Durante la Gamescom 2022 abbiamo potuto provare Company of Heroes 3, il terzo capitolo della famosa serie strategica di Relic
iocare con la Storia: un’espressione molto presente nel mondo videoludico, eppure troppo spesso priva di particolare peso. La Storia, intesa sia come memoria che come insieme di fatti, è qualcosa che non sembra essere facilmente passibile di “gioco”: ogni minimo cambiamento o forzatura può assumere un peso specifico enorme, sia nella lettura di chi gioca, sia di chi subisce certe rappresentazioni. Nella prova di Company of Heroes 3, accompagnato dal commento di un membro di Relic, ho cercato di capire cosa intende lo studio canadese con quest’abusata quanto potente espressione.
La demo della Gamescom 2022 di Company of Heroes 3 ha messo in luce la più grande novità di questo nuovo capitolo: le fasi strategiche a turni. Al contrario di quanto avviene nel secondo episodio, qui potremo gestire a livello strategico gli spostamenti (su larga scala), i numeri di truppe, le risorse e la distribuzione delle stesse: in sostanza, è stata aggiunta una fortissima componente strategica a quella tattica, che a prima vista sembra essere meno rilevante. In realtà, alcuni passaggi specifici della campagna italiana (prodotta su espressa richiesta della community, stanca di vedere sempre fronte occidentale e orientale tra le proposte dei giochi sulla Seconda Guerra Mondiale) proporranno comunque missioni da affrontare espressamente “alla CoH”, e tramite il loro fruttuoso completamento otterremo tantissime risorse (compresi i punti, che da questo capitolo permettono di attivare abilità passive dell’interno esercito).
Per non rischiare di stordire eccessivamente la community, è stato però confermato che questo “esperimento” funzionerà solo per la campagna italiana: quella nord africana, invece, rimarrà strutturata sulla base del modello più classico, facendo di Company of Heroes 3 un episodio quasi “di mezzo” tra queste due identità. Ed è proprio con la campagna nel Bel Paese che scopriremo ciò che Relic intende come “giocare con la storia”. Sebbene non permettano, ovviamente, di ribaltare totalmente le sorti del conflitto e di permettere la vittoria dell’Asse, gli sviluppatori hanno comunque optato per un sistema di scelte e conseguenze che potrebbe dare un tono più “contenutistico” alla serie, spesso incentrata su grandi racconti bellici privi di particolare valore, oltre a ribadire quanto già espresso dal titolo.
In Company of Heroes 3 potremo scegliere se liberare Pomigliano (lo sviluppatore, una volta capito che ero italiano, mi ha chiesto la pronuncia di tutte le città, è stato divertente) o attaccare Avellino; se soccorrere i partigiani a Monte Cassino o distruggerla con un bombardamento a tappeto; se lasciar cadere Napoli (e chi ci abita) pur di sfondare la Linea Gotica. Tutto questo non contribuirà a un racconto totalmente ribaltato del secondo conflitto mondiale, ma darà (secondo lo sviluppatore) un peso diverso alle scelte di chi gioca, spingendo un po’ più in là il concetto di “eroe” tipico della serie. Un apprezzabile obiettivo, soprattutto a seguito della campagna del secondo capitolo, anche se mi chiedo come un gioco che comunque ci offre un insieme di interazioni principalmente violente (e ci chiede di usarle per centinaia di ore) possa poi costruire un discorso particolarmente complesso sulle colpe in uno scenario bellico.
Ciononostante, ho trovato molto interessante il tentativo d’evolvere una serie che anche nel secondo capitolo ha cercato di impostare un racconto finalizzato alla riflessione sugli scenari bellici e l’umanità che li vive, senza però riuscire a produrre qualcosa di diverso da qualche cinematica priva di mordente, per poi calarci comunque nell’estasi di un ovattato, totalizzante ed inebriante conflitto a fuoco. Con l’uscita del nuovo Company of Heros 3 vedremo se questo sistema di scelte e conseguenze reggerà all’urto della mole, squisitamente abbondante, di tatticismi e strategie già presenti nella demo.