La valutazione di un racing game vive di paragoni, ma per Gran Turismo 7 non c’è approccio più errato
on titoli del calibro di Gran Turismo 7, ogni persona che decida di scriverne non può che partire dalla sana ricerca sul tema. Vuoi perché la serie ha tagliato il traguardo dei venticinque anni, vuoi perché cercando il nome di Kazunori Yamauchi su Google quest’ultimo viene presentato come pilota, un dettaglio che ti apre un mondo. Wikipedia ti dice game designer, ma ti racconta anche del suo coinvolgimento nella progettazione di una macchina insieme a Nissan, della sua laurea honoris causa in ingegneria del veicolo all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e della sua effettiva carriera come pilota reale di endurance, con diverse 24 Ore all’attivo. E allora capisci che trattare Gran Turismo 7 come un gioco di corse qualunque non solo è sbagliato, ma anche irrispettoso nei confronti di un autore e la sua passione per l’automobile, è il caso di dirlo, viscerale.
Lo stesso filmato introduttivo che apre il titolo è un’incredibile dichiarazione d’amore per le automobili: prima ancora di mostrare del classico gameplay, assistiamo ad un riassunto della storia del Novecento, con eventi storici ed evoluzione dell’automobilismo che viaggiano su binari diversi eppure paralleli. La melodia di sottofondo è carica di pathos ed emozione, sottolineando tutti i passaggi cruciali a video e creando un’atmosfera insolita e rara da sperimentare nei giochi di macchine. Ma d’altronde Gran Turismo non è un marchio qualunque e la sua storia lo testimonia più che bene, come ha raccontato benissimo Stefano Calzati sulle pagine di TGM.
Se proprio non volete leggere l’articolo e volete la versione breve, Gran Turismo ha permesso a intere generazioni di conoscere ed appassionarsi al così detto automotive più di qualunque Forza, grazie anche a spin-off dedicati alle concept car e gettandosi nel mondo degli esports ben prima che Assetto Corsa e simulatori vari conquistassero il pubblico. Non è abbastanza però arrivare per primi: se infatti è vero che il primo Gran Turismo su PlayStation ebbe successo per una sostanziale assenza di concorrenti, non sarebbe stato possibile imprimere un’impronta così decisa nella storia senza un approccio fatto di amore incondizionato per le macchine.
Il settimo capitolo della serie torna definitivamente alle sue origini con una modalità carriera, introducendo però una serie di personaggi di contorno che parleranno con noi come Sarah, un’assistente che ci darà il benvenuto e orienterà veterani e neofiti all’hub centrale e le sue possibilità, ma anche diversi campioni della GT Academy (incluso il vincitore delle Olympic Virtual Series di Tokyo 2020 Valerio Gallo), fino a Luca ed il posto più bello e romantico del mondo di gioco: il GT Cafè.
In Gran Turismo 7, il GT Cafè è un piccolo spazio riservato al relax, un bar immerso nella natura da raggiungere attraverso un viottolo in ghiaia. Il proprietario, Luca, non si occupa solo di preparare caffè, bensì offre ad ogni avventore diverse degustazioni motoristiche in forma di menu: ognuno di questi è dedicata a un determinato tipo di vetture, ad esempio macchine con motore anteriore e trazione posteriore, ma anche a marchi leggendari come Alfa Romeo e alcune rivalità storiche come la lotta storica delle muscle car tra Ford Mustang e Chevrolet Camaro. Volgarmente parliamo di missioni da completare acquisendo determinate vetture o compiendo determinate azioni, anche se spiegarlo in questi toni rovina non poco l’esperienza che Yamauchi prepara al giocatore. Grazie a questo sistema la storica Carriera si trasforma e diventa un viaggio molto più intimo e personale, desideroso di raccontarci ogni dettaglio possibile per far innamorare o mantenere ancora forte l’amore per le quattro ruote, senza distinzioni di trazione, posizione del motore e perché no, tipo di alimentazione.
Il parco auto di Gran Turismo presenta oltre 400 vetture a motore termico, ma anche veicoli ibridi e persino un modello Tesla, bilanciato sia in termini geografici che temporali, andando dalle Mercedes-Benz anni ’30 fino all’ultima generazione di Toyota Supra GR. Certo, approfondendo un po’ i meandri di Brand Central, luogo dove potremo comprare auto nuove, capiterà di vedere molteplici versioni della stessa macchina, soprattutto quando ci si allontanerà dai modelli stradali per passare alle auto da gara, tuttavia è possibile intravedere uno schema studiato per portare l’appassionato verso la competizione. Il percorso da intraprendere è già rodato dalla serie, ad esempio con le immancabili patenti di guida e con competizioni e campionati non solo di difficoltà maggiore, ma che richiedono uno studio attento del veicolo ed un controllo non sempre perfetto ma almeno costante.
A proposito di controllo, se c’è una cosa che vale la pena sottolineare di Gran Turismo 7 è il giocarlo su PlayStation 5: mettendo momentaneamente da parte l’aspetto tecnico, il gioco sulla corrente generazione gode dei benefici del disco a stato solido con caricamenti fulminei nonostante le numerose schermate di caricamento, presenti quasi in ogni cambio. Ma il vero game changer è senza dubbio il Dual Sense: dopo aver beneficiato di un sistema di grilletti rudimentale su PlayStation 4, il nuovo controller offre un’esperienza di livello che non fa rimpiangere l’assenza di un volante.
Mentre i grilletti adattivi permettono una gestione di accelerazione e frenata con le dovute resistenze, rendendoci in grado di controllare in modo più puntuale ogni vettura, le vibrazioni aptiche permettono di “sentire” distintamente le asperità dei tracciati, le gomme che salgono sui cordoli e persino le bande sonore presenti sulla Tokyo Expressway. Una vittoria non da poco per i giocatori che spesso e malvolentieri non possono permettersi l’acquisto di un volante per motivi di spazio o, il più delle volte, per via di prezzi di listino tutt’altro che accomodanti, incluso il sottoscritto.
Tornando invece sull’elemento grafico messo in sospeso poco fa, Gran Turismo 7 offre un livello di dettaglio indubbiamente superiore rispetto a GT Sport: può sembrare un’affermazione banale, tuttavia il precedente capitolo della serie aveva stupito per un giocabilità molto più profonda a discapito dell’elemento visivo, sia nei veicoli ma soprattutto nei percorsi. Stavolta è invece evidente il raggiungimento di un equilibrio generale, con i modelli delle vetture che offrono un maggiore dettaglio sia negli interni che negli esterni, mentre i circuiti tornano ad avere un aspetto più convincente e realistico.
Il top della qualità si raggiunge nei replay dove si fatica a distinguere la realtà dalla finzione, e nella sezione Scapes: in questi frangenti il gioco sfrutta anche il Ray tracing curando al meglio l’illuminazione e i riflessi sulle carrozzerie. Per qualcuno sarebbe stato meglio averlo anche in game ma è altrettanto vero che durante la gara il tempo di ammirare altre vetture è relativamente poco, pertanto ho ritenuto molto saggio relegare questa funzione dove è di maggior impatto e disabilitandola, cito, “nelle sezioni in cui i tempi di risposta sono importanti”. Per esempio nella sezione Sport, dove i piloti virtuali potranno darsi battaglia come accadeva nel capitolo precedente, in diverse gare disponibili ad orari ben precisi e con campionati ufficiali dove mostrare il proprio talento. In alternativa, si possono comunque creare lobby online e persino il romanticissimo schermo condiviso.
Gran Turismo 7 in sostanza non reinventa la ruota, ma porta avanti una filosofia dove tutto ciò che c’è esiste in funzione dell’automobile, offrendo una rosa di attività per prendersi cura di ogni mezzo come se fosse vero. Se così non fosse avrebbe poco senso includere quei piccoli dettagli come la manutenzione di GT Auto, con l’autolavaggio e il cambio dell’olio, consigliato soprattutto per le auto usate. Ma anche il discorso danni, da sempre considerato un tallone d’Achille della saga ma che, probabilmente, non sono funzionali al discorso di Yamauchi che, brutalmente, possiamo riassumere nel così detto car porn.
Sembra una presa in giro, soprattutto perché a me piacciono i danni nei giochi di guida, eppure in Gran Turismo non ne ho sentito la necessità, preso come ero a imparare a guidare. Non solo con le patenti ma anche con un’intelligenza artificiale che sì, era davvero tremenda in passato, mentre adesso risulta più credibile, aggressiva al punto da commettere anche qualche errore di tanto in tanto, in modalità normale. Il tutto nell’attesa della famosa Sophy che promette di rivoluzionare i racing game, ma per chi vi scrive finché non esce non esiste. In conclusione, Gran Turismo 7 non vuole vendere nulla che non abbia già venduto in passato, con tutta l’onestà del mondo: un simulatore che può contare su velleità sportive ma che si considera, sempre e comunque, the real driving simulator.