Gli archetipi dei segni zodiacali spiegati attraverso i personaggi della letteratura: una rubrica di Diletta Crudeli
Nella ruota zodiacale Toro arriva a dare forma e sostanza all’impulso Ariete. Dopo che il segno di fuoco si è mosso in lungo e in largo disseminando azioni e bisogni, spingendosi sempre più avanti, praticamente incapace di fermarsi in un punto fisso, Toro arriva a dare concretezza a questo fare. La frenesia si esaurisce e arriva la pacatezza, nel cuore della primavera.
Segno di Terra e soprattutto primo tra questi, Toro è il momento di tregua necessario dopo i desideri infiammati che Ariete gli ha disposto di fronte. Questi desideri possono concretizzarsi ora, e si può assegnare loro un nome.
Anche Toro non è certo passato indenne sotto il meccanismo di un’astrologia che non vuole lasciar comprendere chi si è ma soltanto dare giudizi ed etichette, per questo al segno è stata affibbiata spesso la nome di accumulatore di beni materiali e spietato edonista.
Edonista forse lo è, ma nel senso più puro possibile: Toro vuole stare bene e di questo bene ha cura.
Venere e Giove, il primo in domicilio nel segno e il secondo in esaltazione, servono a dare forma alle speranze ma anche a lasciare che queste vengano condivise con altre creature.
Toro sa cosa vuole e lo dice, senza filtri, un desiderio ad alta voce in continua espansione, sempre grazie all’immenso segno di Giove.
Nelle cose quotidiane Toro riesce a trovare dolcezza, fino a trasformare anche le cose minuscole e gli eventi meno gloriosi in attimi da ricordare. Questo non vuol dire che si accontenta, al contrario! Provate ad avvicinare Toro senza esservi guadagnati la sua fiducia e vi accorgerete che la cura che il segno mette la richiede anche alle altre persone: in questo è quasi più testardo del segno precedente.
Non può che essere Toro un personaggio della letteratura raccontata da Sylvia Townsend Warner, autrice e poeta inglese. Lolly Willowes, la protagonista del libro omonimo Lolly Willowes o l’amoroso cacciatore, pubblicato nel 1929 è la Toro perfetta: riesce a liberarsi delle incombenze e passare la vita facendo ciò che più desidera: nel suo caso, la strega.
Laura vive nella Londra degli anni Venti con il fratello, la cognata e i loro figli, assistendo come spettatrice al dispiegarsi delle faccende quotidiane. Per loro diventa subito Zia Lolly, silenziosa, talvolta utile, soprattutto sola. Dovrebbe sposarsi, pensa spesso sua cognata Caroline, neanche troppo contenta di averla tra i piedi. Dovrebbe sposarsi perché ha ventotto anni, rifarsi il guardaroba, entrare in società. Ma:
Mentre Caroline era assorta in questi pensieri, Laura non pensava affatto. Aveva raccolto un geranio rosso e si stava macchiando il polso sinistro con il succo dei petali schiacciati.
Gli anni passano anche per Zia Lolly e un giorno scopre l’esistenza di un paesino: Great Mop, sulle Chiltern Hills. Laura non ci pensa due volte: andrà a vivere lì, tornerà in campagna, perché è in campagna che è cresciuta con suo padre e anche se sarà sola non sarà davvero sola perché quello è il posto in cui desidera vivere. Finalmente in una casa dove i suoi desideri possono prendere forma, dato che ha passato vent’anni in una casa dove i giorni erano tutti uguali e l’unica consolazione erano i fiori che poteva mettere nei vasi. Se la cognata è semplicemente incredula il fratello la giudica addirittura pazza, ma Laura non si fa problemi: il suo patrimonio è stato gestito proprio da lui, e adesso lo reclama.
Il desiderio di partire, la casetta a Great Mop, la strappano a una vita piatta, non dolorosa certo, ma una vita senza colore. La rende indipendente e l’aiuta a emanciparsi. Non passa neanche un mese che Laura riesce a trasferirsi, e le Chiltern Hills l’accolgono con una bufera, ma a lei non importa: la voce del vento, quell’ululato spaventoso, quasi la rassicura.
I mesi a Great Mop passano veloci e piacevoli. Ogni tanto sua cognata va a trovarla, ogni tanto suo nipote Titus. E se provassero a riportarla indietro? Il pensiero la assale un giorno con violenza, e la vita di prima le pare un incubo. Ma tutto si risolve perché Laura accoglie un gattino, un animaletto mezzo selvatico e mezzo addomesticato, che può essere passato solo dal buco della serratura: accettandolo come compagno stringe un patto con il diavolo e diventa una strega.
Satana la incontrerà personalmente e farà in modo che Laura non venga più disturbata a Great Mop. E quando Laura parla con lui, con il diavolo in persona, che esso sia travestito da guardiacaccia o da giardiniere, tutto le sembra estremamente naturale, logico. Perché è così che ci si prende cura degli altri, e così che una strega si prende cura, in primo luogo, di sé stessa:
Non si diventa streghe per fare del male a questo e quello, e nemmeno per fargli del bene come dame di carità a cavallo di una scopa. È proprio per sfuggire a tutto questo… per avere una vita propria e non un’esistenza elemosinata dagli altri: scarti caritatevoli dei pensieri altrui, tanti grammi di pane di vita rafferma al giorno – il vitto quotidiano del pio albergo è scientificamente calibrato in modo da garantire la sopravvivenza.
Non sopravvivere ma desiderare, trovare un tesoro proprio e curarlo, addolcirlo. Una casa in campagna dove il diavolo è ben accolto perché è questa la vita che si è scelto.
Articolo scritto da Diletta Crudeli, editrix, curatrice e scrittrice, autrice dell’oroscopo letterario di onlyapapermoonblog.