Il 2015 per i videogiocatori è stato un anno ricco di delusioni…
Quest’anno sarà sicuramente ricordato per titoli come The Witcher 3, Fallout 4, Bloodborne e così via. In effetti sotto questo punto di vista noi videogiocatori non possiamo proprio lamentarci, dopo un 2014 davvero avaro di uscite (soprattutto su next-gen) ci siamo goduti un anno decisamente ricco di titoli di spessore. Se da un lato i giochi in quanto tali ci hanno soddisfatto, c’è da dire che le delusioni non sono mancante. Il mercato videoludico, al di là delle perle che ci regala, è ricco di contraddizioni, ricco di un modo di fare che davvero non ci piace e che semplicemente ci lascia nell’amarezza più totale. Quest’anno più di una volta siamo rimasti perplessi e amareggianti davanti a ciò che accadeva, per quanto abbiamo deciso di redigere una breve lista delle 7 delusioni videoludiche del 2015.
Metal Gear Solid V: The Phantom Content
Togliamoci subito il dente avvelenato. Non fraintendetemi Metal Gear Solid V: The Phantom Pain è e resterà un grandissimo titolo, sicuramente uno dei più divertenti di questo 2015. Si trova in questa nostra classifica non perché, appunto, il gioco sia stato deludente ma perché ad amareggiarci è stato tutto il resto. Abbiamo atteso questo titolo con febbrile impazienza, abbiamo visto e rivisto i trailer alla ricerca dei più infinitesimali dettagli… dovevamo sapere ad ogni costo cosa Kojima avesse in serbo per noi. The Phantom Pain molto probabilmente doveva chiudere il ciclo su tutta la saga dei “serpenti”, svelarci tutti i dettagli e retroscena sulla vita di Big Boss. In parte è stato così e ne siamo incredibilmente felici, eppure giunti ai titoli di coda ci siamo guardati allo specchio e sotto sotto ci siamo fatti un po’ schifo per aver creduto di poter ricevere tutto quello che ci aspettavamo. Ironia della sorte (o volontà di Kojima) a sentire la presenza di qualcosa di tagliato, a sentire il “dolore fantasma” siamo proprio noi. La quantità di contenuto tagliato o ancora peggio non prodotto per mancanza di tempo e/o risorse è palese, e noi più che addolorati ci sentiamo semplicemente presi per il culo.
Konami peggio di EA
Non è raro trovare tra i videogiocatori una simpatia verso questa o quella software house, ancora meno rara è la possibilità che una software house la si detesti. Chi naviga in Internet con costanza, e magari è sempre aggiornato sui meme di tendenza lo saprà, EA è tra le compagnie più odiate al mondo. Almeno prima del 2015. Konami è riuscita nel difficile compito di: tagliare un gioco a metà, cancellare un titolo attesissimo, licenziare uno dei game designer più talentuosi di sempre e, come se non bastasse, stuprare gli stessi brand che l’hanno resa famosa per produrre pachinko. Konami è riuscita con le sue manovre politiche a riversare tutto l’odio dei videogiocatori su se stessa, diventando di fatto il nuovo emblema di tutto ciò che non va nel mercato videoludico.
Assassin’s Creed Syndicate e le delusioni annuali.
Nessuno e dico nessuno doveva aspettarsi qualcosa di buono dall’ultimo Assassin’s Creed. Perché allora è una delusione? A deluderci non è il gioco in sé (benché non sia un capolavoro) a deluderci non è nemmeno Ubisoft, del resto quale colpa ha la società di voler arricchirsi con il suo brand più famoso? A deluderci sono proprio i videogiocatori consci della qualità del titolo, consci che si ritroveranno per le mani lo stesso identico capitolo giocato l’anno scorso e che, nonostante tutto, lo comprano e lo giocano come se nulla fosse. Prendiamo Assassin’s Creed come esempio, stesso discorso si può fare con un Call of Duty a caso o più in generale con tutti quei titoli a cadenza annuale, capaci di ripresentarsi sul mercato con pochissime aggiunte e migliorie senza la minima vergogna e anzi, riuscendo anche a scalare le classifiche di vendita. Tu chiamala se vuoi amarezza.
Il PlayStation Plus e gli Indie in alta definizione
Lo so, è un discorso che ho sentito mille volte: “ti regalano ogni mese dei giochi, e hai pure il coraggio di lamentarti?”. Stronzate, si tratta solo di stronzate. Nessuno mette in dubbio la stupenda possibilità di ricevere ogni mese dei giochi gratis, a maggior ragione se li si può giocare su più piattaforme. Nessuno critica il servizio in quanto tale e, allo stesso modo, nessuno si aspetta di ricevere che ne so un The Witcher 3 a due mesi dalla sua uscita. Questo mi sembra chiaro, ma è altrettanto chiaro come il servizio si sia lasciato andare ad una politica non propriamente corretta o quantomeno lontana da i suoi albori. Chi è soddisfatto dal PlayStation Plus evidentemente non ha memoria storica né ha mai dato un’occhiata alla controparte (che pure non è perfetta). Parlo di memoria storica perché ai suoi albori il Plus vantava quasi sempre uscite di tutto rispetto, basti pensare al primo mese con Demon’s Soul e LittleBigPlanet 3, mica due indie del cavolo. Sia chiaro, con titoli come Rocket Legue e The Binding of Isaac non c’è da lamentarsi, tuttavia l’andazzo sembra ormai segnato. Non si tratta nemmeno più di avere un catalogo Tripla A insufficiente, tant’è che gli Indie o i giochi PSN in generale stanno arrivando anche su PlayStation 3 (console a cui giochi non mancano) mentre su PlayStation Vita talvolta si arriva anche a regalare porting di titoli presenti – ovviamente già gratuitamente – su Android e Apple Store. Ripeto la possibilità di avere giochi gratis è innegabilmente bella, però basterebbe spulciarsi la lista dei giochi usciti negl’ultimi anni per capire che qualcosa nella gestione da parte di Sony è cambiata.
Battlefront e il multiplayer da due soldi
Quando abbiamo visto i trailer di Battlefront, a maggior ragione se eravamo fan sfegatati di Star Wars abbiamo tutti esclamato: “cazzo sì”. Finalmente un titolo in alta definizione che riuscisse ad evocare perfettamente le atmosfere della saga cinematografica! Sembrava non potesse essere vero. Quando poi abbiamo provato la beta in anteprima, abbiamo tutti esclamato: “cazzo no!”. Non perché il gioco facesse schifo, in effetti è un titolo che sa far divertire e che ha dalla sua parte uno dei franchise più riusciti al mondo, eppure la sensazione di presa per il culo è immancabile. Un titolo multiplayer pagato a prezzo pieno (spoiler: stiamo scrivendo un articolo a riguardo) ma che non ha nemmeno la metà della profondità di un free to play qualsiasi ci sembra davvero ridicolo. Le meccaniche di gioco sono riciclate e banali, rendendo chiaro come Battlefront a conti fatti sia l’ennesima commercialata senza senso.
Game Therapy e quel cromosoma che non ti aspetti.
Il filmetto in questione è sicuramente una boiata pazzesca. Impossibile andarci piano con certi prodotti, stiamo parlando del film che peggio rappresenta la passione per il videogame. Chi ci segue lo sa, abbiamo già trattato in un nostro editoriale l’argomento Youtuber e cultura. E no, lo Youtuber non fa cultura, né ci prova né ci riuscirebbe. A deluderci non è il film, sapevamo già sarebbe stato ridicolo, a deluderci è il messaggio che il film in qualche modo veicola. Perché fin quando a rappresentarci saranno certi personaggi, sarà difficile che la società prenderà sul serio i videogiocatori. Perché fin quando per i più il videogiocatore medio è quel sfigato che preferisce vedere i video su Youtube anziché giocare, è difficile che in qualche modo il mercato migliori. Anche qui, estrema amarezza.
Steam Machine tra idee geniali e fail colassali.
Ci siamo già espressi a riguardo, manifestando la nostra volontà nel non comprare una Steam Machine. In effetti quando Valve annunciò la cosa, ne eravamo felici. Ci era sembrato un ottimo modo per avvicinare gli utenti console al mondo pc, con buona pace per la “Console War”. Quando poi i primi annunci e le prime informazioni su dettagli tecnici e costi sono trapelati, abbiamo immediatamente cambiato la nostra idea a riguardo. Benché sulla carta le Steam Machine siano un’idea geniale si sono rivelate essere un fail colassale, questo perché le Steam Machine, almeno quelle di fascia media, non solo non sono più performanti delle console ma costano anche di più. Salendo di prezzo troviamo hardware decisamente interessanti, ma a sto punto, viste le ingenti somme, perché non puntare su un PC Gaming assemblato che, tra le varie, è sicuramente più potente? Insomma le Steam Machine si sono rivelate essere né carne né pesce, deludendo tutti quei videogiocatori console che, come noi, erano incredibilmente interessati al progetto.