Parenti Serpenti: ovvero il Natale raccontato alla maniera di Mario Monicelli
ono passati più di 30 anni dall’uscita del capolavoro italiano del maestro Mario Monicelli, Parenti Serpenti.
Più di trenta perché, pur trattandosi di un film ambientato nel contesto del periodo natalizio, uscì nel marzo del ’92, e non a cavallo delle feste, come si confà attualmente.
In fondo è anche giusto così, dal momento che Parenti Serpenti prende orgogliosamente le distanze dalle normali commedie di Natale distribuite nel Belpaese, ma che questo fosse ovvio, trattandosi di Monicelli, sarebbe quasi inutile sottolinearlo.
Dopo tutto questo tempo è fantastico comunque constatare come per molti il rewatch di questo film sia una tradizione natalizia; ma andando più nel dettaglio, cosa ci permette di definirlo un vero capolavoro?
Innanzitutto Parenti serpenti riesce ad essere simultaneamente un film senza tempo ma anche in grado di evocare una sfrenata nostalgia per i tempi passati, per quegli incredibili anni ’90, per le cene di Natale a casa dei nonni.
Riferendosi a determinati film si sente spesso dire che “rappresenta uno spaccato dell’Italia di quei tempi”, ma per Parenti Serpenti non è una frase banale o buttata lì a caso. Il film di Monicelli riesce davvero a fotografare la famiglia italiana di quegli anni, che si riuniva abitualmente a casa dei parenti per le feste, andava a messa la sera della Vigilia, giocava a carte, sistemava gli addobbi, mangiava i cibi classici della tradizione. Le camere con le carte da parati, le TV col tubo catodico, l’albero di Natale coi nastrini e dai mille colori, le donne con le pellicce e le collane di perle, gli uomini con le giacche a quadri, e le nonne con le consuete vestaglie. Molto di tutto ciò appartiene ancora alle nostre tradizioni, ma altrettanto è ormai scomparso, considerato superato, forse colpevolmente.
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Al tempo stesso comunque Parenti Serpenti riesce anche a fotografare a livello più generale l’Italia di sempre, un quadretto familiare all’apparenza perfetto ma che in realtà nasconde il marcio dei tradimenti, dei difetti, delle rivalità politiche e sociali, dell’invidia e soprattutto l’egoismo, coperti però da uno strato di zucchero a velo che permette di ritrarre la famiglia con una dolcezza e una allegria fittizia. Altrettanto indovinata è l’idea di raccontarci il film attraverso la voce narrante di Mauro, il figlio di Lina e Michele (Marina Confalone e Tommaso Bianco), che attraverso la stesura del suo tema delle vacanze ci fa cogliere tutta l’ingenuità e la purezza di un bambino, ignaro delle tante dinamiche marcescenti della famiglia.
Quando lo vidi per la prima volta ero piccolo, e pur non capendo forse tutti i torbidi sviluppi di trama, come il giovane Mauro, rimasi piuttosto scioccato dal finale. Rivederlo le volte successive se non altro riesce ad attenuare quella nota dolente e ci fa concentrare sul resto, su quel substrato gioviale e colorato e ci lascia apprezzare i restanti elementi del film, come un cast assolutamente indovinato e ben amalgamato.
Peraltro netto di tutto, che gli anni purtroppo siano passati ce lo ricorda banalmente e tristemente il fatto che alcuni di quegli attori ormai non ci sono più, e nemmeno il nostro caro Monicelli.
Ma Parenti Serpenti sa superare tutto, riuscendo ad essere il perfetto film di Natale pur lasciandosi alle spalle tutta la positività di questo periodo, regalandoci soltanto le cromie, le ambientazioni e l’atmosfera delle feste. E allora rivederlo ogni anno prima della Vigilia per molti diventa quasi un piacevole obbligo.