Le 7 migliori boss fight dei Souls
Diciamocelo, From Software nell’ormai lontano 2009 cambiò completamente il panorama degli Action RPG con Demon’s Souls. Da allora altri esperimenti e seguiti vennero alla luce e il termine “soulslike” cominciò a prendere piede nell’industria del videogame, per descrivere quelle opere che ricordavano lo stile durissimo, grezzo ma allo stesso tempo elegante di From. Oltre le mappe interconnesse e shortcut da sbloccare, uno dei marchi di fabbrica di From sono senza dubbio le boss fight. Vediamo insieme quali sono le migliori per struttura e significato (ci tengo a precisare tre cose importanti: l’articolo può contenere SPOILER, non tratteremo di Dark Souls 3 e non sarà una classifica, l’ordine è semplicemente casuale).
Persecutore – Dark Souls II
Il Persecutore è un vero e proprio incubo per tutti i giocatori di Dark Souls. In sostanza, è un instancabile cacciatore di non morti (di cui, guarda un po’, facciamo parte) che ci braccherà più volte durante il gioco. Un vero e proprio Terminator. La cosa davvero terrorizzante è che la boss fight avviene nelle primissime battute di gioco, quando l’equipaggiamento scarseggia e non si ha ancora una build definita del personaggio, costringendo il giocatore a sudare sette camicie per sconfiggere quello che sembra essere un avversario insuperabile, considerata la velocità dei suoi attacchi. In realtà la sua funzione è proprio quella di mostrare ai giocatori due grosse lezioni dei Souls: la prima è che morire non è necessariamente un male, se è utile a comprendere il pattern di attacco del nemico, il tempismo per schivare, quali oggetti, scudi o armi utilizzare. La seconda è di utilizzare l’ambiente di gioco a proprio vantaggio, che sia utilizzare una colonna per ripararsi dagli attacchi nemici o, come in questo caso, utilizzare elementi dello scenario per danneggiare il boss. Infatti all’interno dell’arena del boss sono presenti delle balliste che, con il giusto tempismo, possono essere utilizzate per annichilire completamente il Persecutore, rendendo la boss fight incredibilmente più semplice. Ecco spiegato il motivo per cui un boss così proibitivo ad un primo sguardo, si rivela invece un’importantissima lezione di game design.
Re delle tempeste – Demon’s Souls
Un boss atipico che ci regala di nuovo la sempreverde lezione dell’aguzzare la vista ed esplorare l’area di gioco. Il Re delle tempeste è una gigantesca manta volante, circondata da mante più piccole, che ci troveremo ad affrontare su di una scogliera. Un combattimento contro un avversario aereo può favorire senza dubbio gli arcieri e gli stregoni, ma se si utilizzano armi corpo a corpo ci si ritrova inermi e sconfortati contro queste creature volanti. Oppure no? Osservando meglio l’area di gioco sarà possibile recuperare una particolare spada incastonata nella roccia, la Regina delle tempeste. Questa particolare spada ha un attacco speciale in grado di lanciare vere e proprie ondate di vento violentissimo ad ogni fendente, capaci di uccidere in un sol colpo le piccole creature ed affrontare il Re delle tempeste agilmente. La lezione è: mai perdersi d’animo in un Souls.
Fiammeggiante – Demon’s Souls
Il Fiammeggiante è considerato dai più come il boss più difficile di tutto Demon’s Souls. Si tratta di un colosso di fuoco che colpisce con schianti ed esplosioni senza sosta. Inoltre il suo essere costituito di fiamme gli permette di infliggere danni ogni volta che il giocatore si trova nelle sue vicinanze, rendendo preferibile attaccarlo a distanza, vista la sua scarsa difesa magica. Inoltre si può utilizzare l’arena di gioco per far incastrare il boss e permetterlo di attaccarlo corpo a corpo senza troppe difficoltà. Ma la cosa davvero importante di questo boss è che per la prima volta ci introduce nella meccanica del power-up. Durante la battaglia infatti il Fiammeggiante potrà concentrare il suo potere e diventare più forte. Una meccanica che rivedremo molto spesso all’interno della serie Souls.
Ludwig il dannato – Bloodborne
Presente nel DLC di quello che è il “Soulslike per eccellenza” e che riprende buona parte delle meccaniche e del gameplay dei Souls, pur non avendone la parola nel titolo. Una boss fight divisa in due parti, dalla forte carica emotiva e dal significato potente. Ludwig era considerato un eroe nel mondo di Bloodborne, fondatore dell’officina della Chiesa della Cura e primo cacciatore di essa, Ludwig veniva soprannominato con l’appellativo di “Lama Sacra” per il suo peculiare spadone. Così importante che il giocatore può trovare una spada intitolata ad esso durante il gioco, spada che si scoprirà essere nient’altro che una replica in metallo della vera spada di Ludwig, che altri non è che una ricorrenza nella serie: lo spadone della luna. Un personaggio molto importante nella lore di Bloodborne, tanto da immaginare un paladino senza macchia in attesa di un duello. E invece Bloodborne prende il giocatore alla sprovvista colpendolo dritto allo stomaco. Ciò che Ludwig era un tempo è svanito: immerso in una pozza di sangue e cadaveri il giocatore si ritrova a fronteggiare un’aberrazione senza pari. Ludwig, letteralmente fuso con il suo cavallo, è diventato un mostro deforme e sanguinolento, che attacca come la bestia selvaggia che è diventato. Ma come si diceva, la boss fight è divisa in due parti. Dopo aver danneggiato il boss entro un certo range, il boss cambia completamente. Quasi come se rinsavisse nella sua ultima battaglia, Ludwig si erge in piedi brandendo la spada sacra. I moveset cambiano, il modo di fronteggiarlo anche, perfino la musica cambia diventando una delle più belle tracce mai apparse in un Souls, esplodendo in un tripudio di cori per sottolineare che nonostante l’orrenda apparenza, sotto quelle carni deformi si nasconde ancora un cacciatore rispettabile. Commovente nella sua epicità, una boss fight che giustifica egregiamente la struttura del power-up e delle battaglie divise in fasi utilizzando la lore.
Sif, il grande lupo grigio & Cavaliere Artorias – Dark Souls
Ho deciso di accorpare queste due boss fight perché sono fortemente collegate tra loro, oltre che essere quelle che i fan dei Souls ricordano di più. Sif è un gigantesco lupo, lo si può incontrare all’interno del giardino di radice oscura, a guardia di quella che sembra essere la tomba del proprio compagno di avventura, il prode cavaliere Artorias. Sif, brandendo tra le zanne la spada del suo padrone combatte con tutte le proprie forze per difendere da intrusi la tomba su cui ha vigilato da tempo immemore. La boss fight è straziante man mano che si ferisce il gigantesco lupo, finché il giocatore non si ritroverà a combattere un Sif zoppicante e malandato, ma stoico nel suo tentativo di proteggere la tomba (che poi scopriremo essere solo simbolica) fino alla morte. Con l’uscita del DLC del primo Dark Souls, sarà possibile tornare indietro nel tempo, all’epoca in cui Artorias era ancora vivo, ma sconfitto dall’abisso. Piccole chicche ed approfondimenti su come scoprire perché Artorias sembri avere un braccio rotto per aver salvato il lupo (all’epoca ancora un cucciolo) le lascio ad altre possibili occasioni, ma nella terra di Oolacile il giocatore si troverà a fronteggiare un cavaliere Artorias ormai devastato e privo di senno, divorato dall’incubo dell’Abisso che cercava di contrastare. Se il giocatore incontrerà prima Artorias nel passato e poi Sif, questi se ne accorgerà. Come si diceva, piccole chicche e dettagli che ad un occhio poco attento possono passare inosservati, quando invece raccontano una delle sottotrame più commoventi della serie.
Ornstein e Smough
Questa boss fight è l’emblema di tutto quello che, a conti fatti, Dark Souls è e rappresenta in questo panorama videoludico. Due cavalieri, grandi, forti, apparentemente inarrestabili e… da affrontare contemporaneamente nella stessa stanza. E anche quando saranno entrambi caduti, uno dei due – sfruttando l’energia del compagno – si rialzerà più incazzato e grosso che mai. Alla vostra prima run siamo sicuri che questo scontro sia stato uno scoglio davvero duro da superare, molto probabilmente siete giunti ad Anor Londo nemmeno equipaggiati alla perfezione, avete schivato gli arcieri dopo innumerevoli imprecazioni, siete quasi arrivati alla fine di quest’area e incontrate loro. Il combattimento può sembrare ingiusto, ci si dice: “qui il gioco è fatto male, non è ben calibrata la difficoltà… ci vuole pure culo per vincere” e altre cose del genere. Ma poi bestemmia dopo bestemmia, imparate a conoscere i pattern dei due nemici, capite quale dei due è più debole, magari nel frattempo decidete di potenziare ulteriormente il vostro equipaggiamento. E alla fine ne uscite vittoriosi. Ricordate quella gioia? Quel sollievo? Il sollievo di un videogiocatore che scopre dentro di se una passione che pareva ormai svanita. Ecco, questo rappresenta questa boss fight, questo è quello che Dark Souls tenta di instillare in tutti noi.
Gwyn, Lord dei Tizzoni – Dark Souls
Concludiamo con quella che è senza dubbio la boss fight più semplice, ma allo stesso tempo più efficace di tutta la serie. Non mi dilungherò troppo sul raccontare chi sia Gwyn, basti sapere che si tratta di una “divinità” di un’epoca lontana che riuscì a sterminare il popolo dei draghi antichi e a stabilire un’epoca di prosperità alla sua stirpe. Costruendo città imponenti, grazie al potere della Fiamma, che nella serie di Dark Souls viene considerata come un’energia divina metafisica, l’Era del Fuoco non poteva durare per sempre, la Fiamma necessitava di carburante per non farla spegnere e ricacciare l’intero mondo nell’oscurità. Così il potente re degli dei decise di immolarsi e diventare egli stesso carburante per il fuoco.
Per tutto il gioco, Gwyn viene ritratto come l’emblema della divinità dal potere sconfinato, in grado di abbattere un drago immortale con le sue lance del fulmine, uno Zeus traslato nel mondo di Dark Souls insomma.
La sorpresa di giungere nel luogo dove si è immolata un’entità di tale potenza e ritrovarsi dinnanzi un’ombra di ciò che era, è qualcosa di commovente. Gwyn, un tempo considerato “Lord del Sole”, ora è diventato un “Lord dei Tizzoni”, una riminescenza sbiadita che oppone una flebile resistenza al giocatore che vuole mettere le mani sulla Fiamma, che sia per spegnerla o per ravvivarla immolandosi a sua volta. La boss fight è fin troppo semplice, con la possibilità perfino di deviare gli attacchi della spada fiammeggiante di Gwyn e contrattaccare. Ma la sua importanza, così come la musica malinconica che fa da sottofondo allo scontro, restano scolpiti nel giocatore per sempre.