Il topos nei tempi della “citazione a”
Il topos non è un animale mitologico nemico giurato del gattos. Si tratta di un “luogo comune” o “motivo ricorrente” in un contesto che generalmente è quello letterario, ma il concetto può essere applicato a qualsiasi opera, compreso quindi il fumetto. Chiarito questo, temo che i gattis abbiano mangiato tutti i topoi.
Molto spesso (e quando dico molto spesso intendo MOLTO spesso) mi capita di imbattermi, scorrendo i commenti sotto le mie strisce quotidiane o altre mie opere, in attribuzioni più o meno sfacciate di citazioni di svariate altre opere o autori. Anzi, per essere precisi, citazioni a altre opere e autori. Sì, perché bisogna adeguarsi al comune parlare internettiano quando si affronta l’argomento, e la citazione per l’internettiano medio non è un estratto, un riferimento di un’opera che viene ripreso, bensì un omaggio a qualcuno. La citazione per l’utente di internet inverte la direzione, non va più dall’opera citata a quella che la cita, ma viceversa va dall’opera che la cita a quella di riferimento. Quindi si cita “a” qualcuno, o “a” qualcosa, non “da” qualcuno. Tornate a scuola, italianisti.
Ma torniamo sul punto. Dicevo che di tanto in tanto mi capita di imbattermi in commenti del tipo: “Ehi ma questa è una citazione a Dragon Ball!” oppure “Sbaglio o colgo una citazione a Street Fighter IV?” In genere la presunta citazione riguarda opere che non hanno più di un lustro, e che appartengono all’ambito della cultura popolare adolescenziale, come anime, manga, serie, film e videogiochi mainstream. Più di rado l’opera è meno recente, ma appartiene comunque alla cultura nerd. Non che io mi aspetti di essere seguito da illustri letterati o da cinefili di elevata raffinatezza, anzi mi fa piacere constatare che il più delle volte mi vengono attribuite citazioni a opere che conosco, ho visto e ho apprezzato. Tuttavia più leggo questo tipo di commenti più mi rendo conto che è proprio il concetto di citazione che manca. Al di là della conoscenza della grammatica relativa al suo uso, intendo.
La citazione è un riferimento ben preciso. Si “cita” appunto, non si ruba. Vuol dire che deve essere esplicita, altrimenti non è una citazione. Intendiamoci, all’interno di un contesto una citazione può essere anche criptica, ad esempio se l’autore mira a farla apprezzare solo da chi è in grado di coglierla, ma sicuramente non può essere vaga, arbitraria, opinabile.
Per capirci, una sciarpa dello stesso colore di un’altra sciarpa presente in un’altra opera, non è una citazione (e nemmeno un omaggio). È una sciarpa. Dello stesso colore.
È estremamente imbarazzante veder postato sotto un proprio disegno, un disegno di un’altra opera che non c’entra una beneamata mazza, se non per il fatto che alcuni dettagli sono simili. Disegnare un vestito simile a un altro o gli occhi dello stesso colore di un personaggio, o usare le stesse parole per esprimere un concetto, non fanno una citazione.
“Miseriaccia” non è una citazione a Harry Potter, è una banale esclamazione (piuttosto obsoleta e poco usata, questo è vero, tanto che la traduzione italiana della saga della Rowling ha contribuito a riportarla in vita, ma non basta); un tizio con le occhiaie non è una citazione a L di Death Note. Una tizia con il fucile da cecchino non è una citazione a Gurren Lagan. Un fulmine magico non è una citazione a Dungeons & Dragons (tantomeno di Star Wars).
Ora la smetto perché dopo questa sfilza di “citazioni a” ci saranno almeno una decina di lettori che conosco l’italiano in preda a convulsioni e non li voglio sulla coscienza, ma credo di aver reso l’idea.
Oltretutto identificare una banalità come una citazione è indice di una semplice condizione: la poca esperienza. Mi spiego. Se quando vedo una banale sciarpa rossa penso che sia la citazione di un’opera specifica, significa che probabilmente ho un bagaglio culturale costituito da così poche opere che per me una sciarpa rossa ne identifica indiscutibilmente una, quella in cui ho visto quella sciarpa rossa. La maggior parte delle volte non si tratta di una citazione, quindi, ma di orizzonti poco ampi. Leggendo di più, guardando più film, più anime, più fumetti, alla fine ci si accorgerà che quello che sembrava un riferimento preciso era solo una banalità, o al limite un luogo comune, un motivo ricorrente. Un topos. Di sciarpe rosse è pieno il mondo. Fate rientrare i gattis.
PS per chi non avesse colto la sottile ironia di questo articolo, la sintassi corretta in tutti i casi sopra citati in corsivo è “citazione da qualcosa” o “citazione di qualcuno”.
Luigi Bigio Cecchi