Con Red Pixar segue una strada già tracciata da opere precedenti, intrattenendo senza stupire
ino a qualche anno fa, a poco prima della pandemia, il solo rilascio di un trailer Pixar scatenava l’hype e l’attesa per quello che, con ogni probabilità, sarebbe stato un nuovo capolavoro da gustarsi nelle sale.
Ma il Covid-19, la chiusura dei cinema per via delle restrizioni e soprattutto l’avvento di Disney+ hanno pian piano, inevitabilmente, ucciso un po’ le aspettative.
Gli ultimi film Pixar hanno di fatto totalmente bypassato l’uscita nelle sale ottenendo distribuzione sulla piattaforma di streaming.
Onward, ad esempio, fu una delle ultime anteprime stampa pre-pandemia, quando già si respirava un’atmosfera di preoccupazione per i primi casi Covid in Italia, e non uscì al cinema se non addirittura nell’estate del 2020. Poi fu la volta di Soul e Luca, che tra annunci e rinvii vari alla fine hanno trovato anche loro la luce in fondo al tunnel soltanto grazie a Disney+. Con Red non ci hanno provato nemmeno, sebbene i cinema sia ormai di nuovo aperti. E qui entreremmo nella diatriba Disney-Pixar, questione spinosa su cui al momento glissiamo.
Fatto sta che questo cambiamento di strategia atta a privilegiare la piattaforma, oltre a segnare una pesante sconfitta per le sale, rischia quasi di far passare in sordina la distribuzione di un nuovo film Pixar, perso in un marasma di altre uscite quotidiane e settimanali sulle varie piattaforme.
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Ma vale la pena guardare Red?
Detto ciò, vale davvero la pena guardare Red? Il minore hype generale corrisponde ad un complessivo calo di qualità? Di sicuro non lo è stato per Soul o per Luca, senza dubbio prodotti di ottimo livello e che hanno riscontrato un buon successo anche di pubblico.
Per Red va fatto un discorso a parte, partendo dal presupposto che film dimenticabili da casa Pixar non sono mai usciti, ma al netto dei molti temi e sottotemi trattati in questa nuova, ultima fatica il risultato ci sembra un prodotto per certi versi già visto e non così esaltante come speravamo.
Il film di Domee Shi ci porta a Toronto, ma buona parte del racconto è ambientata nel microcosmo di Chinatown, dove vive la piccola protagonista Mei Lee, per tutti Mei-Mei. Piccola all’apparenza, perché ha in realtà 13 anni e si sente un’adulta.
Scopriamo ben presto il rapporto con la madre Ming, che è assolutamente simbiotico, ma in modo forzato. Come la maggior parte delle ragazzine e i ragazzini della sua età vorrebbe svagarsi, uscire, andare al concerto del suo gruppo preferito, ma sua madre pretende che il pomeriggio, dopo la scuola, sia sempre al suo fianco e la aiuti nella gestione del vecchio Tempio di famiglia, tenendola di fatto sotto una sorta di sfera di cristallo. Nella narrazione però questo atto viene giustificato dalla trasformazione che accadrà in Mei-Mei, che come la madre, la nonna e tutte le donne di famiglia da molte generazioni, muterà in un grande Panda Rosso ogni volta che non riuscirà a controllare le forti emozioni, qualunque esse siano.
Chiaramente è impossibile non vedere in questo una doppia valenza, sia una sorta di retaggio culturale, ma soprattutto più genericamente la naturale tendenza degli adolescenti a ribellarsi ad imposizioni familiari e a costruire pian piano la propria vita, assecondando il richiamo dell’indole.
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Red è di fatto uno dei tanti coming of age di Pixar (e Disney), che ripercorre i sentieri già tracciati dalle opere precedenti come Brave – Ribelle, Inside Out, Coco, Luca o il recentissimo Encanto, portandoci semplicemente in una realtà, un’epoca e un contesto diverso.
E, come in recenti occasioni, ci troviamo al cospetto di una narrazione ginocentrica, con protagoniste femminili che hanno problemi e rapporti complessi con le loro madri o altre donne della famiglia, chiaramente arrivando poi a un epilogo risolutorio.
Ad ogni modo sono ancora i dolori dell’adolescenza il leitmotiv della storia, che si snocciola poi in una narrazione fantastica – come è ovvio – in cui prende vita la figura del Panda Rosso, di un familiare rito magico (e qui impossibile non pensare, ancora, ad Encanto) per contenere l’anima della bestia all’interno di un monile, fino ad un’epica e impensabile battaglia tra Kaiju di Panda.
E in tutto ciò non può mancare, come in Luca e gli altri, un bellissimo rapporto di amicizia.
L’idea di partenza di Red, seppur ridondante, è quindi buona e accattivante, ma non possiamo negare che lo sviluppo della narrazione, con le feste, le ragazzine che cercano di monetizzare dall’attrattiva Panda rosso per ottenere i soldi per un concerto renda il tutto meno intrigante del previsto, lasciandoci anche momenti in cui prevale un po’ la noia.
Insomma, se l’hype per le produzioni Pixar (e potremmo estendere il discorso anche a Disney) è un po’ calato lo dobbiamo principalmente alle strategia di distribuzione, ma va anche sottolineato che la qualità non è sempre eccelsa come anni fa, ed è al contempo innegabile che quando i film avevano sempre, più o meno, le stesse firme, da Lasseter a Unkrich, si sapeva giocare molto di più con la fantasia. La speranza di tutti è che si torni a farlo il prima possibile.