Gli archetipi dei segni zodiacali spiegati attraverso i personaggi della letteratura: una rubrica di Diletta Crudeli
La collettività ricercata e plasmata dal segno dell’Aquario sfocia nel compimento finale della ruota zodiacale, ovvero nel segno dei Pesci. Ultimo tassello del percorso di metamorfosi che ha avuto inizio con Ariete e che si è incorporata in tutte le forme successive, l’identità torna a rappresentarsi in un corpo animale, quello dinamico e cangiante degli abitanti acquatici.
L’elemento in questione in questo segno non è lo scorrere lieve in superficie o l’acqua sotterranea da rintracciare per comprendere al meglio ciò che ci circonda, ma è acqua che scende dal cielo, che travalica i confini per erodere e trasformare l’ambiente. Al contrario di Vergine, al lato opposto dell’asse, che tende a racchiudere, concentrare e addirittura recintare, Pesci toglie i confini, chiedendosi continuamente cosa sta più in là e più in là ancora, eliminando un paletto alla volta.
Eliminare barriere non riguarda ovviamente solo la fisicità di quello che si trova davanti. Non si parla quindi solo di ostacoli solidi, visibili, ma anche mentali. La percezione del segno Pesci è acuta, vivida. Qualsiasi argomento, evento, sogno più o meno lucido è una domanda che suscita curiosità irresistibile. È una sensibilità esigente con sé stessa, che non dà pace al proprio io, in primo luogo, ma neanche alle persone che si trova intorno. Di fatto il temibile caos pescino è quello che emerge da un accumulo di domande, da un rimuginare su problemi più o meno semplici. Parliamo di una mole emotiva che si gonfia e che se non viene fatta esplodere travolge chiunque gli stia intorno. In questo meccanismo che è un flusso continuo e costante, Nettuno e Giove, i pianeti
del segno, lasciano fluire e dissolvere le emozioni.
Il personaggio scelto per i Pesci scende nei sotterranei, in un territorio invisibile ai più. Eppure non si tratta della discesa infera di Scorpione, ma esattamente del superamento di zone apparentemente invalicabili tipico dei Pesci.
Richard Mayhew è il protagonista del romanzo di Neil Gaiman Nessundove, pubblicato per la prima volta nel 1996 e tratto dalla sceneggiatura omonima. L’opera è l’esordio di Gaiman come autore (il precedente Buona apocalisse a tutti! era stato scritto a quattro mani insieme a Terry Pratchett) ed è infatti esemplare di una narrativa desiderosa di mettere in scena personaggi che nel
territorio fantastico trovano un sentiero più o meno tracciato in cui riscoprire loro stessi. Richard Mayhew è praticamente obbligato a riscoprire sé stesso, se non addirittura ritrovarsi. Richard è un giovane uomo d’affari che si trasferisce dalla Scozia a Londra. Gli si prospetta un’ottima carriera lavorativa e lì conosce la sua fidanzata Jessica. Quando tuttavia la città appare ormai per lui quasi sinonimo di casa, una sera incontra Porta, una ragazza ferita che sembra scappata di casa. Da quel momento la sua vita cambia per sempre. Porta infatti appartiene alla Londra sotterranea, Londra Sotto, accessibile soltanto a chi non viene visto davvero. Senzatetto, creature parlanti, persone emarginate, dimenticate. Richard impara quindi che nella Londra parallela in cui finirà per ritrovarsi esistono sistemi, gerarchie, storie e ovviamente segreti. Maturando consapevolezza comprende che esiste per lui un ruolo là sotto, e poco alla volta diventa più coraggioso, ma anche spericolato, più attento, ma anche più sconsiderato.
La crescita di Richard è una crescita che è anche dissoluzione, assume un nuovo ruolo mentre la pelle vecchia dell’uomo d’affari gli si stacca da dosso come un serpente che fa la muta e di continuo deve chiedersi se quello che vive non è un’allucinazione, un segno del destino o solo un dato di fatto. Come Giove in Pesci costruisce le basi per una nuova accettazione, puntualmente Nettuno
arriva a trasformare di nuovo a ondate la diga di certezze che si è elevata, in quel meccanismo continuo di riscoperta e spostamento dei confini.
«È un ratto» disse Richard, con la consapevolezza che ci sono occasioni in cui un uomo dovrebbe essere perdonato quando afferma qualcosa di ovvio.
«Si, è così. Sei pronto a chiedere scusa?» «Come?»«Chiedere scusa»
Forse non aveva sentito bene. Forse era lui quello che stava diventando pazzo.
«A un ratto?»”
Il romanzo è ricco di momenti divertenti, piccoli attimi di suspense, ma offre davvero la riflessione che sta in fondo al percorso zodiacale, e che si cela nell’acqua che sempre scorre insieme al segno dei Pesci: qual è la forma che vuoi assumere e dove vuoi fermarti? Per quanto sia liberatorio scoprire, mutare e andare oltre, occorre anche pensare al momento in cui fermarsi. L’acqua che troppo erode finisce per cancellare ogni cosa. Richard stesso a fine volume dovrà prendere atto di ciò che ha imparato. Londra Sopra non è più la sua casa, ciò che ha vissuto lo ha cambiato radicalmente.
Ma fermarsi non significa certo smettere di creare. Richard, per tornare a Londra Sotto intaglia una porta, si appella a ciò che ha imparato. Il sapere, quello è privo di barriere, sempre. Se c’è qualcosa che davvero è completo è la consapevolezza, alla fine dello zodiaco, che il sapere scientista e le gabbie che ci costruiamo intorno sono altro che questo: gabbie. E che intagliare una porta significa creare. Richard, infatti, l’attraversa, ancora una volta.
Articolo scritto da Diletta Crudeli, editrix, curatrice e scrittrice, autrice dell’oroscopo letterario di onlyapapermoonblog.