Contesto e poetica di Adrian Lyne, regista anni ’80 fabbricatore di cult
uello di Adrian Lyne è un nome che il più delle volte passa inosservato sotto gli occhi dei cinefili. Un nome che appare spesso nei titoli di testa dei più importanti film d’intrattenimento degli anni Ottanta e Novanta, ma che non ha mai ricevuto lo status di cineasta-autore al pari di altri colleghi contemporanei come Brian De Palma o Paul Verhoeven. È quindi difficile rintracciare un vero e proprio percorso autoriale di un regista spesso poco considerato, e collocato all’interno di un periodo cinematografico che viveva di puro e semplice intrattenimento da blockbuster.
Il termine blockbuster nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni Settanta. Grazie a film come Lo Squalo, L’esorcista e Guerra Stellari (tutti firmati da autori provenienti dalla New Hollywood), si iniziano a creare quei veri e propri fenomeni culturali che vedevano un quartiere (ovvero block) venire sopraffatto dalle fila di gente in coda per andare al cinema. Per noi adesso il termine blockbuster è diventato sinonimo di film d’azione spettacolare dalla ingente produzione cinematografica e promozionale, ma non è sempre stato così. Il cinema d’intrattenimento degli anni ’80 è stato costellato anche da successi a bassissima produzione e da generi sempre eterogenei: dall’horror al film musicale passando dalla commedia e il film erotico.
Adrian Lyne nasce come mestierante all’interno di un’industria bramosa di un tipo di cinema a basso costo e a massimo guadagno. Un cinema che fosse in grado di vincere ai botteghini anche grazie a pochi semplici elementi in grado di generale appeal a un vastissimo bacino di utenza. Siamo d’altronde nell’epoca in cui, grazie anche all’ormai importantissima rilevanza della televisione, e le politiche edonistiche del governo reaganiano, i due elementi in grado di attirare maggiormente lo spettatore americano medio erano il sesso e la violenza. Un’industria culturale che in quel periodo si è basata molto anche sulla fisicità dei propri protagonisti, non provenienti per forza dal mondo della recitazione. Pensiamo ad Arnold Schwarzenegger e Jean-Claude Van Damme che dal mondo del culturismo sono diventati tra i più importanti volti del cinema d’azione; o ancora a modelle diventate attrici di fama internazionale come Sharon Stone o Kim Basinger.
Adrian Lyne lavora su questa fisicità distintiva dell’epoca sin dal suo primissimo successo nel 1983. Flashdance racconta la storia di una ragazza che cerca di inseguire il suo sogno di diventare una ballerina professionista. Alex è interpretata da Jennifer Beals, allora ventenne e al suo primissimo ruolo da protagonista. La scrittura è da ogni punto di vista superficiale e puramente funzionale a gli unici due elementi importanti del film: la musica composta da Giorgio Moroder e la prova attoriale e fisica della sua attrice. La macchina da presa dà il massimo nei numeri musicali, ripresi con l’alternanza di angoli stretti sul corpo di Jennifer Beals e campi più larghi per dare risalto alla coreografia. Nel film, Alex confessa al suo parroco di pensare molto spesso al sesso, ma questo aspetto della sua vita non influenza mai le vicende della storia (che rimane di poco conto). È un sottotesto che si esprime solamente attraverso la danza, sensuale e provocatoria. Flashdance sembra aver quasi paura di parlare liberamente di sesso e desiderio, e relega il tutto alla comunicazione non verbale dei passi di danza, che troveranno il loro climax nell’esibizione finale del film, grazie al quale attraverso uno stile di ballo anticonvenzionale Alex verrà ammessa in accademia.
Molto più esplicito sul tema della sessualità è invece il film successivo di Lyne: 9 settimane e ½, che narra un’atipica relazione amorosa tra la gallerista Elizabeth (Kim Basinger) e il broker John (Mickey Rourke). Anche in questo caso, non è la dimensione narrativa ad importare, visto che il film viaggia sui binari sicuri del filone sentimentale. Quello che ha invece suscitato parecchio scalpore all’epoca, tanto da rendere il film un secondo straordinario successo ai botteghini per Lyne, sono le scene di sesso tra i due attori protagonisti, all’epoca volti ancora sconosciuti dal grande pubblico. Il sesso è infatti il vero fulcro della pellicola, tanto da classificarla come appartenente al genere del cinema erotico: i momenti clou di 9 settimane e ½ si manifestano tutti sotto la sfera della sessualità e dei ruoli di potere (e di genere) all’interno della coppia, portata in campo dagli interpreti e ripresa con gusto dallo sguardo del regista. Già in questa fase della carriera si possono identificare due specifiche tendenze del cinema di Adrian Lyne: una propensione a far evolvere le proprie storie attraverso atti fisici e non verbali, e la naturale predisposizione alla creazione di immagini cult. Cos’altro sono il secchio d’acqua di Flashdance e lo spogliarello di 9 Settimane ½, se non degli oggetti culturali in grado di consolidarsi all’interno dell’immaginario popolare per generazioni?
Pure con Attrazione fatale Lyne raggiunge un enorme consenso di pubblico, immortalando su schermo quello che viene considerato uno dei villain più caratteristici dell’epoca. La storia è quella di un uomo, Michael Douglas, che tradisce la propria moglie con una collega di lavoro, interpretata da Glenn Close. Dopo quello che sembrava essere una semplice scappatella senza impegno, la donna inizia a essere ossessionata dal protagonista, arrivando fino a minacciargli fisicamente la famiglia se non sceglierà di stare insieme a lei. In Attrazione Fatale, il motivo scatenante che dà il via alla storia è anche in questo caso il sesso. Un weekend di passione mette in moto tutta la serie di eventi del film, che si risolveranno nel finale nuovamente attraverso uno scambio non verbale, questa volta di natura violenta. Anche in Proposta Indecente del 1993, e in Unfaithful del 2002, il sesso è il focus intorno al quale viene costruita l’intera storia. Attraverso queste tre pellicole, che aleggiano tra il cinema drammatico/sentimentale e il thriller, Adrian Lyne ci mostra le varie conseguenze delle nostre azioni fisiche. Quasi come degli animali, i personaggi del suo cinema si muovono seguendo il loro istinto, la loro passione e le loro pulsazioni; anche quando moralmente inaccettabili.
È il caso anche di Lolita del 1997, seconda trasposizione cinematografica del romanzo di Vladimir Nabokov (la prima fu firmata da Kubrick nel 1962). Un film che ha suscitato numerosi scandali e scalpori a causa del suo tema: la relazione amorosa tra un uomo quarantenne e una ragazza di 14 anni. Per colpa anche dei numerosi divieti e ritardi nella distribuzione, il film fu un flop clamoroso al botteghino. Nonostante questo, stilisticamente è forse l’opera più intrigante di Lyne, che porta ai massimi estremi il tema della sensualità del corpo umano come agente fisico in grado di esprimersi senza l’uso della parola. Un’opera con una messinscena elegante, precisa, in pieno contrasto con la brutalità e immoralità della propria storia.
Adrian Lyne è prima di tutto un mestierante, figlio di un certo tipo di produttività anni ’80. È un cineasta che ha sempre cambiato genere, spaziando dal film musicale, l’erotico, il thriller e il sentimentale. Nel 1990 tocca anche l’horror con forse il suo film più personale, Allucinazione Perversa, che attraverso il genere fa una denuncia alla guerra del Vietnam e gli effetti della PTSD sui veterani tornati in patria. Pur essendo una sorta di anomalia all’interno di una filmografia che si è sempre occupata, al di là dei generi, di erotismo e fisicità, Allucinazione Perversa è un’altra opera generatrice di immagini culturali. Gli sviluppatori di Silent Hill hanno per esempio citato questo film di Lyne come fonte d’ispirazione per alcune delle sequenze più spaventose della famosa saga videoludica di Konami.
Dopo vent’anni dal suo ultimo film, Adrian Lyne – ora ottantenne – torna finalmente alla regia con Deep Water, un nuovo thriller erotico che promette di portare avanti il suo discorso poetico iniziato tanti anni prima con le prime riprese sul corpo di Jennifer Beals. In Italia uscirà il 18 marzo su Prime Video, e vedrà come protagonisti due dei maggiori sex symbol cinematografici del nostro tempo: Ana De Armas e Ben Affleck. Per vedere se alla sua età sarà ancora in grado di suscitare scalpore, ci basterà aspettare e vedere.