“Mi piace che mi grandini sul viso la fitta sassaiola dell’ingiuria.” Così cantava Branduardi, ispirandosi ad un poema di Esenin, e mi sa che anche io dovrò cantare questa canzone dopo questo articolo. La mia, e sottolineo mia, opinione personale sul maghetto occhialuto è come quella di Fantozzi nei confronti della corazzata Kotiomkin, sarà che sono un vecchio dinosauro aggrappato a concezioni antiche e tradizionali di fantasy o sarà che appena vedo un incantatore mi viene subito voglia di falciarlo con una bipenne ma vi spiegherò perché a me l’opera della Rowling mi ha causato solo riflusso gastrico.
1: Il protagonista
Harry non è un personaggio particolarmente complesso o affascinante. Ammettiamolo, questo ragazzetto che viene vessato dagli umani e anche da alcuni suoi simili amanti della bacchetta, con l’aspetto da secchione smutandabile a vista e il trauma dei genitori schiattati è costruito apposta per piacere al lettore, roba che un esperto dei processi formativi o educatore professionale definirebbe “calamita empatica”. Praticamente è costruito per identificarsi con il suo dolore e provare pena per lui sin dalle prime pagine. L’eroe fantasy prima era tormentato, navigato, risoluto e magari già maturo, questo qui ha il potere di fare pena alla gente e magari far bagnare…le guance di una ragazzina con lo spirito da crocerossina, ma per i lettori normali è solo essere una caduta di ammennicoli. Non finisce qui però, una volta entrato a Hogwarts il ragazzetto smutandabile inizia ad andare contro le regole compiendo marachelle e sfuggendo ai bulli, poi la sera torna al dormitorio quatto quatto facendola franca mentre i ragazzini cattivi -la cui malvagità è inferiore anche a quella del cicciottello che vi rubava la merenda all’asilo- hanno quel che si meritano. Praticamente ogni volta che qualcosa va storto al piccoletto il mondo gira a suo favore, il regolamento della scuola lo interpretano a suo favore, fa una cavolata per cui andrebbe espulso ma non gli succede nulla, non potrebbe giocare a Quidditch ma ci gioca lo stesso per virtù di un cavillo. Insomma diventa subito odioso.
2: Comprimari
Altra nota dolente: la secchiona carina e lo sfigato pel di carota con la famiglia disfunzionale. Si passa un’intera saga a pensare che Hermione sia l’anima gemella di Harry e la cosa è così scontata che anche il fatto che Harry si metta con l’altra diventa scontato, e la cosa ancora più patetica è, guarda un po’, che persino l’autrice ha ritrattato definendo la sua scelta un errore e confermando che Harry doveva “intersecarsi” con Hermione. Ma togliendo di mezzo Hermione, che a parte la secchiona coraggiosa e paladina degli sfigati non è stata altro, parliamo di Ron. Il rosso malpelo della combriccola è un cacasotto ingordo che si rivela compagnone simpaticone in grado di difendere gli altri solo a due secondi dalle catastrofi e per esigenza di trama. In pratica l’ennesimo cliché coi piedi che nulla di nuovo, originale o positivo dona alla storia delle spalle nella letteratura fantastica, anzi, forse col suo atteggiamento danneggia anche la figura importantissima della spalla. Più volte mi sono trovato a leggere i libri della Rowling dicendomi che quest’ultima dei grandi personaggi secondari non ci ha capito un acca. Salgari creò per il Corsaro Nero pirati del calibro di Carmaux e Van Stiller; R.A. Salvatore ha dato vita a Wulfgar, Cattie-brie e Bruenor per il suo leggendario elfo oscuro Drizzt’Do Urden; quel santo del professor Tolkien ci ha regalato Samwise Gamgee, Merry e Pipino. Spalle indimenticabili, personaggi profondi al punto da dare una sensazione di storia nella storia, cosa che i principali comprimari di Harry Potter non saranno mai.
3: Ambientazione
Crom, dammi la forza o va in malora! Scrivere solo la parola Hogwarts senza subito metterci vicino un sinonimo spregiativo di materia organica anfibia è, per il sottoscritto, un grande sforzo. Come per il nostro protagonista anche l’ambientazione pare essere costruita per attirare i ragazzetti di tutto il mondo in una ragnatela di identificazione e banalità. E così la scuola diventa una scuola di magia, i libri diventano tomi magici, le lezioni noiose diventano lezioni di magia quindi divertenti, i professori sono insegnanti maghi e l’ora di educazione fisica diventa uno sport sulle scope volanti dove dei dodicenni/tredicenni possono tranquillamente rischiare l’osso del collo. Snape (Piton per gli italiani) e co. potrebbero andare in giro per il mondo a pupe, gioco d’azzardo e rum che manco Merlino a Honolulu e invece agitano la bacchetta davanti a mocciosetti delle medie, insegnando loro a non usare la magia davanti ai babbani quando potrebbero schiacciarli e schiavizzarli come e quando vogliono, il tutto per motivi a noi parzialmente sconosciuti. Il resto è farcito da un’accozzaglia di creature prese e strappate così, alla fallo di meta-lupo, da mitologie varie ed eventuali. Sento già le urla dei potter-heads, che possono cambiare il loro nome in diaper-heads per quanto mi riguarda, che mi maledicono parlando di tutto ciò che c’è fuori dalla scuola, a iniziare dalla foresta per passare ad Azkaban, non fatemi manco nominare quel posto una seconda volta, mi limito a dire che penso sia un tentativo blando e poco riuscito di rendere più oscuro e da brividi il mondo fatto di burrobirra e cioccorane dei maghetti. Mi piaceva di più l’idea dei fantasmi infestanti che non uccidono a vista tipo Mirtilla la guardona defunta delle toilettes o i quadri parlanti.
4:Voragini
Citando Lucy Lawless (Xena) in un episodio dei Simpsons: “Se qualcosa non è uguale alla scena precedente o non vi è una logica motivazione ad un fatto allora è opera di un mago“. Si vabbè, sarebbe facile se fosse così ma sul world wide web (ma quanto sono duemila e vecchio?!) ci siamo noi, nerd e geeks, che vogliamo informazione circolare sopra ogni opera e ci fiondiamo appena vediamo una ferita aperta sul corpo dell’autore per straziarlo, e perché dovrei esimermi io nel momento in cui sto scrivendo un articolo simile? Dicevo, se delle storie fantasy mostrano buchi di trama la saga di Harry Potter ha proprio delle voragini che non sto qui ad elencarvi una per una se no facciamo notte e io ho altre cose da odiare, mi limiterò a nominarvene un paio come: Il rientro e conseguente uscita nel retrobottega di Mielandia, il mistero del perché la McGrannit non usa il giratempo per catturare Sirius Black, l’arcano motivo per cui Hermione ha tanta paura di sbagliare quando usa il suddetto oggetto magico sapendo che può riutilizzarlo per riparare ad eventuali errori, maghi veterani e navigati che vengono fregati da un semplice expelliarmus e di roba simile se ne trova a bizzeffe in tutti i libri.
In conclusione, trovo che Harry Potter non sia una serie di libri per nulla avvincente, anzi la trovo noiosa per qualcuno che abbia superato ampiamente i dodici o tredici anni di età. È una saga per ragazzini ma che non ha nulla del romanzo di formazione: qualcuno una volta mi disse che si trattava appunto di questo tipo di libro e non ho potuto fare a meno di offenderlo. Si perde nel fanta-trash ed abitua pericolosamente il pubblico giovane e manipolabile ad un tipo di storie dove non si fa luce sul conflitto, e dunque sulla dicotomia tra il bene ed il male, classica del Fantasy con la F maiuscola, ma fa solo identificare il lettore con il personaggio dove la storia finisce per essere una rappresentazione in cui esso recita la parte che vorrebbe fare anche la persona che legge. Questo, a mio avviso sta fortemente snaturando il genere.
Potter-head: Intanto la Rowling ha venduto un gozzovilione di copie!
Sottoscritto: Anche miliardi di mosche mangiano le feci, perché non lo fai anche tu?