Enshrouded di Keen Games è un RPG sandbox che cerca di mettere ordine tra diverse ispirazioni, e sembra riuscirgli molto bene
Povero Enshrouded. Negli scorsi giorni, mentre emergevo dall’accesso anticipato di Enshrouded, pensavo a come ne avrei scritto con fare profetico che sarebbe stato il prossimo grande sandbox dopo il successone di Valheim. In fondo l’ultima volta che ho provato a fare una profezia ho indovinato. E invece a gamba tesa è entrato Palworld con i suoi milioni di copie vendute in pochissimi giorni, e temo francamente per il successo di pubblico di Enshrouded. Temo perché al gioco di Keen Games si può solo volere bene, e se questo era già evidente dalla demo distribuita in occasione dell’ultimo Steam Next Fest, durante il quale il gioco ha fatto il record di download, con l’accesso anticipato Enshrouded ha potuto mostrare veramente le sue carte (non tutte), e confermare le ottime impressioni iniziali.
Categorizzare Enshrouded è difficile, perché il gioco vuole mettersi a metà tra diverse suggestioni e diversi spunti, ponendosi quasi come una sintesi di diversi modi di intendere l’RPG open world, senza però sembrare derivativo ma anzi trovando una sua posizione ben definita.
Enshrouded è però innanzitutto un sandbox. Ci si sveglia senza niente in una terra disabitata dalla vegetazione rigogliosa. Fin da subito si rivela necessario trovare qualche straccio per vestirsi e una torcia per disperdere il buio e all’occasione difendersi, ma anche una direzione. Sempre fin da subito si vede l’estensione delle terre del gioco da un promontorio che riporta alla mente l’eccellente inizio di Breath of the Wild, e dopo un breve tutorial si posiziona il primo avamposto.
Nel tempo che intercorre tra la pressione del tasto Nuova Partita e il primo avamposto incontriamo sì prati e natura, ma anche grotte e reliquie di antiche civiltà. Il mistero è relativo, perché all’inizio del gioco veniamo messi a conoscenza che un antico regno è caduto sotto il peso di un eccessivo sfruttamento di una nuova materia prima, che ha portato alla tragica situazione di desolazione in cui ci troviamo. Sappiamo questo e sappiamo di essere in qualche modo prescelti, ma nel dettaglio non conosciamo i fatti.
Enshrouded ci guida così a scoprire scampoli di storia attraverso i classici documenti, ma anche attraverso i nomi dei posti, il posizionamento di alcune strutture e le descrizioni degli oggetti. Verrebbe da pensare che Enshrouded ha imparato da Dark Souls, e sicuramente non si andrebbe così lontani dal vero dato anche l’evidente derivazione del sistema di combattimento del gioco di Keen Games.
Torniamo un attimo indietro. Si diceva del primo avamposto: in Enshrouded siamo chiamati a costruire obbligatoriamente un altare attorno al quale potremmo iniziare a ricostruire, ma non sarà l’unico, perché potremmo pian piano espanderci costruendo altri avamposti ovunque vorremo sulla mappa, per popolarli pian piano di strutture e NPC e per usarli come punti di viaggio rapido.
Enshrouded pone così al centro il giocatore, permettendoci di distruggere, scolpire o scavare qualsiasi elemento della mappa (o quasi): è possibile abbattere montagne o costruire città sotterranee scavando abbastanza in profondità, ad esempio. Allo stesso tempo però la costruzione degli oggetti fondamentali è piuttosto semplice, non forzando la mano al giocatore nel caso questo voglia dedicarsi ad altro e solo secondariamente all’edificazione di cittadine o al crafting di materiali.
Questo equilibrio tra le diverse possibilità del gioco è l’elemento che più mi ha colpito. Non essendo io un grande appassionato di crafting ho potuto concentrarmi su altro, nonostante mi sia dedicato anche alla costruzione in maniera limitata. Ho potuto incontrare un’enorme varietà di materiali, e ho anche apprezzato come i diversi pezzi (muri, pavimenti, ecc) riescano a intersecarsi perfettamente tra loro, restituendo sempre ottimi risultati.
Allo stesso tempo però ho potuto giocare Enshrouded anche in maniera diversissima, costruendo lo stretto necessario velocemente e dedicandomi all’esplorazione degli scenari, scoprendo pian piano una lore piuttosto interessante anche se non propriamente innovativa.
L’esplorazione è resa piacevole e stimolante da un ottimo design delle mappe, che sfruttano bene il rampino e il deltaplano, principali strumenti di navigazione al di fuori di quelli tradizionali, e dalla presenza del Manto, che è la principale peculiarità di Enshrouded.
Le terre in cui si ambienta il gioco sono state avviluppate da una nebbia, un manto appunto, che permette la proliferazione di umanoidi mostruosi e la perversione della flora. Possiamo sopravvivere nel Manto, ma solo per pochi minuti. Uno dei motori del gioco è proprio il comprendere cosa sia questo Manto, e fare in modo di eliminarlo.
L’esplorazione in senso lato diventa quindi lo scopo ultimo del gioco, e le altre meccaniche del gioco vanno a supporto di questa. Quale peso dare agli altri elementi nel raggiungimento del proprio obiettivo è nelle mani del giocatore. Enshrouded permette di prendere diverse vie, sia per quanto riguarda la build del personaggio sia per quanto riguarda tutte le altre meccaniche, dalla preparazione di pozioni alla realizzazione di armi e armature, con tutte le strutture necessarie al crafting.
Trattandosi di un gioco ancora in accesso anticipato è normale trovare delle sbavature e tanti elementi che avrebbero bisogno di rifinitura. A partire dai dialoghi per finire con le prestazioni del gioco, c’è chiaramente del lavoro da fare. Nonostante l’ovvio però, Enshrouded funziona piuttosto bene ed è parecchio rifinito per essere qualcosa appena reso disponibile in versione non definitiva. E c’è anche molto da fare e da scoprire, nel caso si volesse supportare il gioco fin dal primo giorno.
Insomma, in prospettiva Enshrouded promette benissimo, e sono abbastanza sicuro che all’uscita, se tutto andrà come dovrebbe, ci ritroveremo per le mani qualcosa di veramente eccellente.