Neon White: quando semplicità e genialità danno luce ad un titolo irrinunciabile
eon White. Penso sia difficile capire il potenziale di questo gioco senza metterci le mani sopra, perché il suo forte è proprio il flow dell’azione quasi assuefacente che si crea tra il giocatore e il titolo, un costante appagamento ludico costruito su non pochi accorgimenti che rendono l’esperienza priva di momenti morti. Sarà per questo che in via del tutto personale e forse opinabile, quasi ero infastidito dalle pause dovute alla frangia narrativa che ho trovato sicuramente sviluppata bene, ma per quel che mi riguarda non all’altezza della parte giocata, o meglio, non altrettanto interessante da creare un costante stimolo alternato tra voglia di giocare e di scoprire la storia.
Molti giochi hanno racconto e gameplay divisi in maniera netta ma complementare e riuscita. Pur affidandomi ad esempi che mi vengono in mente non troppo pertinenti per quel che riguarda il genere, potrei citare 13 Sentinels Aegis Rim, Persona 5, Fire Emblem Three Houses. Ma per quel che riguarda Neon White, nonostante il soggetto sia interessante e talvolta i dialoghi siano brillanti, trovo che questi prendano troppo tempo per evidenziare le stramberie caratteriali dei personaggi e siano in larga parte fine a se stessi. Ma di nuovo, oltre a essere un parere soggettivo, la loro invadenza ha paradossalmente messo in luce quanto il core del gioco sia in realtà indovinato e così irrinunciabile da soffrirne qualunque tipo di interruzione.
Neon White è una distorta chimera di influenze ludiche che unisce vibes provenienti da titoli come Sonic, GhostRunner, Mirror’s Edge, Killer 7, Super Hot. Una sorta di puzzle d’azione in cui si deve arrivare velocissimi all’obiettivo, generalmente determinato dal raggiungere la zona X dopo aver ucciso tutti i demoni sul percorso. Una formula di gioco che rappresenta un po’ lo snellimento del concetto di speedrun, grazie al fatto di aver livelli brevi che si prestano in termini di level design alla sperimentazione, ma hanno una certa implicita linearità ben suggerita e mettono a disposizione risorse limitate in maniera ragionata per essere portati a termine. Risorse che prendono la forma di carte numerate e finite, il cui utilizzo implica di scartarle dopo aver usufruito della loro abilità offensiva (sparare in sostanza) o della loro abilità secondaria spesso legata a possibilità deambulatorie speciali. Che percorso fare, come tagliarlo, quali carte usare, quando e come: questo è Neon White. Tutto per arrivare al traguardo nel più breve tempo possibile, se si escludono le missioni secondarie che offrono apprezzabili variazioni sul tema in cui più che la velocità conta proprio la capacità di raggiungere la fine del livello senza commettere errori.
Il punto è che questo “soft speedrun simulator” è studiato per rendere accessibile il piacere dell’ottimizzazione esecutiva anche a chi non è avvezzo a questa pratica da pro player. Lasciamo pure perdere il fatto che tutti i livello hanno un grado di sfida fantastico, perché sono facili da portare a termine con un bronzo ma richiedono per il platino il giusto grado di comprensione delle geometrie dello stage e pensiero laterale nel trovare le scorciatoie. Sarebbe quasi banale soffermarsi a questo nell’elogiare un gioco che rende vincente la sua formula soprattutto grazie a controlli perfetti, precisi, pensati, con la giusta inerzia, come ad esempio il salto, quasi una leggera planata super controllabile in grado di permettere giochi di platforming estrosi senza essere un alieno del pad. Inoltre i livelli come detto sono corti, cosicché non c’è la frustrazione del tenere a mente interminabili sequenza di movenze perfette per raggiungere un certo tempo record.
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Durano in media un paio di minuti. Quindi è sempre questione di concentrarsi solo per pochi istanti. E se ci si rende conto di aver sbagliato in partenza, basta premere un tasto e siamo istantaneamente ai nastri di partenza di nuovo. Quando troviamo uno dei regali nascosti nei livelli necessari per sbloccare dialoghi e missioni secondarie – che tra l’altro è un indovinato espediente per valorizzare il level design anche in termini esplorativi- il livello si chiude automaticamente, non serve portarlo a termine con un tempo chiaramente infimo solo per confermare la scoperta. Neon White è pieno di piccoli o grandi attenzioni al quality of life che lo rendono davvero un piacere da giocare, anche dopo il centesimo stage.
La longevità cambia parecchio in base all’approccio: se si vuole andare dritti accontentandosi del tempo minimo per archiviare un livello, si finisce in brevissimo tempo, ma se si vuole il platino e il regalo nascosto, anche senza considerare le missioni secondarie, la situazione cambia parecchio. Il paradosso infatti è che i livelli sono da consumare nel più breve tempo possibile ma proprio per questo vanno studiati a lungo e rifatti moltissime volte. Ma come detto, per tutti i meriti del gioco citati, questa pratica non è MAI noiosa, anche perché Neon White riformula costantemente le sue dinamiche inserendo sempre nuove variabili e rinnovando ogni volta la sfida, che chiaramente oltre che nuova si fa sempre più difficile, richiedendoci di pesare con precisione l’utilizzo delle risorse, delle carte o ambientali che siano, concedendoci sempre meno sprechi. L’inventiva di questo gioco è infatti straordinaria, non c’è molto altro da dire in tal senso.
Venendo all’aspetto tecnico, devo dire che onestamente non mi piace lo stile usato nella sezione visual novel narrativa, devo essere sincero, mi sembra quel tratto pseudo anime occidentale che proprio non mi convince, ma sono gusti. La grafica in game è invece perfetta: lavora per sottrazione ma lo fa cucendo intorno alla sua necessità di essere funzionale una direzione artistica che ho trovato più che apprezzabile. Neon White infatti è sempre fluidissimo, con 60 fps anche su Switch, super leggibile, sempre chiaro e intuitivo, qualità indispensabile per questo tipo di gameplay, e per di più veramente piacevole da vedere. La colonna sonora non è da meno, con musiche elettroniche che accompagnano ogni stage senza diventare mai troppo invadenti o ripetitive, ma fondendosi in maniera armoniosa con il loop ludico fatto di corse e salti e mille restart.
Che dire quindi dell’ultima fatica di Ben Esposito. Neon White è un gioco veramente intelligente e frutto di una idea geniale. Il sistema che unisce carte risorse e platforming prestazionale ci regala moltissime soddisfazioni, soprattutto quando si capisce come tagliare il percorso in maniera significativa magari partendo dall’intuizione di un uso non convenzionale di una certa abilità carta. Allo stesso modo e pur con tutta la sua versatilità, Neon White rimane un gioco davvero concettualmente semplice e immediato. Forse non tutto il contorno del titolo mi fa impazzire come l’anima pulsante del suo gameplay, ma ciò non toglie che rimane un titolo che tutti i giocatori dovrebbero provare almeno una volta.