Dopo Sotto il sole di Riccione, arriva su Netflix il sequel Sotto il sole di Amalfi: un film che, al di là delle splendide location, ci lascia davvero poco altro
uando due anni fa uscì Sotto il sole di Riccione, il film degli Younuts! con la complicità di Vanzina e con la colonna sonora dei The Giornalisti, lo apostrofai come una lunga pubblicità di un gelato, perché in effetti il modo piuttosto banale di intrattenere e la frivolezza delle atmosfere estive sembrava rievocare quegli spot televisivi che abbiamo visto e continuiamo a vedere molto spesso, oltre ad ammiccare – nonché ad omaggiare – ad alcuni cult della commedia “estiva” italiana.
Inevitabilmente, ora che Netflix ha dato in pasto alla sua utenza anche il sequel, dall’originalissimo titolo Sotto il sole di Amalfi, mi sento di definirlo invece come una lunga pubblicità di una località turistica.
Perché in effetti la curata e piacevole fotografia di Edoardo Carlo Bolli indugia moltissimo sulla costiera, sugli scorci, sulle calette e i vicoli della stupenda Amalfi, che – non ce ne vogliano i romagnoli – di certo ha ben più di offrire da questo punto di vista rispetto alla precedente location.
Se non altro stavolta però qualche novità c’è. A partire dalla regia, non più degli Younuts! ma affidata all’esordiente Martina Pastori, sempre sotto la supervisione di Enrico Vanzina, che cura lo script insieme a Caterina Salvadori e Ciro Zecca. E poi il cast artistico perde qualche componente, da Cristiano Caccamo ad Andrea Roncato, risultando nel complesso meno corale, concentrandosi invece prevalentemente sulla storia di Vincenzo (Lorenzo Zurzolo) e la fidanzata Camilla (Ludovica Martino), oltre alle solite vicende complicate del single Furio (Davide Calgaro), a caccia dell’amore, e infine il proseguimento della liaison tra Irene (Isabella Ferrari) e Lucio (Luca Ward).
Per provare a dare un po’ più di brio al racconto, vengono allora inseriti nuovi innesti, come Nathalie (Kyshan Wilson), amica canadese di Ludovica, poi Hans (Nicolas Maupas) amico di vecchia data di Vincenzo, o ancora il padre di quest’ultimo, Roberto (Andrea Occhipinti).
Una maggiore varietà e dinamismo lo riscontriamo nella soundtrack, non più monotematica come in Sotto il sole di Riccione – che alla fine si era quasi tramutato in un concerto dei The Giornalisti – ma capace di pescare un po’ dal passato, con i classici come Un’estate al mare di Giuny Russo e tracce più moderne come Fiamme negli occhi dei Coma cose, in fondo coerentemente con l’idea di un film che prova a farsi ispirare dal passato strizzando però l’occhio alla modernità. Il problema principale è che essere originali in questo è assai difficile, e infatti Sotto il sole di Amalfi non lo è: la stessa Fiamme negli occhi, per dire, l’abbiamo ascoltata pure in un altro prodotto Netflix, la serie Summertime.
Proprio questo sembra essere il nuovo filone del cinema vacanziero, un tempo demandato ai vari Sapore di sale, Rimini Rimini, Abbronzatissimi, commedie integerrime che, al netto dei loro difetti, rappresentavano l’intrattenimento al 100%. Adesso, con giovani attori, spesso anche poco conosciuti, trame ugualmente frivole ma con assai meno comicità si va alla ricerca di un banale e abusatissimo messaggio di fondo da comunicare al pubblico, che tuttavia lascia davvero il tempo che trova.
Recentemente mi sono imbattuto nell’intervista a Ludovica Martino, realizzata da HotCorn, in cui la giovane afferma che questi film sono essenziali per gli attori perché somigliano ad una vacanza, abbinando il lavoro allo svago, immergendosi in posti meravigliosi. Oltre chiaramente ad aiutare il pubblico a distrarsi. Osservazioni in effetti ineccepibili, perché è piuttosto pacifico che film del genere, oltre alla solita retorica e a triti messaggi a cui facevamo appunto accenno poc’anzi, siano meramente atti a far distrarre un po’ il pubblico, con tanta leggerezza e soprattutto ambientazioni da sogno. Ad essere sincero infatti, al di là dell’ironia che – anche sulla scia del film precedente – ho scelto di fare nel titolo, l’aspetto che ho apprezzato di più (l’unico n.d.R.) di Sotto il sole di Amalfi è stata proprio la capacità di fare immergere il pubblico in quelle fantastiche location, in grado di far vivere ricordi a chi ha già passato qualche estate ad Amalfi, e magari far venire la voglia di prenotare una vacanza in quei luoghi a chi non c’è mai stato.
E allora, in fondo (ma in fondo) l’etichetta lungo spot turistico non è per forza da vedere in un’accezione del tutto negativa.