il protagonista iniziare in mutande e canotta per i motivi più disparati, dalla resurrezione dell’Eroe Senza Nome di Gothic 2, al crollo di una torre aliena sulla baita da reietto costruitasi dal povero Jax in Elex 2. Ogni volta si riparte da zero, e ogni volta è come tornare, dopo tanti anni, in un luogo caro già visitato in passato, trovandolo diverso ma inspiegabilmente familiare.
Allo stesso modo, esplorando la nuova superficie di Magalan, ci si ritrova spesso a ripensare non solo al primo Elex, ma anche alle serie di Gothic e Risen. Nonostante un combat system (fortunatamente) rinnovato e un comparto grafico migliorato – ancora distante dagli standard attuali ma un grande passo avanti rispetto al primo capitolo – le meccaniche che sorreggono la struttura di base del gioco sono le stesse sin dal 2001, anno di pubblicazione del primo Gothic, e forse va benissimo così. Omologarsi a un mercato ormai saturo, se non se ne hanno le possibilità finanziarie o tecniche, significherebbe rischiare di andare incontro a un possibile fallimento, di deludere una fanbase solida – come dimostrano anche i dati di vendita del primo capitolo, o i dibattiti nati su Reddit nei quali si discusse a lungo sull’effettiva validità del gioco e su quanto fosse, o meno, un successo per i PB – di buttare un’occasione di crescita. Uno dei pochi content creator di Elex, lo Youtuber Click4Gameplay, che ha avuto la fortuna di provare la beta del secondo capitolo, ha dichiarato che è come se il primo fosse stato una sorta di beta del secondo, ed è una definizione che effettivamente condivido.
Le differenze tra i due titoli ovviamente ci sono e sono ben evidenti: l’interfaccia dei menù resa più semplice da navigare e consultare; un sistema di crafting ancora più approfondito; una curva di difficoltà più equilibrata, soprattutto ai livelli più alti; una componente esplorativa resa ancora più libera, grazie all’utilizzo del nuovo jetpack e relativi potenziamenti, che consentiranno di coprire anche grandi distanze; ma tutto ciò passa in secondo piano quando entra in gioco il comparto narrativo. Quella è la vera forza dei giochi Piranha Bytes e, anche stavolta, non delude le aspettative, diventando, di fatto, l’unico elemento che divide di netto il primo dal secondo capitolo, dando un senso di progressione temporale.
In Elex 2, le fazioni di Magalan sono profondamente cambiate. Chi prima viveva quasi “da selvaggio”, ora controlla metà del mondo di gioco; viceversa, chi aveva un grande potere si trova costretto a rifugiarsi in vecchie rovine. Le gelide Albe, ancora ben presenti nonostante la sconfitta, hanno cambiato stile di vita (più o meno…) e una nuova fazione, quella dei Morkon, è fuoriuscita dalla grotta nella quale si era rifugiata sin dallo schianto del meteorite, pronta per unirsi alle lotte di potere per il controllo del pianeta.
Un pianeta nuovamente minacciato, stavolta non da un esercito megalomane ma da una razza aliena, conquistatrice e portatrice dell’elex nero. E in mezzo a tutto e tutti c’è Jax, c’è la nuova incarnazione dell’Eroe Senza Nome di Gothic e Risen, e ci siamo noi giocatori e giocatrici che, ormai da anni, diamo la nostra fiducia (e denaro) a un team di poco più di 30 persone, capace di raccontare sempre grandi storie. La speranza (e il mio personalissimo augurio) è che possano continuare a farlo ancora per tanti anni, e che siano in grado di farlo sempre meglio, alzando sempre di più l’asticella, cercando, però, di non smarrire mai la propria identità.