Grazie per aver trovato il tempo di partecipare a questa intervista perché so che oggi eri particolarmente impegnato…
No io in realtà sono chiuso in camera d’albergo a disegnare le ultime otto pagine della storia di Spider-Man perché ogni volta che vengo all’Etna Comics sono sotto scadenza e mi tocca rimanere chiuso in camera.
Sei nato a Lucca e subito pensi a due cose: la prima è il “Lucca Comics”.
E la seconda?
Il disagio di Lucca Comics!
Ahahah! In realtà pensavo che avresti detto per prima cosa il Lucca Comics e poi il Summer Festival. Però sì è vero che si pensa ai comics e al disagio. Devo dire che io non sono mai stato perfettamente allineato o in ottimi rapporti con chi organizza, però devo dire che quest’anno hanno fatto un lavoro eccezionale, c’è stato meno casino e anche per la viabilità è andata molto meglio. Poi a me comunque che me ne frega, io vengo col mio scooter.
Pensi che il vivere a Lucca, che è la città del fumetto italiano, ti abbia in qualche modo influenzato?
Ovviamente non è la prima volta che mi fanno questa domanda, però io tutte le volte ci penso e non ho veramente idea di cosa rispondere. Nel senso che veramente è stato facile entrare in contatto con quelli che poi sono stati i miei maestri (Castellini, Milazzo, ecc…) e li ho incontrati lì, così come gli scrittori, ho comunque iniziato a respirare l’aria dell’editoria a Lucca e quindi da un punto di vista logistico mi è servito, però io sono uno abbastanza dinamico, poi in realtà sono stato a vivere tre mesi a New York quando ho iniziato a lavorare prima per la DC poi per la Marvel quindi probabilmente ci sarei andato lo stesso anche se fossi venuto da Canicattì o da Pordenone. Però sì, a livello logistico ho avuto tutti lì e anche per quello che alla fine ho confidenza e amicizia con molta gente tra scrittori che disegnatori.
Tu hai cominciato veramente prestissimo quando avevi 15 anni, come ripensi al tuo passato?
Questa sì che è un’ottima domanda. Ci guardo con tenerezza, a quindici anni ero un bimbo, ma avevo già la sfacciataggine di bussare alle porte e far vedere i miei lavori. Non ho mai avuto timidezze, neanche di ricevere porte in faccia. Poi devo dire che per tre anni smisi completamente di disegnare perché suonavo la batteria che era una mia grande passione che è tornata prepotentemente, perché da una settimana mi hanno regalato una Pearl bellissima, e ho quindi iniziato nuovamente anche a studiare. Lavoro e poi scendo a suonare.
Ma con una mano suoni e con l’altra disegni?
No no, faccio i rudimenti con tutti e due le mani che già ci vuole impegno. Però mi mancava tantissimo la musica, ma non avevo il tempo materiale ed è un peccato mortale perché la musica, e imparare a suonare bene uno strumento, non ho nessun dubbio che ti faccia migliorare moltissimo anche come disegnatore o pittore. E quindi ora tenterò di unire queste due cose qui.
Quindi tu, agli esordi, ti fermi un attimo e inizi a lavorare per testate regionali, qualche cosa nazionale, poi ad un certo punto conosci Claudio Castellini.
Sì nel ’92 lo conobbi…
E lui diventa il tuo mentore.
Sì, era ed è ancora il mio mentore. Tutt’ora spesso quando disegno apro i suoi albi in cerca di una ispirazione, sto attento a come ha inchiostrato una cosa o come ha deciso di fare una inquadratura. Ho veramente avuto un rapporto di amore vero con il suo lavoro e di forte affetto nei suoi confronti. Io ho qualcosa come dodici pagine originali del numero uno di “Nathan Never” e sto cercando di ricomprarlo tutto a destra e a manca, fra le varie collezioni ho numerose pagine sia di “Horror Paradise” sia de “La Casa Infestata”.
A proposito di pagine originali, tu ad un certo punto di recente ti sei messo a disegnare Star Wars ed è successo che Georges Lucas ha visto il numero 7 di “Star Wars” e ha voluto le tavole originali di Simone Bianchi. E Simone Bianchi che ha pensato quand’è successa questa cosa?
Intanto ho pensato “che bello cambio macchina”! No scherzo. Lucas, prima di acquistare le venti pagine dell’albo, aveva comprato una delle copertine variant che avevo fatto per il numero uno di Star Wars, una copertina dipinta dove c’era Darth Vader che sta camminando in mezzo ad una montagna di cadaveri di ribelli. Prima ha comprato quella e lì e ho pensato che fosse una cosa libidinosa, arrapante quasi… Cioè Georges Lucas è il Re Mida dell’intrattenimento mondiale e sapere che ha dei tuoi disegni… Insomma puoi capirmi.
Tu ormai sei una delle penne migliori di casa Marvel diciamo la verità…
Beh più che penna, matita. Mi piacerebbe molto anche esser penna nel senso di poter scrivere.
Da autore Marvel, come stai vivendo il “Captain America Heil Hydra”?
Non me ne può fregar di meno. Sono d’accordissimo con Stan Lee che ha detto che è una mossa geniale e sono d’accordo, è una mossa di marketing geniale. Da un punto di vista delle storie non ho mai avuto una grande affezione, però sono sinceramente devastato dell’idea che ci sia qualche ritardato che ha veramente mandato delle minacce di morte allo scrittore via Twitter. Queste sono cose che mi fanno cascare le palle per terra. È una distorsione di cosa sia il mondo dell’intrattenimento, una cosa assurda. Comunque sì non mi importa molto, anche perché è difficilissimo che legga fumetti di super eroi…
Perché?
Eh… perché quando li ho disegnati per 8-10 ore mi viene da leggere tutto tranne che quello. Io fondamentalmente leggo Bonelli e tantissima roba francese e libri. Però rimettermi a leggere saghe, che diventano seghe ad un certo punto, non ce la faccio. Però sì ovviamente ho letto questa cosa qui perché sono stato invaso sulla bacheca di Facebook da questo “Heil Hydra, Heil Hydra”. Sarebbe come se venisse fuori che Wolverine fosse stato lui stesso artefice del suo esperimento. Idea che a me piacerebbe moltissimo. Comunque con Wolverine ho un rapporto di affetto più forte, con Capitan America non ho mai avuto una grande simpatia, fermo restando che quando mi sono trovato a disegnarlo, nelle varie storie e nelle varie copertine, mi sono divertito. Anche se ora come ora, malgrado ho passato un anno di devastazione psicofisica a disegnare Spider-Man, lo disegno ancora volentierissimo. Spider-Man è comunque il personaggio più divertente da disegnare in assoluto.
Come mai?
Boh. No, io penso che sia un fatto, questo sì, di malinconia un po’ del fanciullino pascoliano. Nel senso che quando ero bimbo era il personaggio che copiavo e ricopiavo e quindi ora quando mi sono ritrovato a disegnarlo nelle storie “vere”, ho ritrovato quella cosa, la stessa sensazione e mi fa star bene.
Che ne pensi del fenomeno del “web comics”? Cioè chi comincia da una pagina Facebook e si fa un nome e poi pian piano improvvisamente arriva al successo?
Perché mi fai questa domanda qui?
Perché so che tu sei una persona schietta e diretta e mi piace l’idea di conoscere la tua opinione.
Ti dico questa cosa qui: c’è “web comic” e c’è “web comic”. Ci sono quelli che mi piacciono e quelli che trovo ridicoli o completamente inutili e stupidi. Però per dire, anche Michele, Zerocalcare, ha iniziato dal web ed è straordinario. Lo scorso anno l’ho detto perché era una cosa che mi dava fastidio, ora no, non mi importa più niente, è come per l’Hydra. Guarda ti dico una cosa che ci siamo detti io e il mio carissimo amico Gabriele Dell’Otto, finito Lucca Comics siamo andati a fare questo pranzo tranquillissimo con tutte le famiglie e si chiacchierava un po’ di questi fenomeni e lui mi ha detto “sono tutte cazzate e passeranno, non durano nel tempo”. Non lo so se sia vero, però insomma potrebbe essere una possibilità. Non sono più schietto di così oggi perché sono rilassato. Sai qual è una cosa che mi fece incavolare l’anno scorso? Siccome non avevamo lo stand accanto alla sala Polifemo che era la sala conferenze, mi dettero fastidio le interviste dei cosplayers. Perché i cosplayers pensano di essere degli artisti e avevano l’atteggiamento del “no, ma non mi fate queste domande”, “ma che domande sono?”. Io i cosplayers li trovo assolutamente buffi, cioè una carnevalata e va bene, ma io sarei per dividere le due fiere. Non c’entra nulla con quello di cui ci occupiamo e toglie dignità a quello che facciamo noi. Te lo dico senza nessuna remora.
Simone Bianchi ne ha per tutti.
No, soprattutto è l’atteggiamento. Poi per carità, spesso li conosco e li trovo anche simpatici, ma io sono trentanni che lavoro e non mi sognerei mai di andare ad una conferenza stampa e dire “no ma che domande sono queste”, “mi dovete chiedere delle cose più specifiche”… Io adoro Gianni, Gipi, perché è così come lo vedi, lui è così e non ha bisogno di andare a fare delle conferenze e di darsi un contegno. Mi stanno profondamente sui coglioni tutti quelli che fanno qualcosa all’interno dell’ambito dell’intrattenimento e che sentono il dovere di darsi delle arie. Cioè se sei un cosplayers ti metti un costume, non hai nessun tipo di talento.
Simone Bianchi fa il disegnatore, Simone Bianchi fa il musicista, Simone Bianchi fa pure l’insegnante però…
Non più.
Non più? E com’è stata l’esperienza di insegnante di anatomia?
Bella perché poi tra l’altro, neanche a farlo apposta, io ho insegnato alla scuola internazionale di Firenze insieme a Gianni e quindi ci siamo proprio divertiti tanto e siamo diventati amici lì. È stata una bella esperienza e l’idea di stare sempre insieme ai ragazzi mi piaceva tantissimo. Ora non ho più il tempo perché devo disegnare e mi dispiace.
Che cosa vorresti disegnare che ancora non hai avuto l’occasione?
Vorrei disegnare una Graphic Novel interamente su Batman scritta da Grant Morrison.
Ce la farai?
Certo.
Stai per farla?
Non ho detto questo.
Ma?
Non l’ho detto. Spero di farcela.
Se dovessi tornare in Bonelli?
Dylan Dog senza ombra di dubbio. Mi piacerebbe anche tantissimo fare una storia breve su un Color Fest. Ogni tanto ne parlo con Robe (Roberto Recchioni N.d.R.). Cioè, non è che ne abbia parlato, ci siamo detti che avremo discusso della copertina però lui lo sa che io adoro il personaggio. Però per contratto non posso.
Ah non puoi?
Un mese fa erano dieci anni di fedeltà assoluta di Marvel.
Levami una curiosità: ce l’avrà un rimpianto Simone Bianchi?
Nessuno. Ci sono sicuramente degli albi che ho disegnato che mi fanno stracagare e che strapperei. Ma l’ho fatto e mi va bene così. Però rimpianti no, sono contentissimo di esser stato alla Marvel tutti questi anni e, grazie a Dio, mi sento felicissimo di tutto quello che ho. Da tutti i punti di vista, sia lavorativo che affettivo.
Questi sono gli anni dei cinecomics. Da interno, che cosa ne pensi da questo supermega exploit di prodotti a base fumettistica, che prima era un fenomeno di casi isolati e ora sono diventati quasi martellanti?
Speriamo che non sia una bolla. È fisiologico che prima o poi andrà a sfumare, però ha fatto comodo a tutti.
A che sta lavorando Simone Bianchi?
In questo momento sto lavorando all’ultima storia di Spider-Man e dopo finiscono i tre anni di contratto con la Marvel e mi si aprono diverse opzioni. Mi piacerebbe tantissimo fare una storia erotica un po’ più realistica.
Alla Manara insomma?
Sì, meno super poteri e più…
La domanda non te la faccio proprio allora, perché se hai risposto “non me ne frega niente” per l’Heil Hydra di Captain America, della Spider-Woman di Manara e di tutto il macello che è successo dirai la stessa cosa…
Senti io sono stato invidiossimo, sbavavo gelosia per Milo, perché ha avuto una copertura mediatica incredibile. Io siccome sono una zoccola egocentrica vorrei sempre essere intervistato ed essere in televisione – e quando dico “io” parlo del mio lavoro – e far vedere il mio lavoro a più persone possibili. Giustamente ci sono quei casi in cui il mio lavoro può non piacere, ma mi andrebbe benissimo lo stesso.
Purché se ne parli?
Assolutamente. Sì sì, ci credo tantissimo in questa cosa.
Allora fai un Wolverine in posa sexy col culo di fuori…
Sì peloso. Però per dire lui ha avuto questa copertura mediatica, ne hanno parlato tutti e io ogni testata che leggevo grondavo di gelosia, invidia, però positiva. E per di più, che sia bello o brutto, quel pezzo lì varrà delle cifre inenarrabili e quindi che ne penso? È bello perché mi ha fatto capire ancora una volta come la comunicazione riesce a volte ad andare oltre al valore delle cose. Se sei bravo nella comunicazione puoi fare anche delle grandissime cazzate ma puoi avere comunque dei proseliti anche se ovviamente non mi riferisco a Milo Manara con quest’ultima affermazione che ho fatto.