Netflix presenta la miniserie Echoes, un thriller-drama ideato da Vanessa Gazy in cui due gemelle identiche si scambiano i ruoli per molti anni. Un’idea dal buon potenziale, ma sviluppata decisamente male
choes, nuovo thriller-drama di Netflix, ci racconta la storia di due gemelle identiche, Gina e Leni (Michelle Monaghan), che vivono rispettivamente a Los Angeles e Mount Echo. La prima è una scrittrice di bestseller ed è sposata con Charlie (Daniel Sunjata), la seconda gestisce insieme al marito Jack (Matt Bomer) un allevamento di cavalli e ha anche una figlia, Mattie. Due vite e due location assai differenti, una metropoli caotica e una cittadina ben più bucolica, per due donne altrettanto diverse tra loro, sebbene l’aspetto possa far pensare ad altro.
Passano pochi minuti del primo episodio ed Echoes ha già una svolta: Leni è sparita.
Gli elementi per una serie avvincente sembrano esserci tutti, e proprio quell’inizio shock che ci permette di entrare nel vivo del racconto senza avere ancora tutti gli strumenti per comprendere la vicenda, ci appare come una componente a favore, che ci potrà consentire di svelare pian piano il mistero.
A maggior ragione perché scopriamo che ogni anno, nel giorno del loro compleanno, le due gemelle si scambiano l’identità, vivendo per 365 giorni l’una la vita dell’altra.
Chi ha visto innalzare le proprie aspettative però dovrà immediatamente ridimensionarle, poiché capiamo ben presto che Echoes e i suoi numerosi misteri non sono altro che un grosso bluff.
Prodotti di questo genere, soprattutto sulla piattaforma Netflix che ne sforna a iosa, raramente sorprendono in modo estremamente positivo, tuttavia nella maggior parte dei casi riescono a intrattenere o quantomeno sanno come non tediare lo spettatore.
La più grave colpa di Echoes invece è proprio questa, ovvero essere una serie in cui persino un mistero riesce ad annoiare.
Vanessa Gazy e gli altri autori non riescono mai a generare la giusta suspense, e la narrazione procede in modo spesso confuso e dozzinale, risultando il più delle volte ridicola. I tanti intrecci, anche amorosi, non sanno mai sviluppare i giusti rapporti di gelosia, ossessione, invidia e persino il sesso è assente.
A un certo punto la serie sembra quasi tentare una sortita nell’horror, con alcune sequenze in cui vediamo una bambola fatta a pezzi e decapitata, e una lingua segreta conosciuta soltanto dalle gemelle. Niente di tutto ciò però spaventa, anzi ci fa ridere.
I sette episodi che compongono questa “miniserie” procedono senza darci quasi mai la sensazione di una vera svolta, arrancando persino nel ritmo, non sempre consono a un prodotto di questo tipo.
Di certo anche l’interpretazione della Monaghan non aiuta, con l’acconciatura che spesso è l’unico elemento che ci permette di distinguere le sorelle, per non parlare della scelta delle attrici e l’attore che interpretano Gina, Leni e Jack da giovani, durante i tanti flashback a cui assistiamo nelle varie puntate.
L’unico personaggio interessante è lo sceriffo Louise Floss (Karen Robinson) e il modo in cui cerca di mettere insieme i pezzi del puzzle, ma purtroppo anche questo elemento non è supportato da un’adeguata scrittura e alla fine si perde nel nulla.
Cosa resta quindi di questo torbido racconto?
Un mistero vuoto e una narrazione caotica e approssimativa, che si esaurisce con un epilogo ancor più confusionario del previsto, in cui c’è persino un richiamo a Shining, che però ancora una volta contribuisce a macchiare Echoes di ridicolo.
L’unico elemento inquietante della serie è la prospettiva di una nuova stagione, data da un finale aperto e una posizione stabile tra la top 10 di Netflix.