Viviamo nell’epoca dei romanzi, ma la narrativa breve sembra tornare a interessare il pubblico, e molti editori stanno iniziando a pubblicare il formato intermedio della novella
n editoria le dimensioni contano, nel bene e nel male. Ci sono schiere di lettori che sono tanto più attratti da un libro quanto più questo è voluminoso, feticisti delle pagine a quattro cifre, adoratori delle saghe interminabili (e spesso interminate). Almeno da metà Ottocento il romanzo è diventato la forma di narrativa predominante, e ancora oggi è il prodotto maggiormente presente sul mercato. Eppure, negli ultimi anni sembra che stia emergendo un rinnovato interesse per storie più brevi, e infatti stanno iniziando a comparire collane che pubblicano novelle, quella misura intermedia tra il racconto e il romanzo che sembrava ormai dimenticata.
Breve storia delle storie brevi
Possiamo affermare con sicurezza che c’è un pregiudizio diffuso verso i racconti e le novelle. Per verificarlo basta andare in qualunque libreria e prendere in mano i primi cento libri che vi capitano davanti: con ogni probabilità, saranno tutti e cento romanzi. Nella remota ipotesi in cui vi troviate a pescare raccolte di racconti o novelle, saranno probabilmente dei “classici” di qualche tipo, ma è quasi impossibile che si tratti di storie contemporanee. Questo perché appunto il mercato privilegia il romanzo come forma principale di narrativa, una tendenza che è iniziata con il romanticismo e si è protratta fino a oggi.
Naturalmente se i lettori di tutto il mondo prediligono una narrazione unica e più corposa rispetto a tante piccole narrazioni separate, non gliene si può fare una colpa. Ma come sempre succede quando a un settore culturale si sovrappongono le logiche industriali, si finisce in un sistema a feedback positivo per cui ciò che funziona ottiene più spazio, e di conseguenza finisce per espandersi senza controllo fino a invadere anche l’habitat degli altri prodotti, in un perverso meccanismo di selezione naturale capitalista. Ciò che era minoritario diventa marginale, il pubblico finisce per pensare che non esista nemmeno, e gli executive delle corporation traggono la conclusione che “non vende” e quindi non ha senso proporlo.
Ma il punto è proprio questo: ha senso o no proporre oggi una novella? Quali sono i vantaggi di queste forme brevi di narrativa? Prima di tutto, per quanto possa sembrare tautologico, la brevità: per quanto si possa pensare il contrario, una storia breve può essere un ottimo modo per sperimentare territori narrativi nuovi: un genere, un autore, uno stile, un’epoca con cui non abbiamo familiarità e a cui vogliamo accostarci con cautela e senza dover investire settimane intere di lettura, per capire se possa davvero risultare interessante. C’è poi anche il fattore del costo, che diventa sempre meno secondario in un periodo di costante aumento dei prezzi (in molti casi anche quelli legati alla filiera dell’editoria, dalla carta ai trasporti): un libretto di sessanta pagine costerà necessariamente meno di un volume di quattrocento. Infine, dobbiamo anche tenere presente fattori socio-culturali sempre più determinanti negli ultimi anni, ovvero la finestra di attenzione sempre più ridotta del pubblico. Certamente la lettura ha di per sé il ruolo di “attività a cui dedicare tempo” e per molti il piacere di leggere deriva proprio da quello, ma nell’ottica di attirare e conquistare il pubblico dei lettori non abituali, le novelle con la loro immediatezza possono essere una carta vincente.
Narrativa di genere, preferibilmente breve
Un’obiezione che viene spesso mossa alle novelle e altre forme di narrativa breve è che nel poco spazio che si prendono sia impossibile sviluppare una storia completa e coinvolgente: ambientazione, personaggi e conflitti non ricevono l’approfondimento necessario a far entrare davvero all’interno del mondo e ad appassionarsi alle vicende. Questo può essere in parte vero (anche se, naturalmente, è molto legato all’abilità di chi scrive quelle novelle), ma c’è forse da fare una considerazione ulteriore: ci sono generi narrativi che sulle brevi distanze performano meglio di altri. Se infatti consideriamo il romanzo storico, la biografia, il romance o la literary fiction, abbiamo a che fare con generi che trovano il loro scopo con la ricchezza delle descrizioni, la vastità temporale della storia e la profondità delle riflessioni. Tutti fattori che richiedono fisiologicamente più spazio.
Ma se ci spostiamo nei generi più high concept, quelli che si basano su un’idea di fondo forte e si sviluppano intorno a essa per esplorarne le conseguenze, allora il discorso cambia. Nel mistery e nell’horror, nella fantascienza e nel weird, e in tutti quei casi in cui si può parlare di “narrativa di idee”, la forma della novella può rivelarsi la più efficace per esplorare il concept al centro della narrazione all’interno di una narrazione efficace ma non sovrabbondante. Ci vuole anche una certa abilità da parte degli scrittori per bilanciare nel modo giusto la quantità di scrittura rispetto alla portata delle idee: quante volte infatti abbiamo la sensazione che una storia sia stata annacquata solo perché doveva raggiungere un tot di pagine? Nella narrativa di genere questo è meno frequente, perché appunto c’è la possibilità di costruire intorno all’idea di base senza l’aggiunta di troppi fronzoli.
Non è un caso infatti che nell’ambito dei premi internazionali dedicati alla narrativa di genere esistano delle categorie apposite per le diverse lunghezze delle storie, proprio perché in questo caso la dimensione del racconto può davvero fare la differenza. Tipicamente si trovano la short story (fino a 7500 parole) la novelette (fino a 20000 parole) la novella (fino a 50000 parole) e oltre questo limite il romanzo. Di fatti molti classici della narrativa di genere, dal gotico all’horror di autori come E.A. Poe e H.P. Lovecraft, si collocano proprio nella dimensione di novelette e novella. In Italia la convenzione non è del tutto corrispondente, e la distinzione tra novelette e novella è quasi assente, per cui si tende a distinguere in modo meno rigido il racconto, racconto lungo, novella, romanzo breve e romanzo.
Novelle per il prossimo anno
Se ripensiamo agli autori che ci facevano studiare a scuola, ci rendiamo conto molto presto di come la tradizione del racconto e della novella sia abbastanza radicata nella letteratura italiana. Senza andare a scavare in secoli troppi remoti, possiamo anche pensare a una buona parte della produzione di Verga, Pirandello o Calvino per renderci conto che la novella ha sempre avuto una sua dignità, quindi il fatto che adesso riottenga un suo spazio non dovrebbe stupire. Come avviene quasi sempre, anche in questo caso le iniziative più sperimentali sono portate avanti dalle case editrici indipendenti, quindi è difficile trovare novelle nei cataloghi dei grandi marchi, e c’è bisogno di una ricerca più accurata per trovare chi pubblica le novelle: vediamo alcune delle iniziative più recenti dedicate a questa forma intermedia di lunghezza delle storie.
Nell’ambito della fantascienza si era già riscontrato negli ultimi anni un crescente interesse per i racconti di autori italiani, e già questa era una notizia. Ultimamente però anche le novelle stanno tornando a prendersi spazio e infatti dall’anno scorso Zona 42 ha lanciato la collana 42 Nodi, dedicata proprio alla narrativa di media lunghezza, con autori sia italiani che internazionali. Lo spirito di questa iniziativa è proprio quello di permettere ai lettori di assaggiare generi, autori, temi e stili diversi, così da espandere poco alla volta i confini della propria comfort zone letteraria, come da sempre l’editore cerca di fare. Con titoli di Brooke Boolander, Goerge Saunders, Isabel Fall, Daryl Gregory (dal mondo) e Luigi Musolino, Elena Giorgiana Mirabelli, Elia Gonella, Matteo Meschiari/Antonio Vena (dall’Italia) la scelta è ampia e variegata. Anche molti dei titoli che si trovano nel catalogo di Future Fiction hanno la dimensione della novella, e spesso sono selezionati dai finalisti dei premi letterari di tutto il mondo, permettendo così di provare con una lettura veloce la biodiversità narrativa promossa dalla casa editrice.
Spostandosi più sul lato weird possiamo trovare la collana Strane Visioni di Hypnos, casa editrice dichiaratamente dedicata al weird, che dà spazio alle novelle di autrici e autori italiani selezionati attraverso un premio letterario, e proposte ai lettori con una formula in abbonamento. Mentre Moscabianca, che si occupa soprattutto di weird ma anche di tutte le relative conaminazioni, ha inaugurato la collana Cuspidi, che non si limita a pubblicare racconti lunghi ma li arricchisce con le illustrazioni, accompagnando ogni volumetto con i disegni di un illustratore diverso. In questo modo è possibile quindi testare non solo la scrittura di autori e autrici diverse, ma anche l’arte di altrettanti illustratori e illustratrici, che dà così una varietà enorme alla collana tra cui si trovano anche autori internazionali come Claude Lalumière e China Miéville.
Se invece vogliamo avere la sicurezza dei classici, troviamo la collana Eletti di edizioni Alter Ego, che riprone in piccoli (ed economici) volumetti le novelle e i racconti di autori come Verne, Poe, Stevenson, Wells, Kafka, Dickens, Moravia, Salgari. Sempre a partire dagli editori di Alter Ego è nato da poco un altro progetto dedicato interamente alla narrative medio-breve: Tetra, che pubblica quattro storie, in libri di formato quadrato, che escono il quattro del mese al prezzo di quattro euro. In questo caso i volumi sono dedicati a scrittori italiani e alle voci più “autoriali”, anche se già dai primi titoli si può notare comunque una certa contaminazione con la narrativa di genere con storie dal sapore gotico e weird nelle novelle di Emanuela Canepa e Paolo Zardi. Difficilmente queste iniziative riusciranno a spostare il centro del mercato dai romanzi alla narrativa breve, ma il fatto che esista ancora oggi chi investe e pubblica sulle novelle conferma che, per ottenere una buona storia, non bisogna necessariamente voltare mille pagine.