Un remake con qualcosa in più
Ben 10 anni fa, in un lontano E3, Atlus presentò un nuovo gioco di ruolo giapponesissimo dal titolo di Etrian Odyssey, un titolo che faceva dell’esplorazione il suo punto di forza, tanto da imporre al giocatore il compito di disegnare fisicamente le mappe dei dungeon.
Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, di Etrian Odyssey ne sono stati fatti quattro, il mondo dei videogiochi si è evoluto e le console si sono moltiplicate: nonostante questo, le case di produzione e i publisher cercano di solleticare la nostalgia dei vecchi giocatori riproponendo versioni enhanced dei suoi vecchi titoli, rigorosamente a prezzo pieno.
Sapete benissimo come si pone Stay Nerd rispetto a queste operazioni commerciali, per cui non spenderemo altre parole a riguardo: non ci piacciono i remake, e questo basta.
In questo caso, però, siamo qui per raccontarvi quanto vale Etrian Odyssey Untold 2, titolo nuovo a metà, che Atlus ha fatto piombare nei nostri negozi con un certo ritardo rispetto al mercato statunitense e giapponese. Seguiteci…
L’Albero della Cuccagna
Il remake dei titoli Etrian Odyssey fanno parte del cosiddetto progetto Untold, dove i programmatori (per fortuna), oltre alla storia (?) ufficiale del titolo, quella già conosciuta anni e anni addietro, hanno pensato bene di aggiungere un’avventura nuova (in parte), ma ambientata negli stessi luoghi. In questo caso, seguiamo le gesta di due Esploratori, il nostro Alter Ego e il suo amico Flavio, chiamati per scortare la giovane Arianna nelle profondità del Labirinto di Ginnungagap ed eseguire un rituale che secondo la secolare tradizione dovrebbe scacciare il Male. Altri personaggi entreranno a far parte del Party, Bertrand e Chloe, e altri ne incroceranno la strada fornendo notizie ed indizi, in un tripudio di cliché e canovacci abusatissimi…
Oltre a Ginnungagap, i nostri eroi dovranno esplorare gli Stratum che compongono l’altissimo albero della Terra, Yggdrasil, abitato da nemici temibili e trappole mortali.
L’avventura si svolge a saltelli tra uno e l’altro labirinto, nella più classica delle articolazioni: l’ostacolo che si presenta da una parte si risolve cercando un item o un’abilità presente nell’altro labirinto.
A differenza della versione ‘originale’, la serie Untold presenta uno story mode articolato e incasinato quel giusto per tenere il giocatore sempre in attesa di scoprire gli avvenimenti successivi. Certo, c’è da dire, che i filmati sono quasi nulli, e tutto il racconto è praticamente testuale, con lunghe descrizioni e dialoghi, come da tradizione. Se siete pronti o abituati a questo tipo di approccio, allora il gioco non mancherà di sorprendervi con qualche bella trovata, fino all’epico finale. Altrimenti, preparatevi a skippare linee su linee di testo, estraniandovi fino alla noia più mortale, anche se per quanto telefonata e un po’ scontata, la storia del Cavaliere di Fafnir qualche bella freccia nel suo arco ce l’ha. Dategli una possibilità.
Scorrazzando per il corridoi
Etrian Odyssey Untold 2 non si distacca per niente dalla filosofia della serie, essendo tra l’altro un remake farcito: è un dungeon crawler nella sua forma più nuda e pura: si esplorano i vari piani dei labirinti, si disegna la mappa, tra muri, ostacoli invalicabili, ponti, porte e tesori, ci si appunta tutto, e si procede un passo alla volta. Il passo è lungo un quadrato della griglia che il touch screen ci mostra in tutte le fasi di gioco e che noi aggiorniamo un movimento dopo l’altro.
Avanzare nel labirinto è un’attività contemporaneamente pericolosa e redditizia. Il pericolo è facilmente intuibile: ogni tot passi, i nostri eroi incontreranno un manipolo di nemici random, che popolano ciascuna zona del labirinto. Inoltre, sulla mappa sono visibili dei nemici speciali, particolarmente potenti, che si muovono in base ai nostri passi. Se il party è debole, conviene sempre studiare i movimenti di questi avversari e cercare di evitarli.
Il sistema di combattimento è il classico sistema a turni: quando la battaglia inizia, siamo chiamati a scegliere le azioni che i nostri personaggi dovranno eseguire, poi le statistiche di ciascuno di loro, i buff e i debuff del caso, decideranno l’ordine di azione. È bene sottolineare che la componente tattica è approfondita dalla possibilità di disporre gli eroi su due file, laddove quella anteriore è più prona agli attacchi fisici dei nemici, ma è in gradi di fare più danno, mentre quella posteriore è più protetta ed è sfruttabile per attacchi magici e a distanza.
Come ci si aspetterebbe, ogni personaggio ha una sua mossa speciale che si attiva quando, combattendo, si riempie la barra della Forza. Il protagonista, il Fafnir Knight, ha le abilità più interessanti, potendo sfruttare in maniera più estensiva alcune skill personali, laddove gli altri compagni hanno meno scelta, almeno all’inizio.
Il resto delle meccaniche di combattimento è esattamente così come ve lo state immaginando: punti ferita, punti tecnica, armi con effetti elementali e con ailment vari, tutto molto standard.
La progressione del personaggio è anche questa molto stereotipata: si guadagnano punti esperienza e a ogni livello spunta un punto abilità che ci permette di sviluppare lo skill tree predefinito per la classe che ci siamo scelti. È interessante come il sistema sia ben bilanciato, e come la propedeuticità sia sviluppata in maniera automatica: quando raggiungiamo un certo livello in una data skill, subito verrà sbloccata una abilità consensuale. Inoltre, alcune abilità convergono verso lo sviluppo di poteri più potenti, permettendo uno sviluppo molto ragionato e profondo.
A rendere le cose ancora più interessanti, per questa versione è stato aggiunto il sistema dei Grimoire, che non solo libri antichi e pericolosi, ma PIETRE dotate del particolare potere di mimare le abilità dei giocatori. Quindi, equipaggiandoli, si possono sbloccare skill estranee a una data classe, oppure, meglio ancora, potenziare skill già apprese. La scelta sta tutta nel tipo di gioco che decidete di fare.
Purtroppo quello che stona nel sistema di Grimoire è che la loro acquisizione è assolutamente random: non c’è un modo per cercare o sviluppare un determinato Grimoire, non vi è modo di livellare un Grimoire o di ottenere Grimoire potenti. Bisogna affidarsi al caso, alle statistiche (di solito nascoste) e al puro culo. Ovviamente il senso di questo sta nello spingere il giocatore a combattere e esplorare in continuazione i labirinti, alla ricerca dell’abilità perfetta. Anche se l’effetto contrario è quello di far un po’ girare le palle ai meno pazienti…
Google Map e Google Analytics
Etrain Odyssey si svolge su due schermi: nel primo, quello superiore del 3DS c’è tutta l’azione, i combattimenti, i dialoghi e i filmati (pochi).
Nel secondo, invece, c’è l’anima del gioco. Considerando che i protagonisti sono degli esploratori, va da sé che la componente più importante di tutto il titolo sia proprio quella dell’esplorazione, ma in Etrian Odyssey (in generale, non solo in questo capitolo) le cose sono state prese davvero sul serio. Molto spesso sarete impegnati a compilare la mappa, disegnando pareti, crepacci, porte, su un reticolo millimetrato che rappresenta il piano dove vi state aggirando. Di base il gioco è impostato per auto-disegnare i punti salienti della mappa, come i bordi, ma sta al vostro pennino aggiungere tutte le informazioni necessarie.
Il lavoro che farete dovrà per forza di cose essere certosino, non tanto perché così impersonate per bene il ruolo di esploratore bibliotecario, ma soprattutto perché in queste lande ci passerete un sacco di volte, e sapere cosa si nascondo dietro l’angolo è cruciale.
L’esplorazione dei Labirinti poi vi farà incontrare luoghi segreti, punti di approvvigionamento di materie prime e item, fonti del benessere e scorciatoie (sante scorciatoie), quindi sarà sempre un vantaggio inestimabile sapere dove si trovano, per potersi destreggiare nei corridoi di Yggdrasil senza perdere tanto tempo.
La raccolta di materiali è infatti fondamentale, perché sono sempre una fonte non indifferente di guadagno e perché vi permettono di sbloccare nuove armature e armi nello shop del villaggio, indispensabili per devastare i mostri.
Se davvero credete che i vostri compiti sian finiti qui allora, preparatevi a una bella sorpresa. La figlia del Gran Duca vi invita a gestire in comproprietà il suo locale super fichissimo, dove potrete cuocere e vendere dei piatti succulenti, grazie alle ricette che sbloccherete avanzando nell’avventura. E siccome siamo qui per fare soldi non per pettinare le bambole, allora vi dovrete anche occupare delle campagne pubblicitarie e dell’ampliamento dei confini cittadini, grazie a un sistema molto embrionale, semplice e scarno di esaudimento di desideri. In pratica, se nei confini cittadini c’è qualcuno che vuole carne nel quartiere sud, allora appare chiaro che dovrete lanciare la campagna pubblicitaria investendo in bistecche ai ferri. Dopo qualche tempo, se la campagna è andata a buon fine, riceverete gli utili. Insomma, questa piccola novità, introdotta nella versione Untold, aggiunge un elemento in più di cui preoccuparsi, ma decisamente non è la cosa più interessante che il gioco ha da offrire.
Le vecchie Glorie
Il capitolo originale di Etrian Odyssey 2 è presente nella cartuccia e vi ripropone il vecchio titolo esattamente come era stato concepito: niente personaggi preimpostati, grande libertà di creazione e sviluppo e una sola ambientazione (Yggsrasil – in realtà si può visitare anche Ginnungagap, ma non è la stessa cosa…). Però in questo modo c’è da dire che acquistate due giochi (uno vecchio e uno rimodernato) al prezzo di uno. E per qualcuno potrebbe essere un affare.
Se proprio volessimo fare un paragone tra le due versioni del titolo, possiamo dire che la più recente aggiunge tanta roba, ma ne altera altrettanta: infatti per modificare la classe di un personaggio è necessario sacrificare ben cinque livelli, rendendo il giocatore prono a un sistema di livellamento e grinding praticamente continuo. Certo per chi ha parecchia dedizione e tanta pazienza, non c’è alcun problema, per altri… beh, forse non dovrebbero neanche iniziarlo, un gioco di ruolo giapponese…
Dal punto di vista grafico, si respira aria giapponese a ogni passo: lo stile, la mitologia, i mostri, sono tutti accomunati da una ricerca stilistica uniforme e avvincente. I personaggi principali sono disegnati come dei protagonisti di un qualsiasi anime che si rispetti, anche se purtroppo non ci sono vere e proprie cutscene, ma solo dei siparietti in cui vengono alternati ritratti e linee di dialogo. Questa è una cosa che un po’ mi infastidisce (ma non tanto, lo giuro!): dai tempi dei primi giochi di ruolo jap su PSX, ricordo che aspettavo con ansia i filmati in computer grafica, che mi sembravano all’epoca una sorta di premio guadagnato per le ore e ore di esplorazione e avanzamento della trama. Invece qui (come anche per esempio in Agarest, titolo tra l’altro per console maggiori) devo dedicarmi alla lettura di righe righe, mentre per miei occhi non c’è nessuna gioia…