Il nuovo Destiny?
Mi capita sempre più spesso di pensare a quanto l’esposizione mediatica di certi prodotti e il totale riversamento in rete di una quantità considerevole di immagini e video non giochino sempre a favore del prodotto stesso. Nel campo videoludico è la norma per produzioni tripla A affacciarsi sul mercato mesi prima della release ufficiale attraverso Beta aperte a un’ampia fetta di pubblico, quello che si prova non è il prodotto finito (ovviamente) e di conseguenza la percezione che ne resta il più delle volte non è ottima e va a influenzare negativamente il proprio parametro di giudizio. Per questo motivo è da qualche mese che non seguo molto l’informazione dei titoli che m’interessano, evito come la peste Beta o early access e mi comporto come ci si comportava un tempo: aspetto l’uscita nei negozi cercando di non rimanere infognato nell’Hype da Day One, aspetto di leggere i primi giudizi di giocatori che reputo “di buon palato” per procedere con l’acquisto e aspetto la recensione di Stay Nerd per andare in volata verso la decisione finale. Più o meno per The Division è andata così e adesso mi ritrovo con un contatore di ore passate sul gioco pari a una cinquantina circa.
Ho apprezzato The Division? Totalmente, per un giocatore che non predilige il multiplayer competitivo il titolo Ubisoft rappresenta un prodotto ben congeniato che si lascia giocare in multiplayer con una facilità estrema (anche perché per giocarlo la connessione è obbligatoria), senza però andare a morire nel torbido e stagnante deathmatch. In The Division a fare da padrona è la co-op (ma volendo può essere giocato anche in solitaria, dipende dal giocatore), la cosa che entusiasma del titolo Massive Entertainment è proprio quella di volersi rivolgere a un pubblico ampio, abbracciando sia i giocatori smaliziati che vivono di PvP sia quelli che fanno del PvE il proprio stile di vita. Sfruttando (dichiaratamente) la scia di Destiny, Ubisoft ha puntato moltissimo su The Division, dando vita a una IP in grado di mescolare sapientemente il genere MMO a quello dei third person shooter, una valida alternativa all’ottima produzione (ultimamente in carestia di nuovi contenuti) Bungie e nuovo (auspicabile) blockbuster targato Tom Clancy.
La storia.
Come in tutte le produzioni targate Tom Clancy ci ritroviamo in un futuro alternativo decisamente realistico e plausibile; nel nuovo scenario messo in piedi da Ubisoft la popolazione è afflitta da una pandemia di Vaiolo, un nuovo e più letale ceppo diffuso attraverso le banconote ha destabilizzato e infettato gran parte della popolazione portando la società al collasso. Il tutto si svolge in una New York ridotta a quartieri vuoti e desolati, completamente abbandonata a se stessa. I pochi cittadini ancora in circolazione si sono organizzati in diverse fazioni – più o meno letali – che cercano di dividersi il territorio attraverso una sorta di guerriglia urbana senza regole, il tutto ha inevitabilmente portato alla totale anarchia. Tra i civili e loro ci siamo noi: la Divisione, un èlite di agenti speciali riversati nelle strade con l’obiettivo di fare pulizia cercando di ristabilire un ordine più o meno relativo e recuperare informazioni sensibili per ricostruire e individuare chi ha dato il via all’epidemia.
L’incipit narrativo è semplice e poco originale per certi versi, ma non sempre occorre una storia profonda per far divertire, immedesimare e godere un giocatore. The Division ci riesce, lo fa attraverso un impianto ludico-visivo ai massimi livelli e un approccio narrativo diverso dal solito: la storia verrà raccontata non solo mediante una serie di cutscene atte a svelarci personaggi chiave della Divisione ma anche e sopratutto tramite l’unlock di video, registri e altro materiale audio da visionare quando e come vogliamo; gli eventi, inoltre, verranno raccontati con ricostruzioni olografiche denominate echo, che il più delle volte si traducono anche in vere e proprie missioni secondarie. Questo sistema nelle mani del giocatore fa davvero la differenza e strizza l’occhio a chi predilige il single player e la totale immedesimazione nella ricerca di contenuti narrativi. Non è necessario visionare i video o sbattersi nel fare attenzione a tutti i dettagli di un echo per avanzare nel gioco, ma se si preferisce giocare soli proprio per seguire la trama potete farlo senza problemi. Oltre a questo ciò che rende il titolo interessante in ottica single player è la maniacale cura riposta dagli sviluppatori nel ricreare una New York dalle mille sfaccettature che non annoia mai e che si presta bene a un’esplorazione profonda condita da un level design di tutto rispetto. C’è da dire che alcune missioni avanzate necessiteranno di altri agenti per essere portate a termine in tempi brevi, ma in questo interviene un sistema di matchmaking intuitivo e semplice nel quale altri giocatori di pari livello si uniranno alla vostra partita rendendovi la vita decisamente più semplice e il tutto nel giro di pochissimi secondi.
Il Gioco.
Il vero fulcro dell’esperienza tuttavia è il perfetto mix tra gunplay e la forte componente ruolistica che si palesa in un livellamento progressivo e organico del personaggio e del proprio equipaggiamento, portando ben presto il giocatore nel tunnel del livellamento convulsivo alla ricerca del giusto equilibrio tra danni inflitti, salute e difesa. All’interno di queste dinamiche si sviluppano ulteriori varianti che andranno ad aumentare le infinite possibilità di customizzazione del proprio alter ego: si potrà modificare l’equipaggiamento in molti aspetti tramite appositi slot che andranno ad aumentare le statistiche base grazie a Mod di potenziamento compatibili. Il sistema di livellamento funzionale e snello si conferma molto efficace e profondo e sarà proprio questo l’elemento che rapirà i cuori di milioni di giocatori. Raggiungere il level cap non è affatto complicato e non richiede uno sforzo o un investimento di ore pari agli MMO nipponici o allo stesso Destiny, ma il tutto è strutturato in maniera più organica. Anche lo scenario di gioco, strutturato in zone con un livello specifico di appartenenza, permette al giocatore di muoversi in tranquillità tra le vie di una New York ricca di contenuti. Tutti i giocatori si ritroveranno a lavorare anche e sopratutto per far crescere la propria base operativa, suddivisa in tre dipartimenti (tecnologico, di sicurezza e medico) sarà quindi necessario migliorarli tutti per accedere ad abilità, vantaggi e talenti lockati indispensabili per rimanere competitivi ai livelli più alti del gioco. Cercare di rendere ogni opzione accessibile diventerà ben presto una priorità, per farlo verranno messe a disposizione missioni specifiche contrassegnate da colori relativi al dipartimento di appartenenza, dove guadagneremo dei crediti univoci da spendere nel potenziamento della nostra base, i mini eventi in questione sono sempre simili a se stessi e alla lunga, purtroppo, rischieranno di diventare ripetitivi.
Discorso inverso per le missioni principali che si presentano in grande spolvero e offrono scontri (a livelli di difficoltà più elevati) che possono tranquillamente durare anche un’ora e mezza, mai ripetitivi e sempre ad alto tasso adrenalinico. Interessantissima la possibilità introdotta di ricalibrare le proprie stats (pagando in moneta di gioco) per trovare il giusto equilibrio con l’attrezzatura in proprio possesso. Sempre nella base operativa sarà presente un’ area fai da te utilissima per creare nuove armi e qualsiasi componente dal ben nutrito equipaggiamento, utilizzando risorse recuperate sul campo di battaglia o smantellando direttamente quelle a nostra disposizione. Il sistema di crafting si dimostrerà all’altezza della situazione: la creazione di nuovi elementi sarà soggetta alla qualità degli stessi investiti nella creazione, esistono cinque colori (similmente a quanto avviene in Destiny) che identificano la qualità dell’attrezzatura in nostro possesso: bianco per i pezzi logori, verde per gli oggetti standard, blu per gli oggetti specializzati, viola per gli oggetti di qualità superiore e giallo per il top di gamma (accessibili solo dopo aver raggiunto il level cap). Sarà possibile utilizzare mine di prossimità intelligenti piuttosto che kit medici potenziati per noi e i nostri compagni piuttosto che abilità sbloccabili con il livellamento del personaggio, la varietà di soluzioni, quindi, è già da oggi soddisfacente, difficilmente un giocatore troverà il sistema limitato o limitante e la possibilità di affrontare l’intera campagna con un gruppo di amici rende il tutto ancora più coinvolgente e appagante perché diciamocelo: seppur il gioco si presti a run in solitaria la vera anima la tira fuori in un gruppo, possibilmente affiatato.
L’estensione del mondo di gioco non è ai livelli di un GTA V ma si dimostra comunque molto vasta da percorrere a piedi, per questo in tutte le zone della città sono dislocati rifugi nei quali, una volta sbloccati, sarà possibile usufruire di un comodissimo spostamento rapido (oltre che a tutta una serie di nuovi venditori di equipaggiamenti e armi), il rifugio funge quindi da ponte tra una zona e l’altra e permette di caricare al massimo il nostro equipaggiamento prima di una battaglia. Una volta terminata la fase ruolistica entra in scena quella pratica ovvero il gameplay. In questo The Division non ha nulla da invidiare al blasonato Gears of War dal quale eredita quelle meccaniche che lo hanno reso grande ma ci aggiunge anche sfumature interessanti prese di peso da Future Soldier (altro titolo uscito qualche anno fa sempre targato Tom Clancy) il risultato che ne esce è un titolo granitico, che si lascia giocare alla grande e ridefinisce per certi versi il concetto di TPS, con spostamenti da una copertura all’altra precisi e spettacolari e tutta una serie di nuove features inedite e dannatamente funzionali (ad esempio: le mine tattiche, le torrette e il ripristino della salute esteso anche ai nostri compagni in difficoltà, il tutto espandibile dalla base operativa). Onestamente mi sarei aspettato un editor del personaggio (considerata la natura del titolo) più profondo e articolato ma inspiegabilmente le tipologie di aspetto sono molto limitate ed è possibile imbattersi più e più volte in agenti del tutto simili al nostro. L’unico modo per differenziare ulteriormente l’aspetto dei vari giocatori è da ricercare nell’abbigliamento disponibile; il più delle volte recuperabile sotto forma di drop da parte di NPC da aiutare. Particolarità interessante e inedita in un titolo del genere è la completa assenza di statistiche per il nostro vestiario, ciò sta a significare che i vari capi d’abbigliamento indossati non andranno a influenzare le nostre stats senza costringerci a cambiare un determinato abbigliamento che ci piace solo per una questione di skills. La cosa sembrerà una stupidaggine ma è una scelta che ho apprezzato molto come tra l’altro quella di lasciare all’equipaggiamento l’onere di apparire diverso per dare quel tocco di tamarraggine in più al nostro personaggio.
L’Aspetto.
Visivamente ci ritroviamo di fronte a una produzione pomposa, decisamente consistente se si ragiona in ottica di third party multiformato. La versione da me provata è quella PS4, che si posiziona un pelino sopra quella ONE grazie a una risoluzione video maggiore, tutto il resto è identico e nettamente oltre la media per entrambe le piattaforme, eccezion fatta per la versione PC che si riconferma essere la migliore visivamente parlando, sotto tutti i punti di vista. Detto questo la diversificazione delle varie zone è determinata da un sapiente utilizzo della luce e della palette cromatica, nonostante lo scenario sia sempre lo stesso è sorprendente vedere come i Massive siano riusciti a dare poliedricità a un ambiente esclusivamente urbano. Come accennavo in precedenza il design è più che ottimo e punta moltissimo sull’estremo realismo: le condizioni atmosferiche dinamiche sono riprodotte in maniera estremamente convincente, passeggiare tra la nebbia di NY sotto una corposa nevicata è quanto di meglio si sia visto girare in real time negli ultimi tempi, il modo con il quale la neve si deposita sul personaggio sfiora il fotorealismo aumentando il senso d’immedesimazione di diverse tacche. Inoltre effetti particellari e di fumo volumetrici di altissimo livello chiudono un cerchio quasi perfetto. Dico quasi perché il prodotto presenta diversi problemi riconducibili alle limitate risorse tecniche di PS4 e ONE più che a problemi di programmazione. Su PC di medio alto livello il gioco è una gioia per gli occhi, il pop up delle texture molto evidente su console su piattaforme Windows è quasi del tutto assente, il frame rate ancorato a 30 fps subisce drastici cali nelle situazioni più concitate su console, su entrambe le console e a volte mi è capitato di assistere anche a un leggero stuttering, inutile dirvi che su PC si raggiungono in agilità i 60 frame al secondo senza cali nelle scene ricche di azione, tutti i difetti visibili su console risultano del tutto assenti il che indica un limite, come dicevo prima, riconducibile all’hardware ormai datato delle attuali home console. Nonostante questo il gioco è bellissimo da vedere ovunque e non deluderà neanche i più esigenti estimatori del console gaming, si potrebbe parlare per ore del mastodontico comparto artistico, ma mi limito a dirvi che pur non raggiungendo i livelli visivi visti nel trailer d’annuncio dell’E3 2013, il risultato ci si avvicina parecchio e vi lascerà più volte a bocca aperta.
La Zona Nera.
Nel nostro inventario troveranno spazio diversi slot dedicati agli oggetti contaminati, inizialmente non capiremo come accumularli ma una volta entrati in Zona Nera il tutto diventerà più chiaro. La Dark Zone altro non è che un’angolo di città perduta, dove la peggior feccia della società si è riversata senza regole, le dinamiche di livellamento del personaggio qui praticamente non valgono. In Zona Nera si disporrà di un nuovo livello esperienza e si accumuleranno crediti da spendere esclusivamente per oggetti provenienti da questo angolo d’inferno, oltretutto suddiviso anch’esso in livelli di difficoltà sulla falsa riga del gioco principale. Per il loot più sfrenato la ZN diventerà la vostra casa, non solo sarà possibile imbattersi in mini boss (simili a quelli presenti nelle missioni principali) che una volta fatti fuori pagheranno molto in termini di ricompense, ma ci si dovrà sopratutto guardare le spalle dagli altri agenti che potrebbero attaccarci per impadronirsi del nostro bottino.
La variante è proprio quella di dover necessariamente estrarre gli oggetti contaminati tramite zone di estrazione predefinite, una volta lanciato il razzo che indicherà la nostra posizione all’elicottero anche gli altri giocatori potranno intervenire e rovinarci la festa, se l’estrazione andrà a buon fine ritroveremo gli oggetti in una cassa scorta presente praticamente in tutti i rifugi. Questa dinamica rende il tutto più imprevedibile e mettere piede in Zona Nera non ci lascerà mai indifferenti, una scarica di tensione correrà dietro la schiena, per gli amanti del PvP questa diventerà la zona della città preferita in assoluto anche se c’è da dire che i giocatori bastardi dentro verranno etichettati come traditori e quindi soggetti a ripercussioni altrettanto bastarde.
End Game.
Per un titolo del genere l’end game rappresenta sempre un’incognita, anche The Division non fa eccezione ma Ubisoft sembra aver escogitato un modo per far divertire il giocatore smaliziato anche dopo il raggiungimento del massimo livello disponibile (il 30). Per farlo occorrono come minimo venticinque ore di gioco e un giocatore tradizionale potrebbe tranquillamente farselo bastare. Nel caso in cui si voglia continuare a far crescere la qualità del nostro equipaggiamento, raggiunto il trentesimo livello, verrà aggiunta la possibilità di affrontare nuovamente le missioni principali con un modificatore di difficoltà extra che ci consentirà di rimediare equipaggiamento raro e di qualità, inoltre quotidianamente verranno evidenziate missioni giornaliere da rigiocare a livello di difficoltà difficile o al più ostico Molto difficile sempre per accedere alle nuove ricompense messe a disposizione.
Il tutto ci permetterà di raccogliere crediti Phoenix che andranno utilizzati per acquistare equipaggiamento di alta gamma inaccessibile con la valuta di gioco base, oltre a svariati progetti da utilizzare successivamente nell’area fai da te, portandoci a spingere il livello della nostra attrezzatura al 31, il massimo raggiungibile fino ad oggi. Se siete in attesa del Raid in arrivo in Aprile sarà meglio che vi concentriate nello sviluppo estremo delle vostre caratteristiche, anche dopo la fine il titolo Ubisoft riuscirà a lasciarvi impegnati per ore e ore, inoltre il supporto promesso dalla casa Francese sembra voler accontentare tutti, la base di partenza è ottima, nonostante la presenza sicura in futuro di DLC a pagamento e di contenuti aggiuntivi gratuiti, già oggi The Division si dimostra un prodotto completo, che vale senz’altro il prezzo del biglietto e che può tranquillamente bastare a chi è abituato a giocare in single con titoli dalla durata di 8 o 9 ore al massimo.