Benvenuti tra le locuste: Jurassic World – Dominion offre più di un interessante spunto a tema entomologico
a recentissima pellicola di Colin Trevorrow che chiude la (quasi) trentennale saga di Jurassic Park, offre alcuni interessanti spunti a tema entomologico. In Jurassic World: Dominion (qui la nostra recensione) uno degli elementi cardine della trama sono locuste geneticamente modificate. Creatrice di questi mostruosi insetti è la società di biotecnologia Biosyn, capitanata da Lewis Dodgson, che attraverso di essi vuole ottenere una sorta di monopolio delle produzioni alimentari mondiali. Le locuste, infatti, sono ingegnerizzate per attaccare esclusivamente colture di specie e varietà non prodotte dalla Byosin. Una volta liberate nell’ambiente, nonostante fossero geneticamente programmate per morire senza riprodursi, le locuste si rivelano un flagello al pari dall’ottava piaga biblica, riproducendosi ed espandendosi in modo incontrollato (un evidente richiamo al celeberrimo “life… finds a way” pronunciato Ian Malcolm in Jurassic Park).
Come detto, le locuste di Jurassic World: Dominion hanno caratteristiche mostruose, soprattutto per le dimensioni di almeno una trentina di centimetri. La dottoressa Ellie Sattler, già protagonista del capostipite della saga, dopo averne analizzate alcune, afferma che gli insetti in questione posseggono dei non meglio definiti “geni del Cretaceo”. Cosa si nasconde dietro questo MacGuffin entomologico?
Prima di rispondere a questa domanda, è opportuno fare alcune considerazioni, la prima delle quali di carattere terminologico: cosa si intende con “locusta”? Con questo termine non si indica una singola specie, ma alcuni insetti appartenenti all’ordine degli ortotteri (che include quelli comunemente chiamati grilli e cavallette) accomunati da una caratteristica: la possibilità di manifestare la cosiddetta “forma gregaria”. In determinate condizioni ambientali infatti alcune specie di cavallette (come ad esempio Schistocerca gregaria) modificano la propria fisiologia, biologia e addirittura forme e colori e, invece di condurre vita solitaria, si aggregano formando immensi sciami, devastanti al punto da essere diventate addirittura uno dei flagelli biblici (l’ottava piaga d’Egitto per la precisione). Gli sciami di locuste posso avere dimensioni tali da ridurre alla fame intere regioni e di divorare quasi ogni vegetale su superfici di centinaia di ettari durante i loro spostamenti. Non deve quindi stupire che questa caratteristica sia stata sfruttata in molte altre opere cinematografiche oltre che in Jurassic World: Dominion.
Come detto in precedenza, le locuste di questo film sono geneticamente modificate: i geni preistorici nel loro genoma determinano anche le loro enormi dimensioni. La correlazione tra preistoria e gigantismo degli insetti non è soltanto frutto della fantasia degli scrittori e degli sceneggiatori di Jurassic World: Dominion. Grazie ai fossili, siamo infatti a conoscenza di come nel Carbonifero (tra i 360 e i 300 milioni di anni fa circa) e nel Permiano (tra i 300 e i 250 milioni di anni fa circa) esistessero insetti che potremmo definire giganti se paragonati a quelli attuali; come esempio si possono citare i Meganisoptera, progenitori delle attuali libellule, la cui apertura alare poteva superare i 70 centimetri.
Una delle principali cause della scomparsa degli insetti giganti è legata alla loro fisiologia, in particolare al modo in respirano. Gli insetti posseggono un sistema respiratorio molto diverso da quello dei vertebrati: in un mammifero, ad esempio, è il sangue a portare l’ossigeno ai tessuti dell’organismo, e il sangue viene ossigenato attraverso i polmoni, mentre nel contempo si libera dell’anidride carbonica. Negli insetti, i tessuti vengono ossigenati in modo diretto: attraverso una serie di aperture sull’addome dell’insetto, l’aria penetra in trachee che si diramano in tracheole che raggiungono tessuti e organi. L’ossigeno atmosferico raggiunge quindi cellule, tessuti e organi in modo diretto, senza che vi sia il sangue o un suo analogo a mediare la diffusione e lo scambio dei gas. Questo sistema è efficiente, ma ha un limite. Al di sopra di determinati limiti dimensionali non è infatti più in grado di garantire l’ossigenazione e di conseguenza un insetto “gigante” come quelli preistorici, nelle odierne condizioni ambientali e atmosferiche, non sarebbe in grado di sopravvivere. Durante il Carbonifero e il Permiano, però, l’atmosfera terrestre era diversa da quella attuale e presentava una maggiore concentrazione di ossigeno: questo, secondo molti studiosi, è il motivo principale che permise agli insetti preistorici di raggiungere dimensioni giganti.
Esiste però una un’incongruenza in questa teoria. Durante il Cretaceo inferiore, tra i 145 e i 100 milioni di anni fa circa, la concentrazione di ossigeno atmosferico si era abbassata notevolmente rispetto alle ere geologiche precedenti, per poi tornare ad aumentare durante il Cretaceo superiore (tra i 100 e i 65 milioni di anni fa circa) fino al successivo Cenozoico (da circa 65 milioni di anni fino all’epoca attuale). Come ipotizzato da modelli e studi, gli insetti diminuirono di dimensioni durante il Cretaceo inferiore quasi di pari passo con le diminuzione di ossigeno nell’atmosfera, ma quando la concentrazione dello stesso cominciò ad aumentare, le dimensioni degli insetti non aumentarono di pari passo (e anzi, restarono inferiori alle dimensioni teoriche massime possibili). Questo indica che la dimensioni massima degli insetti è sì legata alla concentrazione di ossigeno atmosferico, ma che non è l’unico fattore a determinarne le dimensioni massime possibili. Una dei fattori che potrebbero aver contribuito a limitare le dimensioni degli insetti, secondo alcuni ricercatori, sarebbe legato proprio agli animali protagonisti della saga di Jurassic Park.
Come detto, sul finire del Cretaceo, le concentrazioni di ossigeno atmosferico avrebbero permesso lo sviluppo di insetti di dimensioni maggiori rispetto a quello che ci indicano le testimonianze fossili a noi pervenute. Durante lo stesso periodo geologico, si ebbe però anche l’affermazione e la radiazione evolutiva degli uccelli e, nel successivo Cenozoico, dei pipistrelli. Entrambi i gruppi di animali hanno la capacità di volare o quanto meno di planare, elemento che li ha resi in grado di predare gli insetti in volo (gli insetti furono i primi animali in grado di volare, i vertebrati svilupparono questa capacità solo milioni di anni più tardi). Maggiori sono le dimensioni di un insetto, maggiori sono le probabilità che questo venga individuato e predato da un altro animale; di conseguenza, la pressione selettiva da parte dei neonati predatori alati vertebrati fu maggiore sugli insetti di taglia più grande. Questa pressione potrebbe aver portato, a partire dal Cretaceo superiore, alla selezione di insetti di dimensioni più contenute rispetto alle specie che li avevano preceduti, in quanto era più probabile che riuscissero a sfuggissero ai predatori.
È evidente come l’escamotage narrativo di Jurassic World Dominion affondi le proprie radici nella preistoria degli insetti e nel loro antico gigantismo, ma il semplice inserimento di “geni del Cretaceo” non produrrebbe insetti giganti. E anche se lo facesse, questi non potrebbero sopravvivere nella nostra atmosfera.
A cura di Fulvio Giachino
FONTI:
Chown S. L., 2012. Biotic interactions modify the effects of oxygen on insect gigantism. PNAS, Vol. 109, n° 27, pp. 10745-10746.
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