Dal romanzo di Soman Chainani, arriva su Netflix L’Accademia del bene e del male, adattamento diretto da Paul Feig e destinato a un pubblico giovane. Tra un po’ di difetti e qualche pregio, ecco la nostra analisi

accademia bene male

ai miti alle religioni, dalla letteratura fino al cinema, la dicotomia del bene contro il male è da sempre la più abusata, e per questo sfruttarla in modo originale ed efficace è estremamente difficile.
L’ennesima occasione arriva sotto forma di adattamento dal romanzo di Soman Chainani, che prende vita nel film Netflix diretto da Paul Feig, L’Accademia del bene e del male (The School for Good and Evil), un titolo piuttosto emblematico dell’antagonismo di cui sopra.

L’ispirazione del mondo fantasy di Chainani deve molto a J.K. Rowling, ma è altrettanto evidente che basarsi su fondamenta simili a quelle dell’universo di Harry Potter sia alquanto pericoloso, e rischia di far crollare il magico castello di carte. Non tanto in realtà nell’opera letteraria, dato che la saga de L’accademia del bene e del male è un successo che ha portato alla pubblicazione di ben 6 libri, tradotti in 26 lingue, quanto invece nella sua controparte cinematografica trasposta nel piccolo schermo di Netflix.
La piattaforma della N rossa tuttavia sembra il luogo migliore per accogliere un prodotto destinato a un pubblico giovanile e che infatti si posiziona immediatamente nella top 10 dei più visti, ma sappiamo con altrettanta certezza che un buon posto nella classifica dei “migliori” di Netflix non sia per forza sinonimo di qualità.

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Facciamo tuttavia un passo indietro e immergiamoci nel mondo creato da Chainani e raccontatoci da Feig nella sua versione.
Molti secoli fa, i gemelli Rhian e Rafal fondarono l’Accademia del Bene e del Male, una scuola dove venivano forgiati gli eroi e i villain delle fiabe, e che aveva lo scopo di mantenere l’equilibro tra le due forze. Ma Rafal voleva tenere per sé i poteri di questo mondo e usando l’antica e proibita Magia del Sangue cercò di eliminare il fratello. Rhian, per evitare che accadesse ciò e far finire il mondo nel caos, fu costretto a difendersi, uccidendo Rafal. Una premessa breve ma necessaria, che ci porta diversi secoli dopo nel villaggio di Gavaldon dove due ragazze, Sophie (Sophia Anne Caruso) e Agatha (Sofia Wylie), assai diverse tra loro ma amiche inseparabili, vengono rapite da una forza oscura che le porta dritte all’Accademia del Bene e del Male.

Quello che emerge nell’andare avanti nella visione del film di Feig è in realtà la distruzione del dualismo che dà significato all’opera. In soldoni, quello su cui il racconto vuole porre l’accento è la prospettiva moderna che ci consente di capire che il bene e il male raramente si manifestano in forme assolute, che quindi una strega non debba essere necessariamente del tutto malvagia e un principe non per forza un paladino del bene assoluto. Una visione lecita e condivisibile, per carità, che però dimentica che si sta parlando di fantasy, di un racconto fiabesco che peraltro nel caso specifico ha dichiarati richiami ai grandi classici della letteratura come Peter Pan o Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda.

Questo immaginario che abbiamo di fronte è senza dubbio già visto e privo di grande originalità, ma la dicotomia bene-male rappresentata in un modo così scenico e patinato, con una ammaliante fotografia ultra satura, con i due castelli e i loro studenti di caratteristiche ed estetica diametralmente opposti è comunque affascinante e aiuta ad immergerci nel racconto, con la curiosità di capire dove ci porterà.

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L’Accademia del bene e del male è chiaramente un prodotto destinato ad un pubblico young adult e da lì non ha intenzione di spostarsi. È evidente da tanti fattori, come da quelli appena esposti, ma anche da una regia frizzante e da una colonna sonora in cui spiccano le tracce di Billie Eilish e Olivia Rodrigo, o ancora da un’azione fantasiosa e un po’ arlecchinesca, che vede i protagonisti prendere a calci palle di fuoco o divincolarsi in altre strambe acrobazie.

Qui, quantomeno, tolti i personaggi secondari possiamo contare su un buon cast artistico in cui spicca il talento di Sophia Anne Caruso, un po’ meno quello di Sofia Wylie, ma in cui fanno da mamme chioccia la sempre ineccepibile Charlize Theron (Lady Lesso) e Kerry Washington (Clarissa Dovey), oltre alle sporadiche ma efficaci apparizioni di Lawrence Fishburne, nei panni del Preside dell’Accademia.

Al netto di tutto questo, circoscritto nei limiti di quello che è il suo target, L’Accademia del bene e del male funziona anche piuttosto bene, con un ritmo perfetto e incalzante che diventa il suo miglior pregio e che lascia scorrere con una facilità estrema le 2 ore e 30 minuti di narrazione, che di per sé è già una grande dote.

Meriti e demeriti troveranno comunque conferme o smentite in futuro, perché il film di Feig sembra destinato a diventare una saga che, a prescindere dai nostri giudizi, probabilmente avrà successo, come già dimostra la classifica di Netflix.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.