Dal passato con furore
Qualche tempo fa ci siamo soffermati a recensire (e mai tale parola è suonata tanto onorifica, dai tasti di chi vi scrive) il primo volume della collana Nicola Pesce Editore dedicata interamente a ristampe di pregio per libreria e fumetteria dei capolavori di Sergio Toppi. Si trattava della prima uscita, Sharaz-de: Le mille e una notte, un’opera di racconti tanto classica quanto, ancora oggi, fuori da qualsivoglia schema classificante. Un’opera che, quindi, non solo meritava di vivere una nuova vita editoriale per l’importanza avuta nella stagione passata della cultura fumettistica italiana, ma che si è riconquistata di prepotenza un posto nelle nostre odierne librerie, incurante del confronto con una generazione, quella attuale, cresciuta a pane e comic book di tutt’altro tipo e stampo autoriale.
Ebbene, oggi ci piacerebbe tributare un momento all’altra collana di ristampe del passato di NPE, quella che ha preceduto di qualche mese la “sorella” dedicata a Sergio Toppi, ma che similmente a quella non teme confronti generazionali o tantomeno culturali: le ristampe dei lavori di Dino Battaglia.
Vi sarà capitato almeno una volta, usufruendo di un medium artistico come il cinema, l’arte o la musica, di percorrere all’indietro le tappe tracciate nel tempo da autori diversi e, con variabile sorpresa, di scoprire che qualcuno di molto antecedente a quelli attuali, con i quali siete più familiari, porti dentro di sé taluni tratti poi “ereditati” dai suoi successori. Improvvisamente, nonostante la distanza temporale, vi sentite familiari anche con quell’autore classico, con il quale non condividete lo stesso linguaggio che parlate con i vostri coetanei, ma che in qualche modo vi capisce e si lascia capire, regalandovi storie di assoluto valore. Come fosse un nonno.
Potrebbe succedere con il cinema di Hitchcock, con la musica di un gruppo storico (in realtà, “storico” è una definizione un po’ vaga, basta che sia importante nel suo genere di riferimento) del secolo scorso. Ebbene, pensare che altrettanto non succeda anche con i fumetti sarebbe quantomeno ingenuo, non credete?
Nicola Pesce Editore è ostinata a dimostrarci, più e più volte, questa connessione, riproponendoci a intervalli regolari lavori di giganti del passato italiano, come appunto Dino Battaglia, autore veneziano attivo perlopiù negli anni ’60 e ’70 sulle maggiori riviste di fumetto del tempo. Era forse questa la maggiore distinzione con la comunicazione fumettistica odierna, non restringibile e che anzi si va allargando: una volta il racconto a fumetti era, facendo di necessità virtù, centellinato e distribuito in storie brevi su riviste di settore. Tanto per citare alcuni dei “campi cartacei” calcati da Battaglia: Sgt. Kirk, L’intrepido, L’audace, Il Corriere dei Piccoli, Il Corriere dei Ragazzi, Linus. Badate bene, questo “non-limite” ha formato una generazione di autori, oggi noti come maestri, cresciuti imprimendo alle proprie short stories un’incisività, del tratto e della parola, che oggi ha ben pochi eguali.
La narrazione odierna a fumetti (e non solo, a dire il vero, perché il discorso si applica anche ad altri medium) si è decompressa. Lo si può vedere anche nella differenza abissale che c’è tra il ritmo del Frank Miller del primo e secondo Cavaliere Oscuro, rispetto a quello di oggi, The Master Race, terzo capitolo della saga scritto a quattro mani con Brian Azzarello. Ma torniamo in argomento: perché tutto questo parlare di compressione e incisività? Provate a leggere un racconto di Dino Battaglia, e sarà tutto più chiaro.
Beninteso: inizialmente il raccontare a fumetti di Dino Battaglia, se siete tra i lettori più giovani, richiede una minima opera di messa a fuoco. È certamente un qualcosa di diverso dalla maggior parte, se non dalla totalità, dei fumetti odierni. Ma già essere assidui lettori delle testate Bonelliane più longeve vi permetterà di unire i fili con più facilità e cominciare prima la digestione (non che vi sia alcuna fretta). Tanto più che due volumi della collana di NPE (di cui uno, L’uomo della Legione, uscito a Gennaio e l’altro, L’Uomo del New England, di prossima pubblicazione) furono originariamente pubblicati proprio da Sergio Bonelli Editore, all’epoca CEPIM, casa editrice con la quale non solo Battaglia collaborò, ma nella quale impresse il proprio marchio autoriale, lasciandolo in eredità ad autori della generazione successiva. Impossibile non notare il legame di ispirazione con il Roi della recente mini-serie UT, ma ce ne sono sicuramente molti altri, tanto che riconoscerne gli elementi somiglianti potrebbe diventare quasi un gioco, una partita tra generazioni di fumetti.
L’Uomo della Legione, quindi, è nato nella collana bonelliana “un uomo, un’avventura”, che ha racchiuso in quattro anni di pubblicazioni nomi di autentici giganti del fumetto degli ultimi 50 anni (Pratt, Bonvi, Toppi, Crepax, Manara, Milazzo, etc.). Si tratta di un solo racconto autoconclusivo di 48 tavole, legato per l’appunto a un particolare uomo e alla sua particolare avventura (la stessa regola varrà per L’Uomo del New England, ancora da ristampare): questa si svolgerà all’interno della legione straniera, corpo militare francese di inizio ottocento composto esclusivamente da volontari… disperati. Criminali, disertori, uomini con niente più da perdere, in cerca di un qualche riscatto per il proprio onore o la propria vita. Setting suggestivo cui fa da contraltare una narrazione innovativa da apprezzare e, per gli addetti ai lavori, imparare tutt’oggi, con un uso del bianco alternato maestosamente tra sfondo e riempitivo, scene di spari e combattimenti che sfuggono alla gabbia quanto basta per dare alla storia visiva la stessa profondità di quella tratteggiata a parole.
L’Uomo della Legione, inutile negarlo, è il nostro personale favorito fra i tre volumi già ristampati da Nicola Pesce Editore, ma come non dire altrettanto bene dei primi due, Edgar Allan Poe e Maupassant? Trattasi di due raccolte di racconti degli omonimi scrittori, trasposti a fumetti da Battaglia una volta “evolutasi” la sua sensibilità autoriale in direzione letteraria dopo l’opera spartiacque che fu, nel 1967, l’adattamento di Moby Dick. Con questi due volumi torna attuale il discorso sull’incisività dei racconti brevi, che si traduce nell’uso anche fisico di ogni angolo di spazio, con vignette incastrate a puzzle, a struttura delicata e fruizione lenta, sì, ma sempre affascinante. Ogni parola, ogni tratto ha un suo peso specifico, ma ne acquisisce tutt’altro di concerto con il resto. Tante parole, tanti tratti, assumono un’armonia distopica capace di trasmettere sia le emozioni degli autori riadattati, sia di quelli che li hanno riadattati: amarezza, angoscia, follia, tristezza, oppressione, illusione, disillusione.
E abbiamo parlato di autori riadattanti al plurale non certo a caso, visto che la moglie Laura De Vescovi aiutò Dino nell’opera di selezione dei brani da trasporre, talvolta citando alla lettera l’opera originale, in un gioco di rimandi grafico e testuale, elegante e suggestivo. E lasciateci dire quanto sia un piacere notare che oggi, a decenni di distanza, questo stesso ponte tra fumetto e letteratura sta venendo ricostruito con entusiasmo ed energia, su tanti livelli e tante realtà diverse. NPE è una di queste, ma ci sono anche, per fare un esempio, le collane Star Comics, Roberto Recchioni Presenta I Maestri dell’Orrore, I maestri dell’Avventura (queste due già uscite) e I Maestri del Giallo (di prossima uscita), ognuna con quattro graphic novel tratti da altrettanti capolavori della letteratura.
Per chi, al di là di ogni generazione e gusto, è lettore a prescindere di libri e fumetti, o comunque appassionato di storie, non può che gioire alla riscoperta di qualsivoglia strada percorribile, in qualsiasi direzione, tra diversi medium. Perché non c’è storia che riviva due volte senza rinascere diversa. E, tornando all’autore oggetto del nostro articolo, in pochi ne erano al tempo stesso convinti e prove viventi come Dino Battaglia. Di quest’ultimo, inutile dirlo, aspettiamo con l’acquolina alla bocca le prossime ristampe di pregio da NPE. E, in conclusione, consigliamo a ogni lettore di fumetto di provarlo: il passato, se ben scandagliato, può riservare altrettante gemme del futuro, fossero anche già scoperte e, per brillare ancora, da rispolverare leggermente.