Dampyr 204: Bloodywood
Hollywood, città delle stelle… insanguinate
Il terzo numero del 2017 dampyriano ci porta a Hollywood, proprio pochi giorni dopo la tanto attesa Notte degli Oscar, che ha tenuto incollati i telespettatori di 5 continenti alla TV. Harlan Draka e compagni hanno sempre avuto a che fare con il cinema, anche se nella sua veste più “vampirica”, a noi comuni mortali sconosciuta. La serie di Boselli e Colombo è ricca, fin dalle sue origini, di citazioni, riferimenti, riprese di mitiche storie horror del grande schermo, spesso reinterpretate o messe al centro della vicenda, attraverso un citazionismo non banale che mostra la grande passione cinematografica degli autori. Non a caso, il nemico che torna a farsi vedere questo mese risale ai primissimi albi della testata…
Nei sotterranei di Hollywood, un gruppo di ragazzi in cerca di materiale succoso per un video su Youtube percorre la metropolitana abbandonata di Los Angeles e trova gli studi segreti di Alexis Musuraka, il celebre produttore maledetto. Purtroppo, non sono gli unici a trovarsi in quel luogo oscuro e i giovani vanno incontro ad una brutta fine per mano di misteriose creature, somiglianti ai più grandi divi che il cinema ricordi. Nel frattempo, a Praga, Harlan, Tesla e Kurjak assistono ad un terrificante snuff movie con protagonista una donna fatta a pezzi da un branco di vampiri. Caleb Lost spiega loro che la pellicola è stata ritrovata da poco e che lo stile ricorda appunto quello di Musuraka, l’avversario sconfitto anni prima. Il trio decide quindi di imbarcarsi per l’America, al fine di scoprire cosa si cela dietro quei filmati e se il Maestro della Notte è veramente tornato in azione.
Quello di Giorgio Giusfredi e Michele Cropera è un buon numero, infarcito di citazioni ben dosate e calibrate, che fa entrare nello spirito della Notte degli Oscar e, soprattutto, riporta sulla scena alcune figure e alcuni topos narrativi tanto apprezzati nella saga del dampyro. L’Hollywood malata, il lato oscuro del cinema, vampiri uguali alle grandi star, megalomania horror, splatter, orride creature, tanti elementi tipici che qui ricompaiono animati da una carica nuova e gustosa. Dunque, un piacevole ritorno che probabilmente non si tratta di un’improvvisata, quanto di un antipasto. Storia promossa, sia per la sceneggiatura molto rapida e decisa che per i disegni che rendono al meglio le atmosfere nere e cinematografie della trama.
Voto. 6.7
Dylan Dog 366: Il giorno della famiglia
Imitatori dei Beatles, profanatori di tombe e fantasmi senza pace
Dopo essere sopravvissuto al Cronodramma di gennaio, orchestrato per lui da quel diavolaccio di Ambrosini e dall’imprevedibile Dell’Edera, l’Indagatore dell’Incubo affronta adesso nei giorni di febbraio apparizioni spiritiche, esaltati fan della leggendaria band di Liverpool e cadaveri riesumati dalle bare. Se faticate a trovare il filo logico che collega tra loro queste vicende già di per sè improbabili (il che è comprensibile), immaginate un po’ quali fatiche dovrà passare Dylan per cercare di capirci qualcosa, lui che di misteri assurdi se ne intende e che, a differenza vostra, è costretto a risolvere pure questo. Ma non preoccupatevi: a tessere le trame di questo intrigo ci sono due autori esperti, sebbene all’esordio sulla testata, Riccardo Secchi e Valerio Piccioni.
L’inquilino di Craven Road viene convocato all’improvviso da una sua vecchia conoscenza, che ha negli anni diminuito le sue apparizioni sugli albi della serie regole. Si tratta di Madame Trelkovski, l’anziana che, a dispetto dell’età, continua inossidabile il suo lavoro nel fungere tra ponte tra il mondo di qua e il mondo dell’aldilà. Se non fosse per un piccolo, seccante problema: il fantasma di una giovane donna interrompe tutte le sue sedute spiritiche, anche se c’entra con esse poco o nulla. L’anziana si rivolge all’Indagatore dell’Incubo che, tanto per cambiare, non esita ad aiutarla. La ricerca lo porterà nella Contea di Hertfordshire, e per la precisione nella cittadina di Royston dove, tra ragazzi vestiti da Beatles, agenti delle forze dell’ordine incinte e miliardari ossesionati da case vetuste, riuscirà a trovare la soluzione del caso. Forse.
Strana prima apparizione su Dylan per Riccardo Secchi, autore navigato con alle spalle decine e decine di sceneggiature (forse perfino centinaia) per la Bonelli e altre case editrici, tra cui spicca la Disney. Infatti, sceglie di cimentarsi con una storia che ricalca, in partenza, un topos narrativo tipico (il fantasma a cui dare l’estrema pace) per scivolare poi in un racconto dell’assurdo in cui ne accadono di tutti i colori e, come nei testi di sclaviana memoria, il senso, o il non-senso, che funge da raccordo alla vicenda si scopre solo alla fine. Insomma, il tentativo pare quello di cimentarsi con una formula classica del personaggio, rielaborata attraverso le proprie, personali trovate e stratagemmi. Un lavoro che, per quanto apprezzabile, risulta purtroppo riuscito solo in parte. Perché, se è vero che la storia è costruita bene, che non procede a singhiozzi nonostante i tanti elementi ingombranti e possiede alcuni personaggi interessanti (su tutti, il Sergente Dunn, che tanto ricorda Marge Gunderson di Fargo), c’è qualcosa che non quadra alla perfezione e, una volta arrivati in fondo, si ha quasi la sensazione di aver assistito a uno spettacolo di cui si fatica a intuire il motivo, il nocciolo. Dunque, una sceneggiatura non del tutto promossa per Secchi, che però ha dimostrato di saper giocare con i riferimenti della cultura musicale, di saper gestire bene i momenti delle indagini e che saprà dare molto all’Indagatore dell’Incubo. Prima comparsata invece ottima per Valerio Piccioni, artista d’esperienza che si trova particolarmente a suo agio con i crime, soprannaturali o meno, data la sua lunga residenza sulle pagine di Julia.
Voto: 6.5
Martin Mystère – Le nuove avventure a colori 5: Quando i mondi si scontrano
Alieni e Uomini in Nero
Prosegue a vele spiegate la rivisitazione moderna del Detective dell’Impossibile di Alfredo Castelli, implacabile come la nemesi decennale del personaggio: l’organizzazione degli Uomini in Nero. E proprio gli oscuratori in completo elegante sono i protagonisti dell’albo di marzo, ormai sempre più centrali all’interno dell’economia narrativa. Cambiano i tempi, si rebootano i personaggi, si passa dal bianco e nero al colore, ma gli Uomini in Nero procedono imperterriti nella loro missione, nel loro compito e in questa nuova versione sono più crudeli e inarrestabili che mai. A Martin, tanto per cambiare, tocca ancora il compito di constrastarli.
Dopo gli eventi di Verona, Martin non riesce a darsi pace per quello che è successo a Valentina Ventura, la blogger dei misteri che l’ha aiutato a sventare il folle piano della cantante asiatica Mei Mei di causare una rivolta generazionale. Il nostro indaga a fondo, nella speranza di trovare una traccia per mettersi alla ricerca della ragazza, convinto che qualcuno le abbia teso la trappola che l’ha portata nelle grinfie degli Uomini in Nero. Spulciando su internet, scopre un individuo che potrebbe esserne responsabile e si reca a Pisa per incontrarlo. La scoperta che farà lì sarà sorprendente, mentre una flotta aliena si avvicina all’atmosfera terrestre e si prepara ad invadere la Terra!
Questa nuova serie a colori aveva il compito (riuscito in pieno) di riportare agli antichi fasti e di modernizzare le caratteristiche delle avventure di Mysterè, ossia la fanta-archeologia, i misteri impossibili e le soluzioni improbabili. Ma possiede un altro merito, che ora comincia a venire fuori, numero dopo numero, quello di aver dato “dignità fumettistica” al nostro paese, alla bella e mysteriosa Italia, fin troppo snobbata negli anni dal fumetto seriale peninsulare. Infatti, queste nuove imprese della creatura di Castelli non solo sono ambientate qui, a casa nostra, ma la mettono pure al centro, nell’occhio del ciclone. Infatti, l’Area 51 non si trova più nei deserti americani, ma nelle Alpi, gli alieni non si nascondono più negli U.S.A ma in Toscana e tentano di invadere non New York, bensì… Lucca! E niente di tutto questo è un caso, dato che proprio Martin Mysterè è stato il primo degli eroi bonelliani a riservare molte attenzioni all’Italia, nel corso delle sue traversate in giro per il globo. Ciò dimostra ancora una volta la perizia e la bellezza del lavoro di scrittura dei Mysteriani, aiutati stavolta dai disegni di Carlo Velardi e Valerio Giangiordano, valorizzati dai colori di Daniele Rudoni ed Elisa Sguanci. Ormai, questa nuova serie del Detective dell’Impossibile si è imposta nettamente come una delle migliori pubblicazioni Bonelli degli ultimi mesi.
Voto: 7.5
Dragonero 46: Nel cuore dell’impero
L’ombra della guerra avanza
Nel lungo cammino editoriale che quest’anno è destinato a gettare le basi per l’importantissimo ciclo narrativo del 2017, la Guerra delle Regine Nere, l’ intenzione degli autori/creatori Luca Enoch e Stefano Vietti è quella di chiudere diversi sviluppi lasciati in sospeso e, nel frattempo, dare un assaggio di quelli che saranno i temi del futuro conflitto, del peso che avrà nel mondo di Dragonero e delle conseguenze che rischia di portare con sè. In questo senso, il numero di marzo si dimostra essere un cruciale punto di snodo, un bivio fondamentale che lascia addosso una scimmia mica da ridere, per l’aspettativa che riesce a creare. Di questo passo, l’attesa rischia di trasformarsi in un’autentica agonia.
Al termine di una giornata tranquilla come non se ne erano viste negli ultimi tempi, nonostante la pioggia serale, Ian, Gmor e Sera si godono un po’ di riposo. Proprio mentre si preparano a fare un bel sonno ristoratore, un vortice di energia compare all’improvviso nella stanza del Capitano Aranill. A sbucarne fuori inaspettamente è niente meno che Alben, col volto sfigurato da una terribile paura e stanchezza. Il Luresindo gli annuncia che c’è un grosso pericolo al palazzo reale e che la presenza di Ian è necessaria per proteggere la capitale. Il nostro Scout non si fa pregare e, accompagnato dai suoi fidati compagni, scoprirà un incredibile segreto che giace da secoli nel cuore dell’Impero.
Dragonero ormai non stupisce più per la sua qualità e per il suo sorprendente respiro narrativo, questo lo sappiamo. Dal suo esordio, avvenuto pochi anni fa, si è confermato a suon di uscite come una delle migliori serie della Bonelli. Mentre altre testate arrancavano o riguadagnavano consensi dopo periodi di buio, Dragonero brillava, incrementando il suo livello mese dopo mese e macinando lettori. E ora forse siamo arrivati al punto in cui questa serie sta per conquistarsi un’altra personalissima vetta. Sì, perché se le premesse piantate in quest’albo verranno poi adeguatamente coltivate dalla Guerra delle Regine Nere, potremmo avere di fronte qualcosa di inimitabile, mai visto prima. Stefano Vietti infatti porta qui ad un primissimo scontro Ian e le truppe delle Regine Nere, che negli ultimi tempi si erano solo punzecchiati a distanza, e lo fa a forza di continui e strabilianti colpi di scena, che, oltre ad introdurre nuovi personaggi, ampliano ulteriormente la dimensione del mondo fantastico della creatura di cui condivide la paternità con Luca Enoch. Un numero potente e autorevole, illustrato da un buon Giuseppe de Luca, sempre centrale all’interno dello staff di Dragonero.
Voto: 7.5
Orfani Terra 3: Oltre il muro
“I muri si scavalcano.”
È attorno ad un muro da superare che ruota questa fantastica quinta stagione della creatura di Recchioni e Mammucari. Un muro che, oltre al punto di vista diegetico, sembra quasi avere una fortissima componente meta-narrativa. Sì, perché gli autori, prima di dare il via all’ultimo, definitivo arco narrativo in partenza dal mese prossimo, danno la sensazione di voler inviare un messaggio ai propri lettori, ma non solo. In fondo anche loro, come Cain, Max, Rat, Fango, Bug e Miranda, hanno scalato un muro. Anzi, più d’uno, ad essere sinceri. Il muro del colore in Bonelli, il muro di un albo che potesse innovare, il muro di una serie da edicola che possedesse autorialità senza rinunciare alla serialità, il muro di una saga che potesse intercettare un pubblico più giovane senza per questo essere superficiale. Muri tutti scavalcati, alcuni con più difficoltà ed altri con un solo balzo, ma tutti superati. Quindi, missione compiuta. Cosa poi ci sia oltre, non vediamo l’ora di scoprirlo.
Il mezzo di fortuna dei ragazzini fuggitivi è pronto, nonostante le peripezie che ne hanno rallentato la costruzione, e sembra poter riuscire nell’incarico compito di portarli al sicuro nella “Città Nuova“. Ma proprio quando sono sul punto di partire, Miranda viene rapita dagli schiavisti. Max, Cain, Fango e Bug sono indecisi se tornare indietro a salvarla o se abbandonarla al suo destino, dato che “sopravvivono solo i peggiori“. Un nuovo scontro con i loro inseguitori li obbligherà ad una fuga precipitosa e saranno costretti a prendere una decisione difficile.
Emiliano Mammucari e il fratello Matteo, stavolta con la collaborazione di Mauro Uzzeo, hanno intessuto in questi tre numeri una trama al cardiopalma che ha saputo intrattenere ed entusiasmare, oltre che ampliare ulteriormente il panorama narrativo della grande saga degli Orfani. Questi piccoli protagonisti, infatti, non solo si sono fatti apprezzare nonostante il poco spazio a disposizione, ma si sono distinti come alcuni dei personaggi migliori, capaci di meritarsi una personale posizione all’interno della testata. A questo eccellente risultato hanno contribuito i disegnatori, prima Alessio Avallone, poi Luca Genovese e infine Matteo Cremona, aiutati da un team di coloristi che, fin dai primissimi albi, ha realizzato autentiche opere d’arte. Da oggi in poi, dovremmo seriamente cominciare a pensare a come colmare il vuoto di questa splendida serie, che tra 12 mesi chiuderà ufficialmente i battenti.