Tekken 8 innova tanto, e innova anche bene


Se dovessi trovare una cosa che non mi è piaciuta di Tekken 8 direi con certezza il design degli avatar dei giocatori, e quindi dei personaggi della modalità Quest Arcade. E poi basta, non mi verrebbe in mente nient’altro. Oltretutto, non è che dei personaggi del Quest Arcade mi interessi più tanto.

Questo perché Tekken 8 fa sostanzialmente tutto in maniera perfetta. Dentro al gioco c’è tutto: tanti personaggi, una bella storia con tanto di aggiunte narrative specifiche per ogni personaggio, una serie di tutorial e modalità di apprendimento molto approfondite e un roster già molto nutrito. In più ci sono dei guizzi eccellenti, come l’introduzione dei “fantasmi”.

E quindi, in pochi mesi, dopo Street Fighter 6 e Granblue Fantasy Versus: Rising, abbiamo un nuovo eccellente picchiaduro. Decidete poi voi quale fa più al caso vostro, ma sappiate che Tekken 8 si impegna tantissimo per essere un gioco eccellente e accogliente per tutti.

Partiamo però dall’inizio, ovvero dal single player: Tekken 8 propone diverse modalità per il giocatore singolo, e queste sono la modalità storia, la modalità arcade, gli episodi singoli dedicati ai personaggi e il Quest Arcade, vera novità del gioco. Sulla scia del World Tour di Street Fighter 6, Tekken 8 propone una modalità narrativa in cui andremo a sfidare personaggi controllati dal computer in una sorta di modalità ridotta e offline della lobby per il gioco multiplayer.

In questa modalità è inserito il primo tutorial del gioco, dove andremo ad affrontare una serie di lezioni (tarate sul personaggio che intendiamo utilizzare) in cui gli avversari si comporteranno in modo da invitarci a sfruttare le meccaniche specifiche appena imparate.

L’apprendimento è così morbido e guidato da una trama un po’ sciocchina ma in qualche modo dolce, che ci racconta che anche se è vero che in Tekken si picchia come i fabbri, lo spirito deve essere sempre quello del divertimento e della competizione amichevole. Sbloccheremo inoltre vestitini e cosmetici per i personaggi affrontando più combattimenti di quelli necessari, cosa sempre gradita.

L’altro elemento cardine del single player è poi la modalità storia, assolutamente in linea con i canoni settati da anni dalla serie: ci sono le zaibatsu, ci sono i Mishima, c’è la guerra dal sapore cyberpunk e poi ci sono un sacco di botte a chiudere un quadro narrativo che sta ben più su di quello che definirei sopra le righe. Però insomma, è decisamente bello così e non vedo l’ora aggiungano nuovi capitoli di storia per i futuri personaggi. All’interno di questo racconto ci si picchia (duro) e si imparano a conoscere un po’ tutti i personaggi. A margine della modalità storia ci sono poi degli episodi dedicati ai singoli personaggi, che li approfondiscono nella forma di what if.

Se sommiamo a questo la modalità arcade, ce n’è parecchio da giocare anche per chi non vuole avventurarsi nell’online, o magari non vuole farlo subito. E proprio rispetto a quello che è propedeutico per l’online non possiamo non citare la modalità allenamento. Tekken 8 offre infatti strumenti completissimi, facendo anche dei passi in avanti davvero notevoli rispetto agli altri picchiaduro.

Gli strumenti base ci sono tutti: impostare il comportamento dell’avversario nel dettaglio, impostare una combo dalla lista mosse per provare a farla ancora e ancora e via discorrendo. Ma la cosa veramente pazzesca che fa Tekken è il funzionamento dei replay: giocando a Tekken 8 potremmo andare a recuperare un replay di un match passato per rivederlo; durante la registrazione il gioco ci consiglierà in automatico come avremmo potuto reagire in situazioni di svantaggio, per capire i nostri errori e migliorarli. Inoltre, sarà possibile in qualsiasi momento entrare dentro al replay per provare con mano diverse reazioni a una situazione specifica.

Tornando un attimo agli strumenti più “canonici”, Tekken 8 ci offre, tra le centinaia di combo disponibili, una selezione di quelle più efficaci da provare dalla modalità allenamento, divise già per tipologia di mossa. Si affiancano a questa altre “challenge” di allenamento, come una modalità per imparare le punizioni in cui l’avversario farà una serie di mosse casuali alle quali dovremo reagire.

Un’altra novità importante in Tekken 8 sono i fantasmi, che altro non sono che la “versione picchiaduro” di Drivatar di Forza Horizon: Tekken 8 sostanzialmente “impara” come gioca un giocatore, e costruisce su questo una sorta di IA che cerca di replicare il comportamento di quel giocatore. In questo modo è potenzialmente possibile sfidare ancora e ancora gli stessi giocatori anche quando sono offline, oltre a tanti altri scenari possibili.

Insomma, Tekken 8 è certamente un episodio che cerca l’innovazione pur rimanendo fedele a quello che è il gameplay storico di Tekken. Innovazione ricercata anche sotto il profilo tecnico, con una messa in scena che ha dell’eccezionale e che nel frattempo offre anche eccellenti performance.

Lato gameplay poi, nonostante le fondamenta rimangano quelle storiche della saga, l’introduzione della modalità Heat mescola un po’ le carte in tavola, diversificando ulteriormente il già complesso moveset dei vari personaggi.

La barra relativa alla modalità Heat viene data già carica all’inizio di ogni match, non c’è quindi bisogno di riempirla, e può essere attivata in qualsiasi momento per ottenere un vantaggio ai danni, ma non solo: l’attivazione di questa modalità può avvenire in diversi momenti, anche all’interno di una combo e quindi senza passare da un’attivazione “manuale”.

Una volta attiva oltre ai bonus più ovvi i personaggi ottengono nuove combo o comportamenti diversi per le combo “normali”. Alla modalità Heat si somma la modalità Rage che si attiva quando la vita scarseggia, come già visto anche in Tekken 7.

Così la modalità Heat, essendo una risorsa “spendibile” in qualsiasi momento, diventa un perno importantissimo del gameplay e non soltanto una momentaneo potenziamento, offrendo una nuove dimensione tattica decisamente marcata a un gameplay che era difficilmente perfettibile data l’ottimo lavoro di Bandai Namco. Torniamo quindi a quanto dicevo in apertura: Tekken 8 è un gioco sostanzialmente privo di difetti – anche il netcode mi è sembrato funzionare piuttosto bene – che è contemporaneamente profondissimo e complessissimo ma anche piuttosto “gentile” nell’accogliere nuovi giocatori.

Bello da vedere e da giocare, offre tantissime cose da fare a qualsiasi livello lo si voglia approcciare, offrendo però anche diverse modalità di perfezionamento al giocatore. Il roster variegato e la generale ricchezza di modalità lo rende un ottimo acquisto fin da subito, sia che vogliate puntare alla competizione sia che vi serva qualcosa con cui picchiarvi nelle serate tra amici. E poi la storia è una figata.   

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.