Periodicamente, nei fumetti o nei film, un nuovo autore decide di raccontare le origini di Batman
‘è un passaggio narrativo che da sempre è oggetto di interesse da parte dei lettori e dei narratori di Batman. Le origini del Cavaliere Oscuro, difatti, sono note a tutti i fan DC, complice anche una reiterazione che le ha rese una vera e propria mitologia contemporanea. Tuttavia, ogni nuova voce che si avvicina a questo momento della vita di Bruce Wayne, aggiunge dettagli e punti di vista e – talvolta – elementi inediti che danno tutto un altro sapore al personaggio e ai suoi comprimari. Il film di Matt Reeves, The Batman, va anch’esso a resettare la narrazione, raccontando il giovane Wayne e la sua annosa scelta di indossare i panni del Pipistrello. Rispetto al Batman a cui la cinematografia ci ha abituato, fisicamente maturo anche quando ritratto alle prime armi, il casting di Robert Pattinson dà immediatamente un sapore giovanile al personaggio. Ed ecco che si ritornano a scrivere le origini già note. Se nel cinema quest’operazione ha decisamente senso ogni qualvolta si sceglie di riprendere in mano il franchise, nei fumetti è una scelta meno scontata. Ma qual è il motivo alla base di una periodica riscrittura delle origini di Batman?
Batman Anno Uno, la pietra miliare del personaggio
Tra le letture indicate da Reeves per il suo The Batman, c’è ovviamente anche Batman Anno Uno di Frank Miller e David Mazzuchelli. Pubblicato per la prima volta nel 1987, e diviso in quattro capitoli, questo fumetto è un racconto su come Batman è diventato Batman. Il punto di vista è ovviamente quello del Cavaliere Oscuro, ma non solo. La vera voce narrante è quella complessa e tormentata dell’unico poliziotto onesto di Gotham City – o quasi – il commissario James Gordon. Mentre la città più oscura dell’universo dei comics è nelle mani del boss della Mafia Carmine Falcone, si assiste alle prime comparsate di questo vigilante mascherato da Pipistrello, che incute timore sia nei buoni che nei cattivi, almeno in un primo momento.
Dall’aspetto cupo, minaccioso, evanescente e inafferrabile, il Pipistrello avrà bisogno di un po’ di tempo prima di chiarire le sue buone intenzioni. Dall’altro canto, il lettore ha il privilegio di assistere alla trasformazione interiore dell’uomo dietro la maschera. Di stare con lui, da ragazzo, quando i genitori vengono assassinati a sangue freddo in un vicolo, all’uscita dal cinema, di seguirlo nella Caverna dove ci sarà la presa di consapevolezza. Così, il lettore ha il primato – rispetto a tutti gli altri – di poterlo decifrare e comprendere. O, perlomeno, ne ha gli strumenti.
I toni con cui Miller indaga su questo momento sono quelli dell’hard boiled, con poliziotti corrotti, eroi dei bassifondi, e un sistema di valori che a stento resiste a un ambiente compromesso. In questo tipo di narrazione, emerge il lato più “sporco e cattivo” di una città che sopravvive, e dove i veri matti sono quelli si sentono al sicuro. Questa estremizzazione della metropoli americana mette in scena sia una criminalità organizzata, quella di Falcone, sia un’anarchia individuale, quella di Selina Kyle – anche lei qui alle prime armi.
Le origini di Batman e il fascino della scelta
Non dico niente di nuovo se affermo che nel Pantheon DC, Batman riveste una posizione del tutto atipica. Probabilmente, a primo impatto, è esattamente questa anomalia a costituire gran parte del suo fascino. Rispetto alla maggior parte degli altri eroi, il Crociato Incappucciato costruisce il proprio personaggio straordinario con una serie di scelte. Su tutte, quella di un miliardario orfano e incazzato col mondo di non lasciarsi andare al nichilismo più assoluto ma di mettere la propria vendetta a disposizione della città che l’ha ferito. L’eredità dei Wayne e il trauma sono un fardello pesante da superare, e di fatto il giovane Bruce vive con visibile tormento ogni sua decisione. Eppure, non è un semidio come Diana Prince, né un alieno dai superpoteri come Kal-El. Ha i mezzi economici e intellettivi, come tanti che scelgono però la strada del villain. Eppure è proprio in questa strada alternativa che risiede l’importanza dell’Uomo Pipistrello.
Quello che attrae il lettore, oltre al look dark che rende più cupo il personaggio, è proprio la sua vicinanza a Wayne. Difatti è più facile immedesimarsi in lui che in personaggi – per nascita o incidente – fuori dall’ordinario. E, analogamente, è più facile sentire vicini i frequenti inciampi, tentennamenti, dubbi, rimorsi, di un essere umano, piuttosto che l’inattaccabile aderenza a valori di esseri ideali. Nell’imperfezione, dunque, ci rispecchiamo. Le origini di Batman mostrano a chi legge la strada giusta da prendere al bivio della propria esistenza in crisi. Là dove la violenza chiama violenza, sapersi fermare. Là dove la lucidità vacilla, sapersi circondare di alleati affidabili.
Alfred, Gordon e gli altri
La storia di Frank Miller non è l’unica indagine sulle origini del Cavaliere Oscuro. Nel 2013 Scott Snyder e Greg Capullo si mettono al lavoro su Batman Zero Year, un prequel di Anno Uno. In questo ciclo di storie durato circa un anno, il giovane Wayne torna dopo anni di oblio, in cui tutti lo davano per morto. Deciso a riprendere in mano la propria vita, fortuna e città, inizia a vestire i panni del suo famoso alter ego e a scontrarsi con i primi nemici. Non solo, trova ambiguità e minaccia anche in persone molto vicine e si approfondisce il personaggio di Philip Kane, fratello della defunta Martha e quindi zio dell’ereditiere. Consigliere fuori controllo di Kane, Edward Nygma, con la sua pericolosa escalation verso l’Enigmista.
Un periodo in parte corrispondente è trattato anche nel recentissimo (e in corso) ciclo di storie scritte da Chip Zrdarsky e disegnate da Carmine Di Giandomenico, Batman: The Knight – ancora inedito in Italia. Quello che rimane canonico in tutte le riscritture è il ruolo fondamentale dei personaggi comprimari nell’arco evolutivo dell’eroe. Nonostante l’apparenza possa far intendere diversamente, Batman non è il più solitario dei vigilanti, anzi. Proprio in virtù del suo essere umano, troppo umano, è necessario per il giovane Wayne dotarsi di un codice rigido che lo differenzi dal pericolo che cerca di arginare. Orfano, sofferente, con poca esperienza alle spalle: a Wayne non è richiesto di costruirsi questa impalcatura morale da solo. Ecco allora che acquistano uno spessore imprescindibile i personaggi di Alfred Pennyworth e di James Gordon, a loro modo il padre e l’amico su cui contare sempre. Come il padre ideale, Alfred è protettivo ma non castrante, come l’amico perfetto, Gordon è solido e di buon cuore, ma non nasconde le proprie insicurezze.
Raccontare le origini di Batman significa raccontarne l’essenza
Così come il discorso di Ben Parker è un elemento costituente della mitologia dell’Uomo Ragno e la distruzione di Krypton è fondamentale per capire Superman, l’assassinio dei Wayne e la gioventù di Bruce sono un tassello ineluttabile di Batman. L’aura attorno al “più grande detective del mondo” nato dalla fantasia di Bob Kane con Bill Finger andava necessariamente decifrata, spiegata, approfondita. Negli anni, dunque, specialmente quando la narrazione dei comics ha unito all’intrattenimento anche una dimensione letteraria più consapevole, il Detective andava raccontato sempre meglio. Il medium cinematografico ha dato diverse versioni agli stessi eventi, proponendo la versione più pop di Tim Burton, quella più angosciante di Nolan, o quella dissacrante del Joker di Todd Phillips che ridiscute l’integrità di Thomas Wayne.
Qualunque sia la lettura che gli si voglia dare (compresa quella interattiva del game comics Arkham Origins, con il giovane Pipistrello protagonista di un racconto a bivi), l’essenza del personaggio resta e deve restare fedele negli anni. In questo risiede l’importanza di un archetipo, nel potersi rinnovare restando sempre coerente. Batman è qui, nella sofferenza che genera forza. Nell’uomo comune (se non economicamente, fisiologicamente) che si fa straordinario sulla base delle proprie capacità e della propria rete affettiva. Nell’importanza di cadere e rialzarsi e – come insegna l’ispiratissimo ciclo di Batman Eternal – moltiplicarsi con il proprio esempio. Quando Batman muore, la città si alza, affinché la sua opera non muoia mai. Ma questa è un’altra storia.